Cultura
“È gradita la camicia nera”, un libro di Paolo Berizzi

Origini e ragioni dell’egemonia politica e culturale (anche se non necessariamente numerica) della destra estrema a Verona

C’è una profonda crisi dei partiti conservatori nel mondo occidentale. Negli ultimi anni si è scritto molto riguardo alla crisi della socialdemocrazia dopo il colpo di coda della terza via blairiana. Ma non si è guardato – o lo si è fatto poco e approssimativamente – all’altro grande partito europeo.
È gradita la camicia nera di Paolo Berizzi non sembra occuparsi di questi temi, ma in realtà è strettamente connesso con questa questione, come ha notato Steven Forti : la crisi profonda dei conservatori democratici in Europa.

Intanto qual è il tema del libro? L’egemonia politica e culturale – non necessariamente numerica – della destra estrema – sovranista, xenofoba, irrorata di tradizionalismo cattolico, ovvero di cattolicesimo preconciliare, in una realtà, la città e la provincia di Verona, che da anni si propongono come un laboratorio per la destra.
Di questo scenario il giornalista Paolo Berizzi fornisce nomi, circostanze, azioni, date, parole.
Una destra che ha una storia lunga che Paolo Berizzi ci consegna con molti particolari: inizia negli anni ’80 con la sigla «Ludwig», una sigla che identifica una banda che si prefigge il compito di «ripulire» lo spazio intorno (in città e fuori città) con azioni di eliminazione mirata di coloro che sono ritenuti diversi (persone straniere, di soliti cittadini provenienti da mondo extraeuropeo; figure LGBT, ma anche esponenti di un diverso modo di intendere la solidarietà). Quando si dice “eliminazione mirata”, si intende letteralmente uccisione.
Una storia che prosegue con la diffusione e il controllo del mercato dell’eroina, che si consolida con lo sviluppo di strutture organizzative legate organicamente alle varie configurazioni della destra politica e sociale che entra ed esce dalle forze della destra postfascista, presenti in Parlamento per poi rientrarvi; che prosegue con la fine della Prima repubblica per poi lentamente riconoscersi, integrarsi e muoversi – senza perdere nessuno dei tratti politici, culturali e, soprattutto di fine dell’azione, precedentemente praticati e sperimentati – nella lunga stagione della Seconda repubblica e che nel tempo preferisce guardare alla Lega (questo dato non è incongruo e ci tornerò in conclusione), più che a AN, o che torna a guardare da quelle parti quando la parabola di An termina e inizia la nuova stagione di FDI.
Un’azione che prima si riconosce nell’esperienza dell’amministrazione Flavio Tosi (2007-2012 e poi 2012-2017) per poi diventare organica con l’amministrazione Federico Sboarina, sindaco dal giugno 2017 che del personale politico dell’estremismo di destra si è detto dichiaratamente e pubblicamente entusiasta del nazismo e del fascismo di Salò, che ha tra gli intellettuali di riferimento il belga Léon Degrelle, o propone come profilo programmatico culturale quello proprio di Herr Paul Joseph Goebbels.
Una struttura che ha contemporaneamente più forme della mobilitazione ma che significativamente trova nella curva del Verona Hellas, la squadra di calcio, il suo luogo di riconoscibilità, di aggregazione e di comunicazione, ma anche di controllo delle opinioni pubbliche.
Una struttura e una mentalità politica che non si fanno mancare niente: elogio del razzismo, entusiasmo per il gas dei forni crematori, complottismo distribuito come pane, ferma convinzione no vax. Soprattutto una classe politica che a domande dirette sulla sua identità politica, “fa melina”, “svicola” o gioca a fare “il piacione” (un vizio politico tradizionale del ceto politico in Italia da almeno un secolo).

Paolo Berizzi, correttamente in tutto il libro non afferma che quella destra sia numericamente maggioritaria in quella zona. Tuttavia, non è improprio osservare come in politica da almeno un secolo l’egemonia non discenda da essere la maggioranza, bensì dal dare dare risposte recepite dalle maggioranze numeriche come condivise e proprie. Ovvero dal proporsi come «essere al servizio» della maggioranza, che come tale non si presume che vada modificata, nelle sue convinzioni, ma, anzi vada confortata, rassicurata ovvero «protetta».
E tuttavia se anche questo scenario ha dietro di sé un tempo lungo che Paolo Berizzi inquadra tra la metà degli anni ’80 e oggi, non è improprio risalire leggermente indietro e andare alle origini di questo scenario. Quello scenario ha un tratto di partenza che sta nella stanchezza di un modello politico che a lungo ha espresso il “Veneto bianco” della Prima Repubblica. In quella realtà stavano contemporaneamente le forme dell’estremismo della sinistra (una parola che appena enunciata evoca un luogo – Padova, – un tempo – gli anni ’70, e un nome – “autonomia operaia”) ma anche quello dell’estremismo di destra (un luogo – ancora Padova, un tempo – ancora gli anni ’70 – un nome- la Rosa dei venti e poi Amos Spiazzi, Franco Freda,…).
Non solo: stava un mondo cattolico che aveva molte anime, ma che soprattutto aveva l’anima di un mondo della Chiesa non aperta alle strade del Concilio Vaticano II e che si presentava come il garante di un partito di valori e di clientele che Marco Paolini metterà al centro della sua satira sui “tavernicoli”, che si costruisce su molti parametri che ritroviamo nelle pagine di Berizzi.
Non vuol dire che quel mondo di sentimenti automaticamente doveva produrre la Verona di oggi o i sentimenti che girano in quella città
Tuttavia, quel quadro di famiglia non è un incidente di percorso. Ha, ed è, una storia in cui la prima componente importante è pensare di essere delle vittime, rivendicare una cura di cui si ha diritto, non avere uno sguardo oltre il proprio “particulare”. Allora, quarant’anni fa, era lo slogan “El Veneto a i Veneti”. Quarant’anni dopo lo sviluppo di quel sentimento ha percorso molte strade anche lontane da quella frase. Ma non estranee ad essa. Comunque né nemiche, né alternative a quello slogan non. Al più contigue.

David Bidussa e Paolo Berizzi parleranno insieme del libro È gradita la camicia nera (Rizzoli, pp. 256, 17 euro)  per gli appuntamenti al Memoriale della Shoah di Milano, il giorno 17 gennaio alle ore 18.30. L’evento sarà in streaming sulla pagina Facebook del Memoriale

David Bidussa
Redazione JOI Mag

Classe 1955, nato e cresciuto a Livorno, studia a Pisa dove inizia la facoltà di Filosofia, ma si innamora di quella di Storia. Ha insegnato al liceo e all’università, da anni lavora alla Fondazione Feltrinelli in quanto Direttore dei contenuti editoriali. Si definisce uno storico sociale delle idee (ci ha assicurato essere una vera specialità, benché nessuno finora abbia capito cosa sia). Scrittore e giornalista, dicono che il suo branzino al sale sia leggendario.


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