Cultura
La rassegna stampa di JoiMag #6

Le polemiche sul nuovo film di Mel Gibson, le lettere di Leonard Cohen, la crisi in Israele e la vera storia di un candidato gay e jewish alla Casa Bianca. Repubblicano…

Una selezione di articoli che stimolano la riflessione, invitano al dibattito e parlano di storia, cultura, entertainment ed attualità. Da leggere e magari commentare su queste pagine: ci piace sempre conoscere la vostra opinione.

– Mr. Gibson, non farlo…

“Mel Gibson ha annunciato che sta per girare un film su una famiglia molto ricca che di nome fa Rothchild. “Ha furbamente eliminato la S e ha pure dichiarato che la sua storia non ha nulla a che vedere con i Rothschild.  Chi crede di imbrogliare?”, Scrive così Moshe-Mordechai van Ziiden nella sezione blog di The Times of Israel.

Un portavoce dell’attore si è affrettato a dichiarare che il film non riguarda in nessun modo la famiglia Rothschild e che le uniche associazioni possibili consistono nel cognome simile e nel fatto che al centro della sceneggiatura c’è una famiglia molto benestante”.

Nel 2006 Gibson, ubriaco, venne arrestato in California dopo aver insultato alcuni agenti di polizia urlando frasi antisemite. “Fottuti ebrei… Sono responsabili di tutte le guerre del mondo”.

Dure le polemiche anche nei confronti del suo controverso film del 2004, La passione di Cristo. A proposito della pellicola, il Rabbino Eugene Korn, dell’Anti-Defamation League di New York, dopo aver visto il film, dichiarò: «Il film è basato su cupi archetipi medioevali che ritraggono gli ebrei come un popolo violento, assetato di denaro, nemico di Dio”.

“Le persone educate” aggiunge oggi Moshe Mordechai “hanno imparato ad essere politicamente corrette, evitando di usare le parole sbagliate. Ma non si può ignorare che alcuni usino Rothschild e Cohen come un codice per indicare gli ebrei... La libertà di parola deve avere dei limiti se vogliamo vivere in un mondo in cui le persone innocenti non vengano ferite costantemente per ciò che sono o per ciò che hanno scelto di essere. Ognuno potrebbe vivere più dignitosamente e sicuro in una società che mettesse fuori legge la diffusione di pregiudizi e odio. Una nota canzone definisce gli Stati Uniti ‘The Land of the Free and The Home of the Brave, non The Home of the Bully. Ecco perché bisogna impedire a Mel Gibson di diffondere astio nei confronti degli ebrei”.

Interessante su questo tema la posizione anche di Sharrona Pearl espressa attraverso Lilith.org: “Questo film è imbarazzante e fa parte di un problema più ampio. Sono grata alle voci di protesta che si stanno levando contro questa pellicola realizzato da un attore che dovrebbe essere ignorato e dimenticato. La buona notizia è che abbiamo sempre la possibilità di scegliere quali film desideriamo vedere, rivedere, quelli di cui vogliamo parlare e twittare…”.

– Netanyahu e il tilt con il potere giudiziario

“Mai, nella storia d’Israele, si era visto un primo ministro accusare di tradimento o di complotto la Magistratura e la Polizia solo perché avevano osato indagare su casi di corruzione che lo riguardavano. In un delirio di onnipotenza, Netanyahu si è comportato come una sorta di “Re Sole” a cui tutto era permesso”. Questo uno dei passaggi chiave dell’intervista rilasciata ad Huffington.it da Yair Lapid,  leader di Blue and White, il partito centrista che lo scorso 9 aprile, ha ottenuto 35 seggi, uno in meno del Likud. Nell’intervista, Lapid fa un’analisi della crisi di sistema che ha portato Israele a nuove elezioni anticipate il 17 settembre.

– Via da Facebook!

La conduttrice del canale Fox News, Laura Ingraham, ha definito il suprematista bianco Paul Nehlen una “voce rilevante” durate il suo talk show del giovedì. Un dettaglio che ha scatenato critiche e commenti negativi nei confronti della giornalista e dell’emittente. Lo riporta Forward.com.

Secondo la Ingraham i liberal starebbero cercando di “silenziare le voci conservatrici” su Facebook prima delle elezioni presidenziali del 2020. Tra queste voci alcune figure di estrema destra come il teorico cospirazionista Alex Jones e i provocatori Milo Yiannopoulos e Laura Loomer.

Una buona parte degli opinionisti banditi da Facebook sono stati accusati di promuovere violenza e odio attraverso l’account. “Negli ultimi due anni, per esempio”, scrive Aiden Pink, “Nehlen ha dato il via un dibattito con il nazionalista bianco Patrick Little sul modo migliore per iniziare una guerra razziale e pubblicato una lista di giornalisti ebrei considerati nemici.

