La stampa italiana rende omaggio al grande studioso e saggista, scomparso a 92 anni, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane dal 1998 al 2006
«Non fare agli altri ciò che non vorresti per te. Tutto il resto è commento. Va’ e studia». Questa frase di Hillel, maestro della Mishnah ebraica vissuto ai tempi di Erode il Grande, Amos Luzzatto l’aveva inserita alla fine dell’intervento di fronte all’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi in occasione della Giornata della Memoria di 15 anni fa». Cosi inizia l’articolo di Repubblica dedicato al medico, studioso, scrittore ed ex presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane (1998-2006).
«Nato nel giugno del 1928, le Leggi razziste del 1938 lo costrinsero a fuggire dall’Italia per riparare a Gerusalemme e Tel Aviv nell’allora Palestina mandataria. Una volta tornato in patria nel 1946, il campo della sinistra, nelle sue varie declinazioni partitiche, divenne la sua scelta: «Le istanze egualitarie e di giustizia le ho ricavate proprio dalla cultura ebraica. La Bibbia ne è ricca, basta cercarle». Il ‘comunista che parlava ebraico’, come fu definito, è stato uno strenuo difensore di Israele, anche quando nel suo versante politico erano in pochi ad esserlo ricorda La Stampa.
Il Fatto Quotidiano, invece, lo ritrae così: «Il mio nome esatto è Amos Michelangelo Luzzatto, figlio di Leone Michele e di Emilia Lina Lattes. La mia famiglia è molto composita. I Luzzatto sono originariamente ebrei veneti, giunti, pare, dalla Lusazia, rintracciabili alla fine del XV secolo fra Venezia, il Friuli e il Veneto orientale», racconta Luzzatto in Conta e racconta: memorie di un ebreo di sinistra, pubblicato nel 2008 da Mursia. Era nato il 3 giugno 1928 a Roma. Suo padre, fervente socialista, fu bastonato e perseguitato dai fascisti. Nel 1939 emigrò con madre e nonni nella Palestina mandataria, il futuro Stato di Israele, tornando in Italia sono nel 1946.
Grande il suo impegno negli otto anni alla guida dell’Ucei, a difesa del pluralismo e delle libertà di tutti. «Rappresentare politicamente gli ebrei italiani“, raccontò nel 2015 al mensile Pagine Ebraiche, “ha significato per me difendere e valorizzare l’Intesa con lo Stato. Ma anche dare significato al nostro essere minoranza, una realtà che assieme ad altre minoranze possa offrire concretezza in Italia al pluralismo democratico non sempre adeguatamente sostenuto». E poi, aggiungeva Luzzatto, «Occorre fare ogni sforzo per poter esprimere in maniera unitaria il vissuto e le opinioni così diverse fra loro del pubblico ebraico». E ancora: «Coltivare la realtà ebraica europea, mantenere uno stretto rapporto con la realtà di Israele, religiosa e laica, senza atteggiarsi a rappresentanti della politica israeliana, funzione che in un mondo democratico ed evoluto spetta ai cittadini israeliani e agli organi che si sono dati» riporta Il Messaggero.
*Nella foto sopra, Amos Luzzatto sulla cover del libro “Conta e racconta Memorie di un ebreo di sinistra” – Mursia