Primo capitolo del diario di bordo di un Ebreo, come dire… non Ebraico.
Sono il primo a commettere l’errore che imputo ai molti che leggono ebraicamente un romanzo che è solo stato scritto da un autore ebreo. Forse è una forma di razzismo, come quella di pretendere che possano raccontare barzellette antisemite solo gli ebrei. O come quella di chi sottolinea l’ascendenza religiosa ( detesto quando scrivono ‘di tradizione ebraica’ invece che ‘ebreo’ ! ) di attrici cantanti artisti, che si presume siano quel che sono ( bravi, belli e intelligenti perlopiù ) in quanto ebrei. Peggio c’è solo dare identità ebraica a comici wasp o neri solo perché fanno ridere in un certo modo, non credete ? A volte mi vien da pensare che la parola ‘Identità’ sia un ossimoro, perché nessuno è una sola persona: siamo plurali senza essere maiestatici. Eppure ci ricasco, deve essere il fascino-bisogno della minoranza, cercare una casa in un mondo che sentiamo straniero: chi di noi non ha apprezzato il benedetto momento in cui NON abbiamo dovuto aggiungere la frase “Non si chiama Pasqua Ebraica, si chiama Pesach: è una festa ebraica, non è una resurrezione, non di una sola persona almeno…” Capita solo in Israele, ed è una – se non la prima ! – ragione per cui anche chi, come me, non è un Ebreo Ebraico, quando vive un po’ in Eretz Israel si sente rimescolare sangue e cervello, si sente a casa anche se non capisce bene la lingua…
Cos’è un Ebreo Ebraico ?
Chi non lo è ?
Ah, saperlo !
Qui, ogni tanto, ve ne racconterò le gesta.
Per il momento ve lo lascio immaginare, voi intanto guardatevi allo specchio.
Valerio Fiandra abita a Trieste ma vive altrove.
Ha sessantotto anni ma non li dimostra.
È Ebreo, ma non ebraico.
Mi piace un sacco la definizione “Ebreo non ebraico”…