Un episodio a Milano riporta di una lettera dal forte contenuto antisemita ricevuta a casa dal destinatario. E in effetti la Relazione annuale sull’antisemitismo in Italia da poco pubblicata dal Cdec conferma il fenomeno
Una lettera anonima come non se ne vedevano più da decenni è arrivata a casa di Stefano Jesurum per recapitargli una minaccia:
Stefano attento alle tue esternazioni se non vuoi diventare anche tu una pietra d’inciampo lì davanti al tuo portone
Naturalmente è seguita denuncia alla polizia, la pubblicazione della foto su Facebook e un articolo sul quotidiano La Repubblica. Ma anche un senso di angoscia e di incredulità: «Per la prima volta in vita mia» scrive Jesurum sulla sua pagina FB «Sono appena uscito da un commissariato di Polizia di Stato dopo aver presentato una denuncia per minacce antisemite».
Poco o nulla rispetto alla gravità di una lettera simile, ma molto invece per la conoscenza di questi fatti. Il Cdec ha da poco pubblicato la Relazione annuale sull’antisemitismo in Italia 2023 redatta dal suo Osservatorio antisemitismo che classifica, come spiega nell’introduzione, «come episodio di antisemitismo ogni atto intenzionale rivolto contro persone, organizzazioni o proprietà ebraiche, in cui vi è la prova che l’azione ha motivazioni o contenuti antisemiti, o che la vittima è stata presa di mira in quanto ebrea o ritenuta tale. L’Osservatorio, in tal senso, fa propria la definizione operativa di antisemitismo dell’International Holocaust Remembrance Alliance – IHRA .
L’Osservatorio viene a conoscenza degli episodi di antisemitismo attraverso i principali mezzi di comunicazione e le segnalazioni all’Antenna antisemitismo. Il numero effettivo degli episodi di antisemitismo è superiore rispetto a quello registrato, poiché la denuncia o la visibilità degli episodi varia secondo la tipologia; è più facile avere notizia di quelli più gravi mentre le offese verbali o scritte vengono più raramente denunciate».
La Relazione offre una fotografia dettagliata della situazione socio economica e culturale dell’Italia al tempo presente, nella convinzione che il malessere sociale, la povertà, il disagio facciano crescere il rancore, le attitudini razziste, xenofobe e antisemite.
Come sta l’Italia? «Nel 2019 il Censis definiva il paese “una collettività che ha smarrito il senso dell’investimento sul futuro”», si legge nella Relazione. Poi c’è stato il Covid che ha messo il Paese in uno stato di “latenza” sempre secondo il Censis, quindi la guerra in Ucraina, l’inflazione e l’emergenza energetiche che hanno portato una nuova definizione dell’Italia come “un paese affetto da sonnambulismo”. I dati che compongono questa situazione riflettono un disagio sociale che va a colpire diverse categorie della popolazione, tra cui i giovani: «Il 23,1% dei giovani tra 15 e 29 anni in Italia si trova nel limbo dei Neet, fuori da ogni percorso di lavoro, istruzione o formazione. La percentuale è la più alta dell’UE, oltre il doppio di quella di Francia e Germania. Il 12,7% degli studenti non arriva al diploma, abbandona precocemente gli studi».
Come si informano gli italiani? «Oggi circa 47 milioni di italiani, il 93,3% del totale, si informano abitualmente su almeno una delle fonti disponibili, l’83,5% sul web e il 74,1% sui media tradizionali. Sul versante opposto, sono circa 3 milioni e 300 mila, pari al 6,7% del totale, coloro che hanno rinunciato ad avere un’informazione puntuale su ciò che accade, mentre 700.000 italiani non si informano affatto.
Di fronte alla crescita incontrollata delle notizie, crescono le preoccupazioni. Il 76,5% degli italiani ritiene che le fake news siano sempre più sofisticate e difficili da scoprire, il 20,2% crede di non avere le competenze necessarie per riconoscerle, e il 61,1% pensa di averle solo in parte. Solo una minoranza del 18,7% ritiene con certezza di essere in grado di riconoscerle ».
In questo quadro la Relazione del Cdec analizza l’antisemitismo.
«Mentre per anni si è sostenuto che l’antisemitismo è un fenomeno del passato reso secondario dall’emergere di altre forme di discriminazione, in questi giorni assistiamo al suo ritorno in tutto il mondo.
