Icona liberal, strenua sostenitrice dei diritti delle donne e delle minoranze, era stata nominata giudice della Corte Suprema da Bill Clinton nel 1993
«”Non chiedo favori per il mio sesso, chiedo solo che smettano di calpestarci”: la sua più celebre dichiarazione in tribunale era stato il motto di tutta una vita. Nata in una famiglia di immigrati ebrei, laureatasi nel 1955 in quella Harvard che aveva appena iniziato ad ammettere le donne (fu una delle prime 9 su 500 colleghi maschi), dopo la laurea fu a lungo impossibilitata ad esercitare perché nessuno voleva assumere un avvocato donna». Così Repubblica ricorda Ruth Bader Ginsburg, morta a 87 anni, paladina dei diritti civili, giudice della Corte Suprema americana e icona pop del nostro tempo.
Ruth aveva 60 anni quando nel 1993 Bill Clinton la chiamò a far parte della Corte, la seconda donna nel ruolo di “supergiudice” dopo Sandra Day O’Connor: “Starò fino a che potrò lavorare a tutto vapore“, aveva detto vent’anni dopo, respingendo, durante il secondo mandato di Barack Obama, l’ipotesi di dimettersi per lasciare al presidente democratico la chance di nominare un successore. “Ci sarà un nuovo presidente dopo questo. Spero che sarà un buon presidente”, aveva auspicato sognando Hillary Clinton, ma Donald Trump cambiò le regole del gioco: “Se vince mi trasferisco in Nuova Zelanda”, aveva detto alla vigilia del voto del 2016, per poi rimangiarsi la battuta in nome del presunto dovere di imparzialità dei membri della Corte scrive invece l’Ansa.
Ovviamente la scomparsa della Ruth apre il problema della sua successione nella Corte Suprema come sottolinea Massimo Rocca su Ilfattoquotidoano.it: «E così prima di novembre l’America dovrà prendere una decisione forse più importante, certo di più lunga durata, della scelta tra Trump e Biden. La sostituzione di Ruth Bader Ginsburg può segnare l’ inizio di un periodo, anche ventennale, di schiacciante prevalenza di giuristi conservatori tra i guardiani della Costituzione. I presidenti passano, ma il loro lascito nella Corte Suprema resta a condizionare l’attività del potere esecutivo e di quello legislativo, molto dopo la loro morte».
«“Sono dispiaciuto” per la scomparsa di Ruth Bader Ginsburg, “era una donna formidabile”, ha dichiarato il presidente. “Una notizia molto triste, era amata, è stata alla guida degli sforzi per l’uguaglianza delle donne”, è il ricordo di Joe Biden, che aggiunge: “Non c’è dubbio sul fatto che gli elettori devono scegliere il presidente e il presidente deve scegliere il giudice alla Corte Suprema” che la sostituirà. Ginsburg ha “spianato la strada a molte donne, inclusa me. Non ci sarà mai nessuna come lei. Grazie RGB”, ha twittato Hillary Clinton» riporta Huffingtonpost.it.
Nata a Brooklyn nel 1933 da genitori ebrei immigrati dalla Russia, aveva studiato legge, già moglie e madre, a Harvard, una delle nove donne in una classe di 500 uomini. Negli anni Settanta, come direttrice del Women’s RightsProject della organizzazione libertaria American Civil Liberties Union, aveva dibattuto davanti alla Corte una serie di casi che avevano creato le protezioni istituzionali contro la discriminazione sessuale: una strategia legale che aveva invitato a paralleli con quelli del giudice Marshall sul fronte delle battaglie per i diritti civili dei neri. Tra le sue tattiche, l’uso della parola “genere” quando altri usavano”sesso”, parola che, a suo avviso, confondeva i giudici. Durante l’amministrazione Obama, la Ginsburg aveva respinto gli appelli dei liberal a dimettersi in modo che il presidente avesse la possibilità di nominare un successore “finché c’era tempo”. “Ci sarà un altro presidente democratico”, aveva detto Ruth pensando a Hillary Clinton» scrive Rainews.it
Buon giorno, che sia arrivata nel grande Eden, e che sia benedetto il suo ricordo.