Dischi, libri e film: i nostri consigli per suoni, visioni e letture che regalano bellezza ed emozioni. Senza frontiere…
Un’immersione profonda nel dolore, nell’oscurità. Per ritornare a galla, vedere la luce e, magari, trovare un po’ di pace. C’è tutto questo in estrema sintesi nelle canzoni del nuovo disco di Nick Cave (per inciso, uno degli artisti che non hanno mai sostenuto il boicottaggio nei confronti di Israele per quanto riguarda le performance ed i concerti).
Ghosteen, è forse il capolavoro di una carriera, uno di quegli album che nascono dalle viscere e che entrano nelle viscere di chi lo ascolta.
Cave non è più lo stesso uomo e nemmeno lo stesso artista dal giorno della morte del figlio quindicenne, Arthur, precipitato da una scogliera vicino a Brighton nel 2015. Dare un senso alla perdita, immaginare che ci sia qualcosa oltre la morte, cercare uno spiraglio nel buio: questo è il terreno su cui si muovono le undici canzoni del disco, un album senza pulsioni ritmiche, fatto di voce, cori, violini, tastiere e synth orchestrati da un sempre più ispirato Warren Ellis.
Sono brani spettrali, a tratti devastanti, ma bellissimi quelli di Ghosteen. Tutti caratterizzati da una vocalità accesa, che alterna fragilità estrema e ferocia. Di strofa in strofa, di canzone in canzone.
Turba l’ascolto di un disco così intenso, ma al tempo stesso quel turbamento, che è impossibile non provare, racconta che la vera arte è sentire, emozionarsi.
Per tutto il resto ci sono la trap, il reggaeton e i tormentoni latini americani…
Giornalista, autore, critico musicale. Dopo numerose esperienze