Rispetto al passato, la forza politica dell’antisemitismo oggi si manifesta in molti modi: dalle marce antisraeliane (dentro le quali c’è chi chiede la morte degli ebrei), agli atti terroristici islamisti o della destra radicale contro ebrei e sinagoghe, agli stereotipi culturali o alle insinuazioni dall’antisemitismo virale che si diffondono sui social media, rafforzando la giudeofobia e gli atteggiamenti antiebraici», si legge, «L’attacco del 7 ottobre e la conseguente guerra a Gaza ha prodotto una ponderosa reazione antiisraeliana. Specie da parte di alcune correnti filopalestinesi, di estrema sinistra, di movimenti antagonisti, reazioni che spesso hanno assunto i caratteri di una più generale ostilità antiebraica. L’Italia è un Paese con una percentuale intorno al 10% di antisemitismo esplicita ma con una ampia area di pregiudizi antiebraici che si possono tradurre in ostilità, e le parole d’odio si traducono in azioni spregevoli contro gli ebrei».
Quali tipi di antisemitismo ci sono in Italia? «Considerando insieme i risultati delle dimensioni cognitive ed affettive i ricercatori hanno creato un indice aggregato di antisemitismo primario secondo il quale il 9% degli italiani è moderatamente antisemita e il 10% è fortemente antisemita. Per un totale non trascurabile del 19%.
Per quanto concerne gli atteggiamenti negazionisti e di banalizzazione della Shoah l’Italia esprime un’alta percentuale di sentimenti antisemiti moderati (33%). Questi numeri riflettono la crescente banalizzazione e l’utilizzo dei simboli dell’Olocausto nel discorso pubblico.
In Italia l’antisemitismo secondario coinvolge il 35% della popolazione italiana (33%) in forma moderata e il 2% in forma più decisa. Si può quindi concludere che l’antisemitismo secondario in Italia è maggiore dell’antisemitismo primario, e che questo dato complessivo preoccupa molto. La percentuale di intervistati che esprimono un’ostilità antisemitica legata ad Israele è superiore alla presenza di sentimenti antisemiti tradizionali e secondari. Questo potrebbe essere spiegato dal fatto che molti intervistati hanno trovato un modo “accettabile” per esprimere il loro antisemitismo pubblicamente, attraverso l’ostilità ad Israele. La media generale europea arriva al 49% (fortemente + moderatamente antisemiti), quella dell’Italia è del 45% (7% fortemente e 38% moderatamente antisemita)».
Naturalmente tutto questo poi si traduce in azioni contro gli ebrei. Al netto del fatto che i dati raccolti dal Cdec sono sottostimati perché spesso questi fatti non vengono denunciati, la Relazione mostra un aumento importante nel 2023: si parla di 454 casi contro 241 accaduti nel 2022. Secondo i ricercatori, «Non era mai accaduto di registrare un numero così elevato di episodi nel corso di dodici mesi, di cui 216 tra ottobre e dicembre. Dopo gli eccidi di Hamas del 7 ottobre si è verificato un mutamento radicale, che ha riportato ad un’atmosfera simile a quella del 1982 durante la prima guerra del Libano, quando in Italia si verificò la più grave ondata di antisemitismo dalla fine della Seconda guerra mondiale, culminata nella bomba collocata e fatta esplodere negli uffici della Fondazione CDEC e nell’attentato sanguinario alla Sinagoga di Roma ad opera di terroristi palestinesi».
Fino ad ora la maggior parte dei casi raccolti dall’Osservatorio antisemitismo rientravano nella tipologia Diffamazione e insulti, ovvero narrative/pregiudizi/stereotipi antisemiti applicati alla realtà virtuale, solitamente sui social oppure in contesti reali come il bar o il supermercato. «Dopo il 7 ottobre l’Osservatorio ha registrato però un netto cambiamento: circa metà degli atti contro gli ebrei sono avvenuti offline: minacce di morte, scritte sui muri interni di locali frequentati da ebrei, mezuzah strappata dalla porta, lettere minatorie inviate a comunità ebraiche, aggressioni (verbali e fisiche) a studenti in scuole ed università, forte incremento dell’attività dei gruppi BDS in alcune università, molestie e pressioni ai danni di studenti ebrei e/o israeliani, vandalizzazioni di case e proprietà di ebrei».
La ricerca completa si può leggere sul sito del Cdec
È nata a Milano nel 1973. Giornalista, autrice, spesso ghostwriter, lavora per il web e diverse testate cartacee.
Piena e profonda solidarietà a Stefano Jerusum per questo atto vile e ripugnante di antisemitismo. Le idee si discutono a volto scoperto e con parole oneste, non con minacce anonime.
Massimo Giuliani