Impatto ambientale ridotto e impegno sociale. Il lavoro della comunità ebraica locale come esempio per il pianeta.
Qualche settimana fa, un articolo del Jerusalem Post ha raccontato le diverse iniziative del ‘Limmud FSU Labs’. In breve, è un programma che opera con fondi del governo israeliano e della no-profit Limmud FSU, un’organizzazione internazionale che mira a rafforzare l’identità ebraica, in questo caso rivolta agli ebrei dell’ex Unione Sovietica sparsi per il globo. La no-profit organizza conferenze e offre dei bandi per progetti d’inclusione a tema ebraico, per esempio tramite i Labs. Nell’articolo si parla di cine club, workshop artistici e un progetto sugli intrecci tra ecologia, Torah e ambientalismo chiamato Cactus. La mente dietro al progetto è il carismatico Igor Litvin (26). Igor e Dina Usava (21), coordinatrice del progetto Limmud Lab “Your District”, ci hanno spiegato su Zoom qualche curiosità sul progetto Cactus, sull’ebraismo a Minsk (Bielorussia) e sulle sfide ambientali di un progetto di sviluppo comunitario.
Come nasce il progetto Cactus? Igor mi spiega in russo le origini del progetto. Io chiaramente non capisco nulla, ma Dina traduce in inglese:
“Cactus è un progetto dei Limmud Labs che finirà quest’anno. Lo scopo dei Limmud Labs è coinvolgere nuove persone che non sono state coinvolte da altri progetti a sfondo comunitario. Riflettendo sulla scena ebraica di Minsk, ci siamo accorti che tanti giovani erano interessati all’ecologia, e che poteva essere un argomento di cui potevamo discutere insieme’.
Come si collega all’ecologia?
“Ecologia è un termine che può unire molti temi – dal riciclare i rifiuti, all’uso ridotto di materiali dannosi per l’ambiente, come la plastica. Nel 2016 ero a capo di un campeggio per giovani chiamato North Shemesh. Abbiamo usato tantissima plastica e ho capito che tutto ciò doveva cambiare: insieme all’organizzazione Hillel abbiamo deciso di fondare un nuovo campeggio più ecologico, e questa è stata l’idea da proporre per il bando Limmud Labs’”.
“Così è nato l’eco-fest, un festival nei boschi vicino Minsk con al centro diverse attività a sfondo ecologico. Innanzitutto, era strutturato come un kibbutz, anche per connetterci al tema della vita in Israele. Ogni giorno ci sono state delle elezioni per scegliere un leader, un incaricato alle pulizie, e altri ruoli. La giornata si divideva in diversi workshop, tra cui delle lezioni sul legame tra Torà e ecologia. Abbiamo fatto dei falò, o cucinato insieme per Shabat. I risultati del festival sono stati esposti alla sinagoga, facendoci sentire molto fieri del nostro lavoro” (Igor e Dina, entrambi madrichim all’eco-fest)
Chi erano i partecipanti?
“Abbiamo scoperto che l’ecologia è un tema che unisce chiunque. Anche dopo l’eco-fest, abbiamo continuato diverse attività. La pandemia ha offerto un’occasione per connetterci agli anziani: tramite sessioni su Zoom, ci hanno insegnato come cucire delle mascherine in tessuto mentre condividevano le loro storie. Hanno partecipato anche gli adolescenti. L’ecologia è un tema che può davvero coinvolgere chiunque sia interessato al pianeta.” (Igor e Dina).
Come si connette all’ebraismo?
“Durante il progetto abbiamo avuto diverse lezioni su temi propriamente ebraici. In quanto ebrei, siamo connessi alla terra sin dalla creazione. Ci siamo occupati anche di come gli insegnamenti ebraici possano essere utili durante la pandemia, per esempio parlando della Netilat yadaim e di come lavare la mani sia importante, o della purità in generale. La pandemia è un tema anche ecologico, visto lo spreco di mascherine e guanti. È una catastrofe in tutti i sensi.” (Igor).
Come continuerà il progetto?
“Cactus è stato rivoluzionario e abbiamo superato ogni obiettivo che ci eravamo posti. Nell’ecologia c’è un valore ebraico, ma anche un livello propriamente comunitario e vorremmo agire su questa dimensione. Gli uffici e la burocrazia della comunità di Minsk sono tutti posti nello stesso quartiere. Vorremmo proporre un sistema di smaltimento di rifiuti negli uffici e far sì che in ogni dimensione della comunità vengano rispettati standard ambientali. Abbiamo riscontrato un grande cambio culturale: nel corso dell’anno abbiamo raccolto tantissimi tappi di bottiglia per donarli a un’associazione che in cambio dona delle protesi. Un’altra iniziativa è stata riciclare delle vecchie magliette per farne delle buste per la spesa. Crediamo che la sensibilità al riciclaggio sia aumentata e che questo sia solo l’inizio”.
Entrambi hanno sottolineato che Cactus è stato innanzitutto un progetto utile a rafforzare l’identità ebraica. “Non è sempre facile essere ebrei a Minsk”, spiega Dina. “L’antisemitismo è ancora presente. Tanti coetanei hanno timore a rivelare di essere ebrei. Vogliamo che tutti si sentano fieri di far parte di questa comunità”.
A questo scopo, Igor, che di professione è un graphic designer, ha anche una linea di vestiti con delle stampe varie, come l’alfabeto ebraico. “Lo scopo è di usare l’abbiagliamento per esprimere la propria identità e l’apertura verso se stessi e gli altri, un mezzo che può rendere il dialogo più semplice, soprattutto per chi non riesce a comunicare l’appartenenza alla religione ebraica a parole. Una maglietta con un ‘alef’ può essere uno spunto di conversazione all’università, quindi aprirsi al dialogo e mostrare il proprio ebraismo”. La linea si chiama Lamed Wear ed è disponibile su Instagram.
L’equazione IPAT, al centro degli studi sulla crisi climatica, vede l’impatto ambientale come il risultato della moltiplicazione tra popolazione, consumi e impatto della tecnologia. Sebbene molte emissioni siano legate al mondo della produzione, il risultato dell’equazione non può diminuire senza il contributo di ogni cittadino. Cosa possiamo imparare dal progetto Cactus e dall’entusiasmo di Igor e Dina? Come possono le comunità ebraiche nel mondo ridurre il proprio impatto ambientale e unirsi in questi sforzi? L’esempio dei giovani di Minsk è di ispirazione.
Micol-con-la-emme Sonnino, da pronunciare tutto d’un fiato, nasce a Roma nel 1997. Studia tutto ciò che riguarda l’Asia dell’Est all’Università di Bologna e vive tra Italia, Austria e Giappone per una magistrale in sviluppo sostenibile, con focus su sviluppo urbano e rurale. Le piace cucinare con la nonna e mangiare carciofi di stagione.