Secondo appuntamento con i JTalks Streaming Edition. Si parla di strategie per combattere il razzismo, l’antisemitismo e ogni discriminazione
Melissa Sonnino è da nove anni nel team di CEJI, Jewish Contribution to an Inclusive Europe, come coordinatrice di vari progetti europei e formatrice. Sarà con noi giovedì 26 marzo per il secondo appuntamento con i JTalks – Streaming Edition, organizzati in collaborazione con l’assessorato giovani della Comunità ebraica milanese, per parlare di odio online e offline e di come contrastarlo. O meglio, di come possiamo difenderci dall’odio.
“Il tema è cosa possiamo fare a tutti i livelli, sociali e individuali. Ci sono infatti molte risposte possibili per contrastare chi esprime l’odio, dal mettere a punto un racconto alternativo, capace di scardinarne i presupposti, fino alle segnalazioni alle diverse piattaforme online di comportamenti negativi. Occorre però avere ben chiari i confini legali”.
Cosa significa?
“Ci sono discorsi formulati con parole che urtano la nostra sensibilità, risultano molto fastidiosi e catalogabili a livello emotivo come discrosi d’odio che però rientrano nell’ambito legale. Per questo bisogna conoscerlo bene: consente di muoversi correttamente. E lo stesso riguarda l’illegalità: come bisogna muoversi in questi casi?”
L’odio può raggiungere livelli estremi, fino al crimine.
“Certo, e in questi casi le persone hanno bisogno di sentirsi utili: cosa posso fare io per contrastarli? è la domanda più frequente. Allora il nostro lavoro è quello di mettere in luce le interconnessioni tra i discorsi d’odio e i comportamenti più violenti da una parte e dall’altra consentire ai singoli individui di partecipare al contrasto di questi, dando loro gli strumenti per informarsi adeguatamente e indirizzarsi verso le giuste organizzazioni e istituzioni”.
Il suo lavoro riguarda in buona parte la formazione. Qual è il principio che guida i corsi?
“Il messaggio che vorrei dare è che ognuno ha la possibilità di trovare il proprio modo per contrastare i comportamenti d’odio e dare un contributo. A qualcuno sarà più congeniale rispondere direttamente ai messaggi d’odio, altri preferiranno fare un’opera di monitoraggio sui social, altri ancora si potranno impegnare nella produzione di una narrativa alternativa a quella del razzismo, dell’antisemitismo, della xenofobia. E questo è possibile grazie all’impronta pedagogica del nostro metodo: si parte su una riflessione su se stessi per educare alla differenza”.
Giovedì 26 marzo, ore 18.15 su Zoom e Facebook
È nata a Milano nel 1973. Giornalista, autrice, spesso ghostwriter, lavora per il web e diverse testate cartacee.