David Macklovitch e Patrick Gemayel, inseparabili da quando hanno 15 anni, sono i protagonisti di una storia da film. Leggete e ascoltate….
Nessuno ha descritto meglio il funk del giornalista del Village Voice Barry Walters, il quale ha affermato: “Cercare di descrivere a parole il funk è come cercare di spiegare con una relazione scritta cosa sia l’orgasmo: entrambe le cose risiedono in quel gap temporale in cui le parole svaniscono e non restano altro che le sensazioni”. Gli fa eco Anthony Kiedis, frontman dei Red Hot Chili Peppers: “Il funk è molto variegato, il funk suona in misure diverse, colori, forme. Il funk può essere molto subdolo. Puoi trovarlo ovunque, nelle campagne, puoi trovarlo nei parcheggi, dove qualcuno sta facendo l’amore”.
Il funk, nato a metà degli anni Sessanta negli Usa mettendo insieme soul, jazz e rhythm and blues in una musica calda, ballabile e ricca di groove, è ancora oggi ampiamente presente nella musica mainstream, basti pensare al successo di artisti come Bruno Mars, Pharrell Williams, Justin Timberlake, The Weeknd e Daft Punk. Una musica mutante e aperta, capace di adattarsi nel tempo alle nuove tendenze musicali, come dimostra il successo dei Chromeo, che hanno unito il funk alle sonorità elettroniche, pop e nu disco. Il duo electrofunk di Montreal è composto da P-Thugg (vero nome Patrick Gemayel) e Dave 1 (David Macklovitch), amici per la pelle da quando si sono conosciuti a 15 anni al College Stanislas, un liceo francese frequentato prevalentemente da ragazzi africani, haitiani e libanesi.
Ironicamente, i due definiscono la loro unione artistica come l’unica partnership di successo tra il mondo arabo e quello ebraico dall’inizio del mondo…
Dave 1, che canta e suona chitarra, tastiere, sintetizzatori, è un artista canadese di origini ebraiche, la madre è originaria del Marocco. Quando l’Algeria raggiunse la sua indipendenza nel 1962, all’epoca si temeva che lo stesso potesse accadere in Marocco, dove il re era stato molto protettivo nei confronti degli ebrei, così l’intera popolazione ebraica del Marocco si trasferì in Francia, a New York e a Montreal, come fece nel 1964 la madre di David Macklovitch. P-Thugg, che si dedica alle tastiere, sintetizzatori, basso e talk box, è nato e cresciuto a Beirut, in Libano, durante l’apice della guerra civile. “Siamo partiti nel 1983, perché stava diventando davvero pericoloso. Siamo andati in Egitto per un anno e mezzo e poi in Canada quando avevo circa otto anni. Ma ho praticamente trascorso la mia infanzia in Medio Oriente”.
“Non sono molto praticante, non ho digiunato un’occasione di Yom Kippur per anni – ha raccontato Macklovitch- Non ho legami con Israele, ma, al tempo stesso, sono culturalmente ebreo al 100%, con i miei manierismi. Sono un nevrotico completo, il tipico tipo intellettuale ebreo di sinistra che, quando legge in biblioteca, si dondola come gli ebrei chassidici quando dicono preghiere”.
Lo slogan semiserio dei Chromeo è “L’unica partnership arabo/ebraica di successo fin dagli albori della umanità”. “Le persone possono in qualche modo guardare la musica che facciamo, vedere chi siamo, da dove veniamo e dire: ‘Wow! Quei ragazzi, pur così diversi, fanno musica insieme’, ha detto Macklovitch all’Huffington Post. “Noi siamo la dimostrazione che tutti potremmo mettere da parte le nostre differenze di cultura e creare questo tipo di musica gioiosa.” Una musica che attinge a piene mani dal pop-funk degli anni Ottanta, un mix tra l’immediatezza melodica di Hall & Oates e la ballabilità electrofunk di Zapp & Roger, da cui riprendono l’uso massiccio del talkbox, un dispositivo a fiato per applicare il parlato a una tastiera, passando per Rick James, Billy Ocean, Parliament e Cameo. L’ironia e le allusioni sessuali nei loro testi e nei loro videoclip, in aperto contrasto con la loro immagine nerd, rendono la loro proposta musicale originale e godibile, tanto che anche ex presidente degli Usa Bill Clinton si è dichiarato un loro grande fan.
Quella dei Chromeo non è solo musica da ballo, ma un pop raffinato e creativo che dimostra come sia possibile ancora oggi realizzare, attraverso sintetizzatori, basi elettroniche, campionamenti e vocoders, brani perfetti sia per l’ascolto a casa che per scatenarsi in pista il venerdì sera. I primi album della band, She’s in Control del 2004 e Fancy Footwork del 2007, hanno definito il marchio di fabbrica del duo all’insegna di un irresistibile synth-pop anni ’80, mentre il terzo lavoro Business Casual, il primo per la major Atlantic, mixato da Sir Philipe Zdar dei Cassius e produttore dei Phoenix, ha visto la band introdurre una sezione di archi e una chitarra acustica su un paio di brani, oltre a una serie di cantanti ospiti.
Mentre White Woman del 2014 pone l’accento sulla funky disco anni Settanta, con la partecipazione straordinaria di Toro Y Moi in Come Alive e Solange (talentuosa sorella di Beyoncé) in Lost on the way home, l’ultimo album Head Over Heels del 2018 strizza l’occhio alle produzioni contemporanee di Mark Ronson e Pharrell Williams, grazie anche a ospiti prestigiosi come DRAM, French Montana, Stefflon Don e Amber Mark.