“Eccoci qui, un unico magico movimento da kether a malkuth” canta il Duca Bianco nell’album dove è immortalato mentre disegna l’Albero della Vita
Cinque anni fa moriva David Bowie, artista geniale e rivoluzionario, uno dei pochi cantanti in grado di reinventarsi senza ripetere all’infinito i medesimi cliché. Curioso, ispirato, capace di trasformare in musica ogni stimolo culturale, Bowie ad un certo punto della sua carriera si è imbattuto nella Kabbalah…
“Eccoci qui, un unico magico movimento da kether a malkuth“, cantava Bowie nella sua canzone del 1976, Station to Station. Kether e Malkuth sono due dei dieci elementi dell’albero cabalistico della vita, rispettivamente la parte più alta e quella più bassa. Nonostante fosse annebbiato dalla cocaina per la maggior parte del tempo trascorso in studio registrazione tanto da definirlo anni dopo il disco di “una persona completamente diversa”, Bowie ebbe una folgorazione per la Kabbalah decenni prima che Madonna la rendesse cool racconta The Times Of Israel. Che ci svela anche come il primo manager del cantante fosse ebreo: Les Conn, nato da una famiglia jewish di Stamford Hill. Fu lui a organizzare i primi concerti della band dell’artista.
La foto in bianco e nero utilizzata per la copertina di Station to station è un fermo immagine proveniente dal film L’uomo che cadde sulla terra, nel quale Bowie, nelle vesti dell’alieno Thomas Jerome Newton, entra in una stanza laboratorio priva di eco. Quando all’inizio degli anni novanta venne ristampato il catalogo di Bowie, per il retro copertina dell’album venne utilizzata un’immagine di Bowie immortalato mentre disegna sul pavimento l’albero della vita della Kabbalah ebraica.
Il titolo del brano, Station to station, una suite di oltre dieci minuti, come confermato in seguito dallo stesso Bowie, allude alle stazioni della Via Crucis (le quattordici tappe verso la crocifissione) ma anche alla metafora di un viaggio in treno di stazione in stazione, concetto che Bowie fonde col Sephiroth, le dieci sfere della creazione nel sistema mistico ebraico della Kabbalah. In coincidenza con l’uscita del disco Bowie creò un alter ego, il Duca Bianco Sottile (thing White Duke), una figura sinistra descritta come come un aristocratico pazzo, uno zombie amorale. Rispetto al contenuto criptico dei testi, Bowie, negli anni successivi, ha affermato che tutti i riferimenti delle lyrics erano ispirati alla Kabbalah.