“L’attacco alla sinagoga di Pittsburgh è stato ispirato da una visione folle che contrappone gli uomini e le donne della White America a tutti gli altri”
“Negare agli ebrei il diritto d’autodeterminazione è un atteggiamento antisemita”. Lo ha dichiarato Bernie Sanders, l’esponente democratico candidato alle primarie del partito per la scelta del candidato da opporre a Donald Trump nel 2020.
“Sono orgoglioso di essere ebreo e di sostenere Israele” ha sostenuto Sanders in un articolo scritto per Jewish Currents. Sanders poi si è soffermato, cosa che raramente succede, sulla storia della sua famiglia specificando che il concetto di antisemitismo non rappresenta qualcosa di astratto rispetto al suo vissuto.
Suo padre abbandonò la Polonia nel 1921 ed emigrò negli Stati Uniti per fuggire dalla povertà ma anche dai primi segnali di ostilità nei confronti degli ebrei. “I parenti di mio padre rimasti in Polonia dopo l’ascesa al potere di Hitler sono stati uccisi dai nazisti” spiega Sanders, aggiungendo di essere ben consapevole di quanto siano pericolose le politiche suprematiste e di quanto sia necessario alzare la voce contro queste visioni.
Quanto al presente, il senatore dem ribadisce che l’ondata di violenze in corso, incluso il tragico attacco alla sinagoga Tree of Life di Pittsburgh, sono in qualche modo ispirate da una visione miope che contrappone gli uomini e le donne della White America a tutti gli altri. Quello che viene messo in dubbio in questi tempi è l’idea di democrazia multirazziale.
Tra le teorie circolanti che Sanders osteggia con maggior determinazione c’è quella della cospirazione secondo cui gli ebrei avrebbero ordito un piano per un’invasione di migranti in America destinati a sostituire i bianchi.
“La condanna dell’antisemitismo è uno dei valori fondanti delle posizioni progressiste” spiega Sanders, spiegando che il gioco della destra americana e di Trump è accusare le forze progressiste di atteggiamenti antisemiti. “L’inganno sta qui” spiega. “Criticare le politiche dello stato di Israele non ha nulla a che vedere con l’antisemitismo” conclude ricordando la sua esperienza in kibbutz nel 1963, nei pressi di Haifa: “Lì ho sperimentato la forza dei valori progressisti su cui è stato fondato lo stato di Israele”.
Giornalista, autore, critico musicale. Dopo numerose esperienze