Viaggio quasi eretico tra la storia dell’arte e il computo dell’omer in una conversazione con Tobia Ravà
“Ho sempre avuto la sensazione che la serie dei covoni iniziata nell’estate del 1890 da Claude Monet avesse a che fare con il computo dell’Omer. Forse un collezionista particolare di cultura ebraica aveva influenzato in qualche modo l’artista chiedendo di sviluppare un percorso pittorico che avesse a che fare con la luce intesa come percorso di riqualificazione dell’individuo, utilizzando il covone come unità di misura della conoscenza. Una sorta di impressionismo spirituale, una scala di valori verso un passaggio di riqualificazione dell’individuo”, spiega Tobia Ravà, pittore, matematico, sudioso della ghematrià. Ma anche allievo di Umberto Eco, storico dell’arte, raffinato giocoliere tra numeri e parole, nonché di interpretazioni al limite (ce n’è davvero uno?) con l’esoterico. Ecco, i covoni. Quelli di Monet (in francese Les Meules) costituiscono la prima serie del pittore francese: 25 quadri dipinti tra il raccolto di fine estate 1890 e i primi mesi del 1891.
Bene. Ma perché il covone? Perché il covone è l’omer.
“Il Conteggio dell’Omer (o Sefirat Ha’omer, in ebraico: ספירת העומר, a volte abbreviato Sefira o l’Omer) nella cultura ebraica, è una mitzvah (“precetto”) deriva dal comandamento della Torah che impone di contare quarantanove giorni cominciando dal giorno in cui l’Omer, un sacrificio contenente la misura di un Omer d’orzo, era offerto al Tempio di Gerusalemme con rito di agitazione, fino al giorno prima che un’offerta di frumento venisse portata al tempio durante Shavuot. Il Conteggio dell’Omer inizia il secondo giorno di Pesach (il 16 di Nisan), è anche una benedizione con cui si contano verbalmente i 49 giorni delle 7 settimane, che intercorrono tra la seconda sera di Pesach e la festività di Shavuot secondo la Bibbia ebraica (Tanakh, Levitico 23:15-16)”, spiega Ravà.
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Che poi prosegue: “Se utilizziamo la ghematrià, un potente sistema di interpretazione del testo biblico attraverso un percorso di equazioni, facciamo emergere cose molto interessanti. Secondo questo sistema, ogni parola può essere scoperta ed interpretata attraverso altre parole che hanno lo stesso valore numerico. Le parole hanno un loro valore oggettivo ed eterno ed è per questo che sostanzialmente l’ebraico è immutato nei secoli e nei diversi contesti geografici. Secondo la tradizione mistica Dio creò il mondo attraverso la parola ed essa stessa diventa il soggetto creato con un valore matematico che la determina empiricamente. Nel “Sefer Yetzirà” le lettere sono pietre e le parole sono appunto gli elementi strutturali di edificazione dell’universo. Ogni parola è composta da lettere che rappresentano delle forze vettoriali”.
Quindi il lavoro di Monet può essere letto in questo modo?
“Forse è un’eresia, sia dal punto di vista della storia dell’arte, sia dal punto di vista ebraico”, commenta Ravà, “Ma Claude Monet registrò fedelmente il mutare della luce e delle condizioni atmosferiche dipingendo per la prima volta una serie dello stesso soggetto. L’omer (“covone”) è un’antica misura biblica volumetrica dei cereali. Nel giorno che segue lo Shabbat durante Pesach in epoca biblica – festività osservata oggi nel secondo giorno di Pesach (Festa del Pane Azzimo) il 16 del primo mese ebraico nell’ebraismo rabbinico noto anche come “Primizie” – un omer d’orzo veniva offerto al Tempio di Gerusalemme, segnando l’indennità del consumo di chadash (grano dal nuovo raccolto). Il valore ghematrico di Omer è 310 (e anche di IMER = fare covoni), ed è l’anagramma di OREM (sempre 310) = scaltrezza, IREM mettere a nudo, ARAM = furbo, intelligente. ARAM significa anche accumulare, e RA’AM = tuono, tuonare ha lo stesso valore.
310 è anche YESH = C’è, esiste e SHAY = dono
HET SHIN BETH = CHASHAV con valore 310 = pensare, riflettere, calcolare
310 poi è anche REIQ, (RESH IUD QUF) = vuoto, ed i suoi anagrammi: IQAR = essenziale, importante, YEREQ = verdura … QERI = polluzione (perdita di seme)
Ma anche TZORECH bisogno, dovere, 310 come il verbo TZARACH = essere obbligati, aver necessità.
ARIM = città, 310 e ROIM = amici…”
La serie dei covoni fu presentata al pubblico in una prima mostra presso la galleria Paul Durand-Ruel, dal 5 al 20 maggio 1891. Le opere erano quindici poi divennero 25 e fu la prima volta che Claude Monet propose una operazione seriale con un unico soggetto. Verso il 1952 i dipinti sono segnalati nella collezione della contessa de Brecey. Nel 1972 furono donati ai Musei Nazionali, per il Museo Jeu de Paume, per conto di una donazione privata anonima canadese. L’opera fu quindi assegnata al Museo del Louvre. Dal 1986 si trova al Museo d’Orsay. I lavori tradizionalmente sono stai riconosciuti facenti parte della serie da Daniel Wildenstein nel catalogo da lui redatto sull’artista. Da fine estate fino ai primi mesi del 1891 il maestro impressionista lavorò alle varianti sul tema della luce sui covoni dalle diverse angolazioni.
