Cultura
Rabbi Barbara: la nostra sukkah in Calabria, la terra del cedro

“Nella Torah la sukkah è l’unica struttura che ci viene ordinato di costruire in modo da consentirci di vedere attraverso il tetto e guardare le stelle…”

Qui in Calabria siamo vicini a tutti gli ebrei di tutto il mondo quando celebriamo la festa che mia figlia adorava chiamare “campeggio ebraico“. Mangiamo e persino dormiamo all’aperto in una piccola capanna temporanea chiamata “sukkah” in occasione di Sukkot.

Nella Torah la sukkah è l’unica struttura che ci viene ordinato di costruire. La Torah ci richiede di costruire la sukkah in modo da consentirci di vedere attraverso il tetto e guardare le stelle in modo da poter sentire completamente la nostra connessione con il mondo naturale. La sukkah ci ricorda il tempo in cui noi ebrei vivevamo nel deserto ma anche quanto siano fragili e temporanei tutti gli edifici, persino quelli costruiti con mattoni e malta o con pietra, acciaio e cemento.

Le benedizioni sotto la sukkah sono importanti quanto la struttura stessa, in particolare la cerimonia che presenta un frutto dalla forma strana e un mazzo di rami, simboli ebraici che offrono una lezione importante. È interessante notare che il frutto di Sukkot, chiamato “etrog” in ebraico e “cedro” in italiano, è originario della Calabria. Una favolosa fattoria di etrog funziona a pochi chilometri dalla nostra sinagoga in una città chiamata Santa Maria del Cedro. Spesso mi viene chiesto se raccolgo i miei etrogim lì. Purtroppo no. Come donna rabbino che indossa una kippah, mi è stato proibito di entrare nella fattoria…

Qui in Calabria teniamo il cedro appoggiato al bouquet di rami per tenere a mente che ognuna di queste quattro specie simboleggia un importante elemento cabbalistico. Le piccole foglie a forma di mandorla del ramo di mirto simboleggiano i nostri occhi, ricordandoci che non dobbiamo mai chiuderli di fronte alle ingiustizie del mondo.

La foglia sul ramo di salice, lunga e sottile, rappresenta la nostra bocca, il che significa che non è sufficiente riconoscere l’ingiustizia. Una volta individuata, bisogna sapersi opporre ad essa.

Il ramo di palma, lungo, rigido e inflessibile, simboleggia la nostra spina dorsale e ci dice che abbiamo bisogno di forza per resistere all’ingiustizia e per agire.

Alla fine, quando prendiamo il bouquet dei rami, e lo spingiamo contro il cedro notiamo che il cedro ha la forma del muscolo cardiaco, il che significa che tutto ciò facciamo per rendere il mondo un posto più giusto deve essere fatto con amore e compassione, con un buon cuore.

Qui in Calabria, alla Sinagoga Ner Tamid del Sud, ci godiamo la nostra sukkah in montagna, costruita sotto il “pergolato”, il pergolato dell’uva dove facciamo regolarmente le nostre benedizioni di Shabbat Kiddush. Più di cinquanta dei nostri membri, amici e vicini si sono uniti per celebrare questa gioiosa festa ebraica e, per sottolineare questo felice incontro, abbiamo usato mele di carta per registrare i nostri pensieri su quel che c’è di buono nel nostro mondo. Le nostre decorazioni per la sukkah sono state incise con benedizioni personali e messaggi di speranza rivolte a genitori e nonni, ma anche a fiumi e montagne.

Al bagliore della luna piena abbiamo immerso le mele nel miele, ci siamo goduti la musica e le canzoni e abbiamo a condiviso storie di famiglia e ricordi preziosi. Siamo “b’nei anousim” italiani che stanno iniziando a scoprire e ad abbracciare le nostre radici ebraiche. Stiamo rivendicando tradizioni che ci sono state rubate ai tempi dell’inquisizione, e la tradizione del Sukkot è solo una delle tante celebrazioni che ci indicano la via per il nostro ritorno al giudaismo e per offrirci un sentito “benvenuto a casa”.

Testo di Rabbi Barbara Aiello

Rabbi Barbara Aiello è la prima rabbina donna d’Italia. Ha servito comunità in Italia, Grecia e Stati Uniti e ora lavora con gli studenti di conversione attraverso Darshan Yeshiva: è la fondatrice e leader spirituale della prima sinagoga attiva in Calabria a 500 anni dai tempi dell’Inquisizione: Ner Tamid del Sud.


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