Restaurato e digitalizzato, il film misteriosamente scomparso dopo la sua proiezione alla mostra veneziana del 1974. Ora a Pordenone Docs Fest e in Dvd
“Non vi è grandezza senza lavoro”, recita una scritta enorme sulla pista di collaudo per le auto prodotte nel neonato stabilimento Fiat di Milano Mirafiori. Il Duce inaugura la fabbrica, definita “la nuova città industriale”, visita i reparti di produzione, ne ammira la grandezza (“Motivo di orgoglio per la nazione”, dichiarerà), quindi sale a bordo di una vettura e parte per una parata interna, allestita e coreografata di tutto punto. È il 15 maggio 1939. E a narrare di questo momento della storia italiana è Nico Naldini che nel suo documentario Fascista, propone la storia di Mussolini dalla marcia su Roma fino all’adesione del regime fascista al Terzo Reich.
Un lavoro preziosissimo basato interamente sui documenti conservati dall’Istituto Luce, che il cugino di Pier Paolo Pasolini ha sapientemente cucito insieme. Presentato alla mostra del cinema di Venezia nel 1974, il documentario di Naldini sparisce poi misteriosamente. Il film che ha smascherato la propaganda fascista sembra perso per sempre. E ora torna sul grande schermo a inaugurare una retrospettiva dedicata a Pier Paolo Pasolini, anteprima della quattordicesima edizione del Pordenone Docs Fest – La voci dell’Inchiesta, in calendario dal 10 al 14 novembre. Restaurato e digitalizzato in 2k, verrà proiettato in anteprima nazionale questa sera a Pordenone.
Un ritrovamento e un restauro decisamente importante perché Naldini ha avuto accesso ai materiali dell’Istituto Luce. Chiede all’amico e scrittore Giorgio Bassani di leggere un commento alle immagini. Ma la rarità di questo film consiste anche nell’aver scelto un modo semplice quanto pericoloso di indagare gli archivi storici di quel periodo: lasciare parlare le immagini e il protagonista stesso della storia, Mussolini. Sono i suoi discorsi, tenuti in anni diversi e in piazze diverse dell’Italia, a essere ritratti, fino a giungere alla conclusione del filmato: l’adesione al terzo Reich è avvenuta ma inizia la decadenza del potere mussoliniano.
Pasolini lo aveva definito “Un film bellissimo. Ma anche pericoloso”, proprio per il rischio di lasciare troppo spazio alla demagogia propagandistica delle parate e delle adunate oceaniche del dittatore. Ma Naldini è bravissimo nel mostrare la vacuità di tutta l’operazione, a cominciare dalla parola mussoliniana. Sin dai primi minuti infatti si avverte uno scollamento tra ciò che va in scena e la voce narrante, un commento calzante quanto efficace che mette in crisi l’apparato scenografico del fascismo, fino ad arrivare alla frase conclusiva: “E oggi nella storia d’Italia egli [Mussolini] è nulla”.
L’analisi del linguaggio e degli stilemi mussoliniani, la sua arte retorica, basata su alternanze, accelerazioni e pause, è attenta e precisa. Soprattutto, Naldini è il primo a fare questo tipo di analisi. Federico Rossin, critico e curatore cinematografico, commenta il lavoro di Naldini accostandolo a Eros e Priapo di Carlo Emilio Gadda: entrambi danno del fascismo una interpretazione psicoanalitica. Le apparizioni in pubblico del Duce non sono altro che manifestazioni della sua libido eccessiva. “Seduce e possiede carnalmente le masse”, commenta Rossin, ma si mostra in una maniera quasi macchiettista e clownesca. Per Naldini, il suo film è “Una presa di coscienza drammatica, forse traumatizzante per le nuove generazioni, del fenomeno mussoliniano e del suo ventennale successo”. Aveva consapevolezza, Naldini, che quella forma di fascismo non era in realtà scomparsa. E oggi i fatti gli danno ragione.
Nico Naldini, Fascista, a Pordenone Docs Fest – La voci dell’Inchiesta, il 2 novembre.
Il film restaurato è disponibile anche in Dvd
È nata a Milano nel 1973. Giornalista, autrice, spesso ghostwriter, lavora per il web e diverse testate cartacee.