“Fondamentale equazione ghematrica è quella di OR 207 luce = 207 che ha lo stesso valore di AIN SOF = infinito, di RAZ segreto, ZER corona, ma anche ADON OLAM “Il Signore del mondo” e di altre parole che ci portano direttamente ad un percorso legato all’albero della vita inteso come albero sefirotico“.
Così si arriva a fare una analisi ghematrica dell’omer e del suo computo.
“Certamente. A cominciare dall’inizio, quando si legge: “Dal giorno dopo il sabato, cioè dal giorno che avrete portato il covone da offrire con il rito di agitazione, conterete sette settimane complete”. Dunque:
7 sono i giorni della creazione (il settimo si riposò) sette quindi i giorni della settimana.
Per tradizione DAG = pesce è il simbolo della fortuna e vale 7 come GAD fortuna
GAVAV = raccogliere, BADA = inventare valgono 7.
7 x 7 = 49 EL CHAI D-o= vivente, 7 x 7, LEIDAH = nascita, LEV TOV cuore buono, GALUI rivelato
Ma anche MAT = tremare, cadere, CHOLEH = malato. I maestri mistici ebrei hanno stabilito che i 49 giorni corrispondono alle coincidenze delle 7 Sefirot inferiori nelle loro connessioni sino a giungere infatti a 49 differenti combinazioni nella totalità dei giorni, una combinazione diversa per ciascun giorno del conteggio dell’omer e così, sino a Shavuot, con il brano finale di Tiqqun. Il 50º giorno dopo l’inizio del conteggio, corrispondente alla festa di Shavuot, un’offerta di frumento e due pani fatti di grano erano offerti nel Tempio a evidenziare l’inizio del raccolto.
50 valore della lettera NUN, di ADAMAH = Terra, YAM = mare, MI = chi ?
COL = tutto sempre 50 come AV VA EM = padre e madre, DAG GADOL = pesce grande,
ma anche al negativo TAME = impuro, MAZAG = versare. In più bisogna considerare il Salmo 67, legato quotidianamente al conteggio dell’omer“.
Quale significato ha questo salmo?
“Ad ogni giorno dell’omer è legata una delle lettere del versetto centrale del Salmo 67, quello che viene spesso rappresentato a forma di Menorà (le lettere del versetto sono appunto 49, come del resto anche le parole di tutto il Salmo mentre la parte iniziale rappresenta i lumi della lampada). Vi è anche l’uso di legare inun contesto etico ogni settimana del periodo dell’Òmer alle sette sefirot inferiori, mentre ogni sette giorni è riportato l’acronimo delle stesse, le cui iniziali compongono uno dei nomi più importanti del Signore. Il salmo 67 valore di BINAH = intelligenza, TOVIM = buoni al plurale, ZAIN = arma e nome della lettera, ELUL nome del mese e ZADON = trasgressione volontaria, HONA’AH = inganno”
I giorni dell’omer non sono tutti uguali…
“I primi 33 sono vissuti come un periodo di lutto , in ricordo della peste che uccise circa 24000 studenti di Rabbi Akiva (40–137 circa). Questa usanza è anche in ricordo degli ebrei uccisi durante le Crociate. Lag BaOmer, il 33º giorno del Conteggio dell’Omer, è considerato il giorno in cui una peste fu scampata nel II secolo e/o la ribellione di Bar Kochba ebbe successo, pertanto tutte le regole del lutto vengono invalidate. 33 è il valore di EVEL = lutto, ma anche di LOG = unità di misura dei liquidi, ma soprattutto il valore di GAL l’onda e GAL inteso come verbo = rivelare, scoprire. “HAYAH-HOVEH-YIHEH” “Era, è e sarà”, di valore ghematrico 66 come il numero triangolo di 11. LULA’AH è l’occhiello o asola di valore 66 come la ghematrià di GALGAL = ruota, ma anche orbita, e GALGAL è la somma di due onde, come avviene nell’induismo e nel buddismo tibetano dove YIN e YANG, sono due onde che formano una ruota o sfera. Quest’anno Lag BaOmer cade l’11 maggio…”.
Ecco, anche l’11 sembra un numero carico di significato, a cominciare dal Salmo 67, i cui versi proseguono secondo questo schema: 7 – 6- 6-11-6-6-7.
“Undici stelle risplendenti, si dice a Pesah. Ma l’11, oltre a essere il numero triangolo di 66 è:
ALEF IOD = ‘I è l’sola
HET GHIMEL = CHAG = festività (chag sameah)
DALET BET HEI = DAVAH = inventare, fabbricare
GHIMEL DALET DALET = GADAD = radunarsi per attaccare
GHIME HET = GACH = emergere improvvisamente, riemergere, spuntare
ma anche DIBAH = calunnia, petegolezzo e ZAD = malvagio
ALEF IOD è l’abbreviazione moderna di ERETZ ISRAEL (l’isola dove l’impossibile diventa possibile).
L’undici è un numero decisamente particolare. Baldassarre Longhena architetto di origine ebraica che progettò anche la Sinagoga spagnola di Venezia, quando costruì la Basilica della Salute sull’isola che è all’apice del sestriere di Dorsoduro a Venezia, lo fece con una struttura di multipli di 11 e l’inquisizione lo mise sotto inchiesta in quanto l’11 non era un numero canonico secondo la chiesa cattolica …”.
È nata a Milano nel 1973. Giornalista, autrice, spesso ghostwriter, lavora per il web e diverse testate cartacee.