È possibile parlare con qualcuno, se non conosci la sua lingua ?
Sono domande come queste che tengono sveglio, di questi tempi più che mai, l’Ebreo Non Ebraico – d’ora in poi semplicemente l’ENE. Dovete scusarlo, è un tipo che, quando gli altri bambini chiedevano “Perché ? ”, lui guardava dal basso l’adulto del caso, alzava il mento e gli diceva: “ Che parola è quella che hai detto?”.
Non ha di fatto mai smesso: né di cercare di capire cosa vogliono dire davvero le parole, né di guardare gli altri dal basso. E sì, lo sa, ormai lo ha imparato: continuare a porre buone domande è la sola risposta possibile a un mondo che sfugge (e meno male – ti immagini che scottature ad afferrarlo?).
Ma, pensa talvolta, “ … qualche rispostina, ina-ina – qualche volta, eh – no?”
Da tipico ebreo presuntuoso, a lungo ha pensato di poter giustificare la benedidannazione di esserlo con l’attenzione, la devozione persino, per le parole. Poi si è reso conto che delle due l’una: o non è un privilegio-condanna solo ebraico, o “ Ma Allora Non È Vero Che Siamo Così Pochi!”.
Eppure si sente solo, si è sempre sentito solo.
Oggi, proprio in questi mesi, all’ENE pare di perdere quasi ogni giorno una parola; da quando si è reso conto che quelle che lui ha imparato non hanno più il significato e il valore che avevano, ne usa sempre meno – anche perché ha paura di finirle, o di esser diventato sordomuto. Solo pochi amici sembrano parlare ancora la sua lingua; nemmeno tutti i fratelli, neanche ogni sorella e quasi nessun parente sembrano capirla. Lui capisce la loro, e se non capisce chiede, ma loro – loro no – non chiedono quasi mai; eppure non hanno capito, non capiscono quel che l’ENE dice: si vede benissimo, perché fanno il contrario di quel che dicono.
Vabbè, l’avete inteso: oggi l’ENE è sul riflessivo-nostalgico andante. O scherza. O tutte e due le cose.
Sarà che è basso, che è piccolo, mentre tutti gli altri – che abitano lassù a 1 metro e 65, dove l’aria dev’esser più pura -, loro pare abbiano capito tutto, sanno come si fa a capire senza chiedere, come parlare senza dire, come vivere senza esistere – e lui no. Sarà che lui è un ENE, un due volte straniero – un ebreo non ebraico errante e narrante: uno che sbaglia cammina e racconta, racconta cammina e sbaglia, sbaglia racconta e cammina… (ok, avete capito – ad libitum).
Se lo vedete passare, sorridetegli – vi ricorderà.
Ma non fategli domande, per carità: per scrostarvelo vi ci vorrebbero secoli!