La recensione del libro curato da Daniele Garrone, “Ebraismo, guida per non ebrei”
Potrebbe essere questo il sottotitolo del libro Ebraismo. Guida per non ebrei, curato da Daniele Garrone, insigne biblista e docente di Antico Testamento alla Facoltà valdese di teologia, uscito da poche settimane per la Claudiana Editrice. Non se la prenda l’esimio Woody Allen se scomodiamo una delle sue pellicole più divertenti per introdurre la presentazione di questo volume, né si offendano il curatore e la casa editrice per un riferimento che forse potrebbe apparire loro troppo ardito. A nostra discolpa possiamo affermare che, sfogliando le pagine di questo bel volume, si ha davvero la netta sensazione che l’intento sia precisamente quello indicato dal titolo del nostro articolo.
Torniamo a essere seri. Questo libro è la traduzione di un’analoga pubblicazione in lingua tedesca, le cui origini affondano nella Germania degli anni ‘70. In questo periodo, infatti, tra le comunità cristiane evangeliche del Paese cominciarono a circolare diversi pieghevoli d’informazione sull’ebraismo, per lo più per scopi didattici e divulgativi. Nel giro di un decennio dai pieghevoli si passò alla versione in volume, Was jeder vom Judentum wissen muss, (letteralmente “Ciò che tutti devono sapere sull’Ebraismo”), il quale ha riscosso un successo notevole, raggiungendo l’invidiabile traguardo delle dieci edizioni (la versione pubblicata dalla Claudiana Editrice è la nona).
Come il traduttore spiega nella sua introduzione, il testo è il risultato di un lavoro corale, pensato in ambito cristiano ma prodotto in costante dialogo e collaborazione con qualificati esponenti dell’ebraismo. Cosa si può trovare in questo libro? Semplicemente tutto. Basta scorrere l’indice per rendersene conto: dalla presentazione dei principali testi della tradizione ebraica all’analisi delle diverse correnti dell’ebraismo; dall’indagine sulla liturgia e le feste tradizionali alla narrazione storica; dall’analisi dell’incontro tra ebrei e cristiani a una dettagliata rassegna sugli aspetti biblico-teologici, quest’ultima sempre nella prospettiva di un confronto tra le due parti in causa, ebraismo e cristianesimo. Garrone ci ricorda anche che, essendo la versione originale del libro tedesca, molte sono le allusioni alla storia della Germania. Alla decisione di non alterare la versione originale, si è accompagnata l’urgenza di aggiungere qualcosa che desse un tocco “italiano” alla successione dei capitoli. Perciò è stata aggiunta un’appendice dedicata agli ebrei in Italia, dal principio del loro cammino fino ai decenni successivi alla Shoah.
Probabilmente qualcuno potrebbe notare che il mercato editoriale è ormai saturo di pubblicazioni sull’argomento. Ed è in parte vero: si possono contare almeno dieci testi simili, se non addirittura di più. A questa osservazione, però, potrebbero essere rivolte almeno due obiezioni. La prima: i volumi analoghi reperibili in commercio non sono sempre ben curati e attendibili, certamente non quanto questo, il quale, sin dalla prima pagina, si rivela preciso fino al dettaglio e immediato nell’esposizione. La seconda: questo libro è esclusivamente pensato per il pubblico cristiano ‒ principalmente per i cristiani evangelici, ma la sua utilità abbraccia ogni divisione del cristianesimo ‒ in un contesto storico-ideologico ben preciso, quello della Germania post-Shoah. Una Germania che aveva sì bisogno di emendarsi dall’ideologia nazista antisemita, ma, al tempo stesso, ha sentito il dovere di affrontare in modo definitivo un sentimento non meno abominevole e pericoloso, vale a dire l’antigiudaismo tradizionale, nato e cresciuto in seno alle comunità cristiane, sin dalle origini. Lo stesso che per secoli ha alimentato “pregiudizi, stereotipi e immagini distorte” che “hanno fatto parte del bagaglio del normale membro di chiesa cristiana”, come ricorda Daniele Garrone nella sua prefazione al volume. Perché se può senz’altro esistere un ebraismo senza cristianesimo, quest’ultimo, invece, rinunciando alla componente giudaica, perde completamente la propria ragione d’essere. Così scrive il teologo tedesco Hans-Christian Knuth: “Nei trascorsi decenni di dialogo cristiano-ebraico abbiamo imparato che non possiamo parlare dell’ebraismo senza parlare al tempo stesso della fede cristiana. Una rinnovata visione dell’ebraismo deve anche mutare la presentazione che i cristiani fanno di sé, se non vogliamo continuare a descrivere la nostra identità come separazione dall’ebraismo e sua denigrazione.”
Ciò che questo libro vuole dimostrare una volta di più è il supremo valore della conoscenza come arma efficace contro l’odio e il pregiudizio. Non è un caso che ne sia stata fatta una versione italiana. L’Italia, infatti, ha tutte le carte in regola per trarre giovamento da questa pubblicazione. Non solo sul nostro Paese pesa la colpa delle leggi razziali, ma il sentimento anti-ebraico (e anti-giudaico) è tuttora costante e radicato in ogni ambito della società, comunità religiose comprese. E benché siano stati compiuti molti passi in avanti, il concetto non sarà mai ribadito abbastanza.
Lo regalerò ai miei amici cristiani perchè capiscano la derivazione cristiana dalla tradizione popolare ebraica di Gesù & Soci e una copia ovviamente per me stesso per documentarmi e per darlo in prestito ogni tanto a persone interessate