La Fondazione Memoriale della Shoah di Milano e la Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea danno vita ad un nuovo centro di studio e di ricerca, uno spazio comune in cui conoscere il passato e fruire delle risorse archivistiche e bibliotecarie
A Milano, in via Ferrante Aporti, al fianco orientale della stazione centrale, situato a livello stradale e quindi sotto i binari ferroviari ordinari, sorge il Memoriale della Shoah, comunemente chiamato Binario 21. Tra la fine del 1943 e l’inizio del 1945, durante l’occupazione tedesca e la Repubblica Sociale Italiana, l’area adibita al carico e scarico della posta che aveva accesso diretto su via Aporti, fu il luogo dove gli ebrei e gli oppositori politici venivano caricati sui carri bestiame destinati ai campi di annientamento, concentramento e smistamento nazifascisti. Ogni carro veniva stipato con numerose decine di persone, e, una volta piombato, veniva prima posizionato su un carrello traslatore, poi immesso su un ascensore monta vagoni e sollevato fino a raggiungere un binario di manovra all’aria aperta, situato fra i binari 18 e 19. Lì i carri venivano agganciati al locomotore e aveva inizio il trasporto. Per una parte degli ebrei italiani, l’area della Stazione Centrale di Milano, fu l’ultimo lembo di suolo italiano calpestato. Gli architetti Annalisa de Curtis e Guido Morpurgo sono tra le prime persone che, circa mezzo secolo dopo la retata milanese degli Ebrei, ripercorrono questo luogo sepolto nelle viscere e nel monumentalismo della stazione.
Ora quello che è stato un luogo di paure, di orrore, di partenze verso una morte a volte quasi certa, diventa, grazie alla presenza dell’importante biblioteca del CDEC, «una sorgente di vita», come ha affermato Liliana Segre, in occasione dell’inaugurazione, avvenuta il 15 giugno, della nuova sede della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea (CDEC), e del trasferimento degli uffici presso gli spazi del Memoriale della Shoah di Milano.
Dunque, dal 15 giugno 2022, la Fondazione Memoriale della Shoah di Milano e la Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea insieme danno vita ad un nuovo centro di studio e di ricerca, uno spazio comune in cui conoscere il passato attraverso il percorso espositivo del memoriale, e in cui poter fruire delle risorse archivistiche e bibliotecarie. Il pubblico potrà, d’ora in poi, accedere ai nuovi spazi progettati dallo studio Morpurgo De Curtis Architetti Associati: oltre 750 metri quadrati che includono la biblioteca, l’aula didattica e l’Agorà, un luogo di incontro e di dialogo. Ricercatori, studiosi e visitatori potranno conoscere il vasto patrimonio della biblioteca della Fondazione CDEC che contra oltre 31.000 monografie in varie lingue, e un vastissimo archivio.
Il CDEC, diretto da Gadi Luzzatto Voghera, fondato nel 1955 in occasione del decimo Anniversario della Liberazione, su iniziativa della FGEI e sotto l’egida dell’Unione delle Comunità Israelitiche Italiane (oggi UCEI), lascia la sua sede storica di via Eupili 8, in cui ha operato per decenni, per trasferirsi in un luogo fortemente rappresentativo non solo per gli ebrei milanesi, ma anche per quanti oggi scelgono di far luce su una memoria difficile.
Grazie a questo trasferimento, gli spazi del Memoriale possono essere fruiti da chiunque voglia aprirsi al dialogo e all’ascolto, da chiunque sia disposto a farsi coinvolgere per contribuire alla creazione di una comunità più inclusiva. Per Giorgio Sacerdoti, presidente della Fondazione CDEC, il trasferimento «non è un semplice trasloco, ma rappresenta un salto di qualità della ricerca storica, dell’accesso alle attività culturali, del dialogo con il pubblico per il Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea».
Sarà quindi possibile consultare un archivio che raccoglie la maggior parte delle testimonianze esistenti sulla storia degli ebrei in Italia, dall’età dell’Emancipazione fino ai nostri giorni. Nel cuore di Milano, esiste dunque un luogo dove ricerca storica e didattica si fondono con uno spazio autentico di memoria: questa scelta apre un nuovo capitolo per il Memoriale, per il CDEC e per l’intera città.
Per concludere riportiamo ancora una volta le parole di Liliana Segre, da sempre impegnata nel mettere in risalto l’importanza del ricordo e della testimonianza, affinché la sua e le altre esperienze non vengano mai dimenticate, e oggi promotrice e sostenitrice di questa ed altre iniziative, tese alla costruzione di una conoscenza e di una consapevolezza diffusa della nostra storia: «Indifferenza. Tutto comincia da quella parola. Gli orrori di ieri, di oggi e di domani fioriscono all’ombra di quella parola. Per questo ho voluto che fosse scritta nell’atrio del Memoriale della Shoah di Milano, quel binario 21 della Stazione Centrale da cui partirono treni diretti ai campi di sterminio, incluso il mio. La chiave per comprendere le ragioni del male è racchiusa in quelle cinque sillabe, perché quando credi che una cosa non ti tocchi, non ti riguardi, allora non c’è limite all’orrore. È come assistere a un naufragio da una distanza di sicurezza. Non importa quanto grande sia la nave o quante persone abbia a bordo: il mare le inghiotte e, un attimo dopo, tutto torna uguale a prima. Non un’onda in superficie, non un’increspatura. Solo un’immobile distesa di acqua salata», scrive nel suo libro intitolato La memoria rende liberi. La vita interrotta di una bambina nella Shoah, pubblicato nel 2015.
Classe 1991, è PhD Candidate dello IULM di Milano in Visual and Media Studies, cultrice della materia in Sistema e Cultura dei Musei. Studiosa della Shoah e delle sue forme di rappresentazione, in particolare legate alla museologia, è socia dell’Associazione Italiana Studi Giudaici.