Dagli Usa all’Uzbekistan: tradizioni tra passato e presente degli ebrei della Via della Seta
La millenaria storia degli ebrei di Buchara, raccontata su JoiMag ad ottobre, è stata caratterizzata negli ultimi decenni da una matematica ostile: da 100.000 membri negli anni ‘60, la comunità dell’antica via della seta ammonta ora solo a 150 persone.
Sebbene un minian sia difficile da completare, in contrasto, più di 70.000 ebrei di origini bucaresi vivono oggi nel Queens, nei quartieri Rego Park e Forest Hills, a qualche fermata metro dal centro di New York.
Spalla a spalla con il resto delle comunità migrate negli Stati Uniti negli ultimi secoli, i bucaresi del Queens scelgono una sinagoga a scapito delle altre 39 disponibili. Centro della comunità è il Bukharian Jewish Congress, il Bukharian Times ne racconta gli eventi e il Bukharian Jewish Museum ne raccoglie la storia, mettendo in esposizione più di mille oggetti raccolti dalle case degli ebrei bucaresi.
Se la storia di questa comunità è ampliamente disponibile sul web, è anche e soprattutto grazie al lavoro di Manashe Khaimov. Nato a Samarkan, Uzbekistan, a 14 anni, ovvero nel 2001, si sposta a New York con la famiglia.
“Sono arrivato a New York e tanti come me erano shomer shabat o rispettavano la kasherut, ma le loro tradizioni e le loro storie di famiglia erano radicalmente diverse. A scuola, l’Olocausto o il diario di Anna Frank erano parte del curriculum, e mi veniva chiesto perché seppur ebreo questi elementi non facessero parte della mia narrativa”, ha spiegato Khaimov. Che poi continua: “Dalle domande sulla storia dell’ebraismo bucarese ho intravisto un’opportunità per far crescere ciò che si sapeva su questo mondo. Volevo assicurarmi che ci fossero pubblicazioni, video, informazioni in inglese accessibili a tutti: come in un effetto domino, sono nati sempre più progetti. Ad esempio, organizzo circa 7 presentazioni al mese nelle università per spargere conoscenza sull’ebraismo bucarese, nonché mizrahi. Mi occupo della formazione dei più giovani, ma anche dei meno giovani. Ho studiato sviluppo comunitario e sono professore al Queens College. Dal 2017 sono il fondatore del Jewish Silk Road Tours”.
Di cosa si tratta?
“L’idea del tour si basa sul concettualizzare le tradizioni come un vissuto esperienziale. È interessante spiegare cosa sia la kasherut, ma per molti ebrei, non è qualcosa che hanno imparato nei libri. Piuttosto hanno osservato cosa ci fosse e cosa fosse assente sulle loro tavole, o in alcune famiglie, la macellazione avveniva in casa. Così come per Pesach, lo shabat, o altre tradizioni casalinghe, l’ebraismo si esprime in esperienze”.
Khaimov si ispira al lavoro dell’antropologa Alanna Cooper, che viaggiò in Uzbekistan per documentare la comunità da un punto di vista etnografico.
Così Manashe nel suo Jewish Silk Road Tour accompagna piccoli gruppi nei centri nevralgici della comunità per osservare da vicino le esperienze comunitarie. L’esperienza si dispiega in diverse tappe: a volte i partecipanti vengono vestiti in abiti tradizionali bucaresi per stimolare un processo di coinvolgimento. Chi partecipa al tour osserva le sinagoghe, entra nei negozi di tappeti, e soprattutto, mangia cibo della tradizione bucarese. “Tuttavia è difficile dire cosa sia il cibo della tradizione bucarese. Piuttosto, sarebbe bene parlare di una cucina della via della seta, con tanti elementi in comune con altri paesi dell’area”, spiega Manashe. Cercando su internet delle ricette, si vedrà come nei samsa bucaresi ci siano sicuramente delle influenze dai samosa indiani, così come le zuppe lagman ricordano la cucina coreana.
Per i più fortunati, il tour include una performance live della musica tradizionale Shashmaqam: tradizionalmente bucarese, con infleunze sia dal mondo ebraico che musulmano, con testi dalla poesia persiana. “Anche con la musica shashmaqam è difficile isolarla come una tradizione unicamente ebraica. Recentemente abbiamo creato una piattaforma in partnership con la Conventry Synagogue, in cui gli artisti possono pubblicare la loro musica online. Anche qui nel Queens sono venuti artisti contemporanei uzbeki per mostrare la loro arte”.
“Nel tour mangiamo, festeggiamo, ci divertiamo. È più che un’introduzione all’ebraismo bucarese, ma alcune persone decidono di voler esplorare questo mondo ulteriormente. Qui è dove nascono tutti gli altri programmi dedicati alla protezione dell’heritage: per esempio con askbobo.org, abbiamo creato un dizionario della lingua bucarese, al mmento l’unico esistente. Abbiamo organizzato tour in Uzbekistan in passato, visitando insieme ai partecipanti le tombe dei loro antenati”.
Nel museo sugli ebrei bucaresi, un pannello recita: “Un popolo sopravvive finché trasmette le proprie tradizioni di generazione in generazione” – anche dopo aver attreversato l’Atlantico.
Micol-con-la-emme Sonnino, da pronunciare tutto d’un fiato, nasce a Roma nel 1997. Studia tutto ciò che riguarda l’Asia dell’Est all’Università di Bologna e vive tra Italia, Austria e Giappone per una magistrale in sviluppo sostenibile, con focus su sviluppo urbano e rurale. Le piace cucinare con la nonna e mangiare carciofi di stagione.