Uno dei più grandi registi israeliani: il suo capolavoro è stato “Paratroopers”, ispirato all’esperienza personale nella Guerra dei Sei Giorni
Regista, professore universitario, vincitore del Premio Israele, Judd Neeman si è spento pochi giorni prima del suo 85esimo compleanno. Neeman è stato uno dei più grandi registi israeliani, pioniere del cinema politico, grazie, soprattutto, al film del 1977 Paratroopers, primo, nella storia di Israele, a criticare il sistema militare che schiaccia l’individuo nel corso del processo di formazione della macchina da guerra.
Il film, il primo nella storia israeliana a mostare sul grande schermo il suicidio di un soldato, si basa in parte sulla sua esperienza personale nel corso della Guerra di Sei Giorni, durante la quale Neeman svolse il ruolo di ufficiale e di medico del proprio battaglione. Prima di intraprendere la carriera cinematografica, infatti, Neeman si era laureato in medicina ed aveva esercitato la professione di medico, per cui gli era stata anche consegnata una Medaglia d’onore per aver salvato numerosi commilitoni durante la Guerra dei Sei Giorni.
“Paratroopers”, peraltro, ha regalato la fama ad una nuova generazione di attori, tra cui Gidi Gov, Moni Moshonov, Debbie Glickman, Dalik Wolinitz e Shlomo Bar-Abba, che hanno poi segnato il firmamento delle stelle del cinema israeliano. Il percorso di Neeman come regista, da allora a oggi, ha coperto numerosi soggetti attraverso diversi stili cinematografici, spesso influenzato dalla cinematografia europea d’avanguardia che ha, a sua volta, lasciato una forte impronta nella cosiddetta “New Sensitivity” Made in Israel.
Questo ha fatto di lui anche un pioniere nella ricerca sulla cinematografica israeliana. Neeman è stato infatti autore di numerosi articoli e libri, proponendo una lettura innovativa della storia del cinema locale e mondiale. In particolare, avendo vissuto sulla propria pelle gli orrori della guerra, si è dedicato soprattutto alla ricerca sul legame tra cinema e conflitti, sulle rappresentazioni cinematografiche del trauma, del corpo ferito e della mascolinità, temi trattati ampliamente nella sua ultima pubblicazione: “The Wound of the Gift of War: The Battlefields in Israeli Cinema” (2018). Neeman è stato anche Capo del Dipartimento di Cinema e Televisione dell’Università di Tel Aviv dove ha insegnato. Molti, me compresa, gli devono la carriera accademica. Le sue riflessioni sono sempre state precise, inaspettate, illuminanti e hanno lasciato un segno indelebile nella storia della cinematogradia israeliana.
Curatrice presso il Museo Eretz Israel, nasce a Milano nel 1981 e dal 2009 si trasferisce a Tel Aviv per un Dottorato in Antropologia a cui segue un Postdottorato e nel 2016 la nascita di Enrico: 50% italiano, 50% israeliano, come il suo compagno Udi. Collaboratrice dal 2019 per l’Avvenire, ha pubblicato nel 2015 il suo primo romanzo “Life on Mars” (Tiqqun) e nel 2017 “The Israeli Defence Forces’ Representation in Israeli Cinema” (Cambridge Scholars Publishing). Il suo ultimo libro è Tel Aviv – Mondo in tasca, una guida per i cinque sensi alla scoperta della città bianca, Laurana editore.