A difesa della Ingrahham la Fox ha rilasciato un comunicato: “”È osceno sostenere che Laura Ingraham stia difendendo le azioni di Paul Nehlen. Chiunque guardi il suo programma sa che lei è una sostenitrice accanita della libertà di parola. Il suo intento era solo quello di evidenziare la crescente tendenza alla censura unilaterale in America“.

– Il primo candidato gay alla Casa Bianca: la vera storia di Fred Karger

Paul Buttigieg è stato eletto sindaco di South Bend, in Indiana, l’8 novembre 2011, con il 74% dei voti, diventando il più giovane sindaco di una città degli Stati Uniti con almeno centomila abitanti. Nel febbraio 2014 Buttigieg è stato inviato in Afghanistan per sette mesi come ufficiale dell’intelligence della Marina degli Stati Uniti. In quel periodo il lavoro di sindaco venne svolto dal suo vice.

Nel marzo dello stesso anno, il Washington Post ha definito Buttigieg “il sindaco più interessante di cui si senta parlare“, discutendo sulla sua età, la sua istruzione e il suo trascorso militare.

Nel 2016, il New York Times ha poi pubblicato un editoriale elogiando il lavoro di Buttigieg come sindaco e chiedendosi “se avesse qualche chance di diventare il primo presidente gay d’America”. Il 14 aprile di quest’anno Buttigieg ha annunciato di voler correre per le presidenziali del 2020 nel campo dei Democratici.

Sull’onda di questa candidatura, Peter Fox di Tabletmag.com ricorda che in realtà il primo candidato gay alla Casa Bianca fu Fred Karger per i Repubblicani nel 2011. Dichiaratamente omosessuale e di origine ebrea, Karger, con un modesto passato da attore di Hollywood era stato consulente prima di Ronald Reagan e poi di George H.W.Bush.

Quel che fece scalpore di Karger, soprattutto all’interno del partito repubblicano, assestato su posizioni ben più conservatrici, furono le sue dichiarazioni non solo in tema di diritti della comunità LGBT. Karger aveva una visione antiproibizionista in tema di aborto, era favorevole alla legalizzazione della marijuana e chiedeva una stretta sulla possibilità di acquistare armi. Nei suoi comizi di allora amava dichiarare di essere più progressista di Barack Obama.

Occorre ricordare che quando Karger presentò la sua candidatura, erano soltanto sei gli Stati americani che ammettevano la possibilità di matrimonio tra persone dello stesso sesso. Oggi, Karger, racconta Peter Fox, è convinto che Buttigieg abbia concrete possibilità di diventare presidente e sta facendo di tutto perché questo avvenga. Pur appartenendo a schieramenti diversi, Karger e Buttigieg hanno infatti da poco tenuto uno speech congiunto alla Brooklyn Library. Durante l’incontro, all’insegna del mutuo rispetto e del fair play, il giovane candidato democratico ha ringraziato il repubblicano Karger “per aver reso la strada più facile a tutti con la sua candidatura nel 2011”.

– Leonard Cohen: lettere d’amore all’asta

Forward.com rivela che tra il 5 e il 13 giugno oltre cinquanta lettere inviate da Leonard Cohen a Marianne Ihlen, la sua ex amante e musa, verranno messe all’asta da Christie’s. Marianne è la donna che ispirato brani come So Long, Marianne, Ehi, That’s No Way To Say GoodbyeLe lettere, che appartengono alla personale collezione di un privato che ha scelto di rimanere anonimo rivelano che Cohen non le ha mai veramente detto addio per sempre. Stando a quanto dichiarato da un responsabile di Christie’s le missive sono una testimonianza puntuale della loro relazione durante gli anni cruciali della carriera di Cohen, che incontrò Marianne per la prima volta nel 1960 sull’isola greca di Hydra. Nella prima lettera Cohen scrive: “È difficile scriverti, il surf è troppo rumoroso. La spiaggia è troppo affollata, e tu sei troppo nel mio cuore per scrivere qualcosa”.

Gianni Poglio

Giornalista, autore, critico musicale. Dopo numerose esperienze radiofoniche e televisive, ha fatto parte della redazione del mensile Tutto Musica e del settimanale Panorama (Mondadori). Conduttore dii talk show per Panorama d’Italia Tour, con interviste “live” ai protagonisti della musica italiana e di dibattiti tra scienza ed intrattenimento nell’ambito di Focus Live, ha pubblicato per Electa Mondadori il libro “Ferdinando Arno Entrainment”


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