Il documentario dedicato alla paladina americana dell’uguaglianza tra sessi. Che Bill Clinton nominò alla Corte Suprema degli Stati Uniti nel 1993
Vi riproponiamo questo articolo come omaggio alla paladina dei diritti civili e delle donne, giudice della corte suprema americana
Ruth Bader Ginsburg è conosciuta dai Millennial con l’appellativo di Notorious RBG, parafrasando il nome d’arte del leggendario rapper Notorious B.I.G. La ragione di questo nickname sta nel fatto che Ruth Bader Ginsburg, 85 anni, è una vera e propria icona pop oltre che simbolo di emancipazione civile anche tra le generazioni più giovani.
Alla corte di Ruth – RBG, il documentario diretto dalle registe Betsy West e Julie Cohen, nominato agli Oscar 2019 come best documentary, arriva nelle sale italiane il 15 luglio distribuito da Wanted Cinema e Feltrinelli Real Cinema.
Quel che raccontano le immagini è la straordinaria storia di una pioniera che si è sempre battuta per la parità dei sessi e i diritti delle donne (è nata il 15 marzo del 1933 a Brooklyn da genitori ebrei immigrati dalla Russia).
Dal 1963 al 1972 è stata professoressa di processo civile alla Rutgers University, con uno stipendio molto più basso rispetto ai suoi colleghi maschi perché aveva un marito con un reddito molto alto. Dal 1972 al 1980 ha poi insegnato alla Columbia University, prima donna con la cattedra, e co-autrice del primo libro scolastico di legge sulla discriminazione sessuale.
Il film, attraverso le cause affrontate e vinte che hanno fatto scuola nell’ambito della parità dei diritti e delle discriminazione di genere, esplora le tappe che l’hanno portata a essere la seconda donna, nominata da Bill Clinton nel 1993, tra i nove componenti della Corte Suprema degli Stati Uniti. Nonostante ciò, il suo percorso e il suo impegno sono rimasti, finora, in gran parte sconosciuti.
“Abbiamo preso a cuore l’approccio della Giudice Ruth Bader Ginsburg nei confronti del sessismo e delle avversità” spiegano le registe West e Cohen. “Quando dopo essersi laureata in Giurisprudenza con il massimo dei voti non riuscì a trovare un lavoro, tenne ben presente il consiglio di sua madre: ‘la rabbia è una perdita di tempo’. Alla fine, Ruth è stata in grado di usare le sue formidabili abilità legali per la giustizia e per le donne, una lotta che prosegue da cinquant’anni. Non c’è da stupirsi che sia un’icona del nuovo millennio“.
Giornalista, autore, critico musicale. Dopo numerose esperienze