Abitudini israeliane per celebrare la festa delle capanne
Appena terminato Yom Kippur, in Israele comincia la folle corsa alla ricerca di rami di palma con cui costruire la propria capanna in occasione di Succot, la festa delle “capanne”, – succot in ebraico – per ricordare il periodo trascorso dal popolo ebraico, dopo la fuga dall’Egitto, nel deserto, in viaggio verso la Terra promessa.
Questa festa è molto amata dai bambini che non vedono l’ora, per tutta la settimana di Succot, di dormire sotto le stelle assieme a fratellini, cuginetti e vicini di casa, in capanne improvvisate, a seconda dei casi, in giardino, sul terrazzo o nel cortile del condominio.
I grandi, invece, approfittano dei giorni di moed, in cui spesso non si lavora ma è possibile viaggiare, per esplorare il nord del Paese dove ogni anno, proprio durante questa festività, due città della Galilea spalancano le proprie porte a due dei festival più attesi in Israele.
Ormai dal 1983, infatti, la settimana di Sukot è diventata quella dell’Haifa Film Festival, durante il quale non solo le sale cinematografiche, ma l’intera città, si apre ai cinefili di tutto il mondo che così, finalmente, oltre a Gerusalemme e Tel Aviv, scoprono anche l’incredibile ricchezza culturale di Haifa: la città del Tecnion, il politecnico da cui escono i futuri ingegneri di Startup Nation, spesso di origini e credo religiosi differenti. Perché Haifa è anche simbolo di convivenza, a partire proprio dalle aule dell’università – con la più alta percentuale di studenti arabi (sia cristiani che musulmani) – per finire nei piccoli ristoranti dispersi tra i numerosi vicoli delle colline del Carmelo, in cui si possono gustare piatti fusion che caratterizzano le diverse comunità che vivono qui.
Non solo Haifa, ma tutta la Galilea, si contraddistingue per questa mescolanza culturale, che si riscontra – sia dal punto di vista architettonico, che culinario, che culturale – anche durante l’altro dei due grandi appuntamenti di Sukot: l’International Fringe Theater Festival. Quest’altra grande attrazione internazionale si tiene, dal 1980, tra i teatri e i vicoli della città vecchia di Akko, con una serie di eventi collaterali: dalla cucina ai tour per la città dei Crociati e, nei dintorni, dalle grotte di Rosh Hanikra ai kibbutzim della zona.
Spesso, in questo periodo dell’anno, gli israeliani ne approfittano proprio per soggiornare in alcuni di questi kibbutz, nelle cosiddette zimmer – ovvero i bed and breakfast – possibilmente a metà strada tra Haifa e Akko, per godersi la bellezza della natura e il mare di giorno, e poi, la sera, andare a vedere uno spettacolo teatrale nella città dei Crociati o un film in concorso al Festival di Haifa.
Quest’anno, tra i numerosi titoli, spicca il film italiano Tre piani, diretto ed interpretato da Nanni Moretti, e liberamente tratto dall’omonimo romanzo dello scrittore israeliano Eshkol Nevo, che tanto ama l’Italia. Un incontro tra due artisti di fama internazionale il cui sguardo si incrocia tra cinema e letteratura.
Per altro, in questa 37esima edizione, sono 10 i film italiani che verranno proiettati. Oltre all’attesissimo film di Moretti, in concorso A Chiara di Jonas Carpignano, Il paradiso del pavone di Laura Bispuri, Ariaferma di Leonardo di Costanzo e Piccolo Corpo di Laura Samani. Inoltre, è in programma anche un omaggio alla grande Anna Magnani, a cui verrà dedicata un’intera retrospettiva.
Curatrice presso il Museo Eretz Israel, nasce a Milano nel 1981 e dal 2009 si trasferisce a Tel Aviv per un Dottorato in Antropologia a cui segue un Postdottorato e nel 2016 la nascita di Enrico: 50% italiano, 50% israeliano, come il suo compagno Udi. Collaboratrice dal 2019 per l’Avvenire, ha pubblicato nel 2015 il suo primo romanzo “Life on Mars” (Tiqqun) e nel 2017 “The Israeli Defence Forces’ Representation in Israeli Cinema” (Cambridge Scholars Publishing). Il suo ultimo libro è Tel Aviv – Mondo in tasca, una guida per i cinque sensi alla scoperta della città bianca, Laurana editore.