Un punk rocker che osserva lo Shabbat, studia la Torah e che ama definirsi “gender nonconforming”. Presto, sarà molto famoso…
A soli 32 anni, il talentuoso cantautore americano Ezra Furman ha già pubblicato il suo ottavo album, l’adrenalinico Twelve Nudes, pubblicato il 30 agosto dalla Bella Union e da lui definito un disco “spiritualmente queer”.
Un album dichiaratamente punk, la cui rabbia contrasta con il look androgino e “gender fluid” dell’artista di Chicago, un ebreo osservante, che non si esibisce mai di venerdì sera, quando inizia lo Shabbat, che studia la Torah, e che sul palco si trucca e si veste come una donna.
I suoi nonni riuscirono a scampare ai campi di sterminio, perchè, come dichiarato da lui stesso, “furono abbastanza spaventati da lasciare casa in tempo”. Suo padre è ebreo e sua madre si è convertita alla religione ebraica.
Nel 2013 Ezra ha incontrato i favori della critica internazionale con Day of the dog, il suo album più riuscito, ma è grazie alla serie tv di Netflix, Sex education, che le sue canzoni sono arrivate al grande pubblico. Come spesso accade nella storia del rock, a un grande e improvviso successo segue un periodo di crisi e di ripensamenti, tanto che alcuni anni fa Furman pensò di abbandonare il mondo della musica per intraprendere gli studi come rabbino.
In un’intervista a FT Weekend Magazine, Furman si dichiarò frustrato per la lentezza con la quale la sua carriera stava progredendo: “Stavo pensando molto seriamente di riprendere gli studi, diventare un insegnante o un rabbino”, aggiungendo che i suoi principali interessi sono due, “le canzoni pop e il giudaismo tradizionale”.
“Sono tempi disperati fatti per canzoni disperate”, ha scritto Ezra sulle sue pagine social per presentare il nuovo album, “ho scritto l’album nell’estate del 2018, un momento terribile. è il suono di me che lotto per ammettere che non sto bene con lo stato attuale della civiltà, dove uomini cattivi ci schiacciano e ci sottomettono. Una volta che ammetti quanto ti faccia stare male vivere in una società distrutta, puoi cominciare a resistere, e immaginarne una migliore. Questo è il nostro disco punk. L’abbiamo fatto a Oakland, molto velocemente. Bevevamo e fumavamo. Poi abbiamo reso le parti rumorose ancora più rumorose. Mi sono danneggiato la voce urlando. Le cose andavano male nel mondo e le canzoni sono nude, senza niente da nascondere”.
Durante i 28 minuti dell’album sono evidenti i richiami ai suoi numi tutelari Lou Reed e Ramones, ma anche a gruppi cult come Cheap Trick e New York Dolls. Il primo singolo estratto è Calm Down aka I Should Not Be Alone, accompagnato da un divertente video animato diretto da Beth Jeans Houghton aka Du Blonde, che mette subito in chiaro le coordinate sonore del progetto: voce, chitarra, batteria e poco altro, suono ruvido e lo-fi senza fronzoli, rabbia tipicamente punk.
Le sue riflessioni sul gender fluid emergono soprattutto nei brani Transition from nowhere to nowhere, che strizza l’occhio al glam rock, e nella ballad I Wanna Be Your Girlfriend (emblematico, in questo senso, il verso “Stavo pensando di cancellare Ezra e diventare Esme”).
In Twelve Nudes non mancano poi i brani più apertamente politici, come Evening Prayer (AKA Justice) e In America. Quest’ultimo mostra tutte le sue doti di songwriter urticante e ironico allo stesso tempo: “Non mi interessa cosa intendesse dire Ben Franklin/ Cosa dicevano quei proprietari di schiavi/ Sono tutti morti/ Ci sono troppe canzoni rock/ Metti tutto in due minuti di canzone pop/ Avevo davvero bisogno di una canzone d’amore per l’America”.