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Un ritratto (multiforme) dell’Israele di oggi
“Il mondo intero è un ponte molto stretto e l’importante è non avere paura”, ha scritto Rav Nachman di Breslov in una sua poesia. E a questo verso si è ispirata Fiammetta Martegani, nostra collaboratrice da Tel Aviv, ma soprattutto curatrice della mostra A Very Narrow Bridge un’antologia dell’arte israeliana contemporanea a Lecce. Quel ponte molto stretto potrebbe essere la vita, che pone diverse difficoltà agli uomini, davanti alle quali sono chiamati a reagire (e a non avere paura). Il ponte molto stretto, però, in questa specifica accezione, potrebbe essere Israele stesso, quasi fosse una sineddoche per indicare il mondo intero, e il modo di fronteggiare la paura quello artistico.
Sono infatti quindici gli artisti che raccontano i mille volti di Israele: «Ciascuno degli artisti di questa mostra, nel corso della sua vita, ha dovuto affrontare numerose difficoltà», spiega Martegani, «spesso dovute alle proprie origini: ebrei figli di sopravvissuti all’Olocausto; palestinesi nati a Gaza che hanno dovuto abbandonare la propria terra; ebrei di origine mediorientale cresciuti in uno Stato fondato da ashkenaziti; ebree ortodosse e musulmane che, come donne, cercano di emanciparsi in un “mondo di uomini”».
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Gli artisti di questa mostra sono molto diversi tra loro, qual è il filo rosso che li unisce?
«Hanno tutti in comune il tema della scrittura all’interno del loro lavori, in ebraico, arabo e yiddish e aramaico».
La scrittura racconta anche un altro elemento che mi pare molto forte in questa collettiva: la questione identitaria. Tutti gli artisti selezionati mi sembra che abbiano un’identità da proteggere.
«Esatto, questo è proprio l’elemento centrale. Tutti questi artisti, nel loro insieme – ebrei e musulmani, uomini e donne, gay e straight, religiosi e agnostici – rappresentano i numerosi volti di Israele, ed esprimono la propria voce attraverso l’uso della propria lingua di origine: ebraico, arabo, yiddish. Ma anche ebraico antico trascritto con l’utilizzo della calligrafia giapponese, da un artista buddista, che ha trovato il proprio tempio spirituale in Israele. Lo scopo di questa mostra, dunque, è esplorare l’uso dei diversi linguaggi e delle diverse identità di Israele – attraverso lo strumento artistico ed estetico – per cercare di superare le proprie paure e creare un ponte tra culture, religioni e identità diverse».
Sono queste le nuove voci di Israele?
«Nuove e vecchie, ci sono autori di tutte le generazioni, da giovanissimi a Tsibi Geva, il più grande artista israeliano contemporaneo, che ha rappresentato Israele al Padiglione israeliano della Biennale di Venezia».
Cosa significa raccontare Israele?
«Significa far vedere tutte le sfaccettature e i paradossi che compongono questo luogo, ricco di grandi diversità».
A comporre il mosaico di A very narrow bridge sono Anissa Ashkar con Amore e… cos’altro?; Michael Ben Abu con Il cerchio della vita; Amos Biderman con Ebreo a cavallo; Raya Bruckenthal con Un paradiso dorato; Tsibi Geva con Uccellino nel Wadi Ara; Leor Grady con Senza titolo-Lekhah Dodi; Kazuo Ishi con Kohelet; Liron Lavi Turkeinch con Aravrit; Dede & Nitzan con Oro; Haim Maor con Autoritratto con i miei genitori VS Khader, Machmud e Bisan; Lenore Mizrachi Cohen con Fiori preoccupati; Karam Natour con Il mondo sensuale III; Israel Rabinovitch con Sarò quel che sarò; Khader Oshah con Autoritratto e Ruth Noam Segal con Nessuna tempesta in vista.
La mostra è stata realizzata con il contributo di WeAreinPuglia, in partnership con l’Ambasciata d’Israele in Italia e il patrocinio dI UCEI, Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Regione Puglia, Provincia di Lecce, Città di Lecce, InfoTab tours, Lecceeventi, Cantina Leuci, Melograni Martino e The Of Music School.
A very narrow bridge
Museo Ebraico di Lecce, fino a settembre 2023
Via Umberto I n° 9
Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria.
Tel. e WhatsApp: 0832247016
info@palazzotaurino.com
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È nata a Milano nel 1973. Giornalista, autrice, spesso ghostwriter, lavora per il web e diverse testate cartacee.