Cultura
Breve storia degli ebrei egiziani in Francia

Accoglienza e integrazione di una comunità

Ancora oggi esiste uno spesso velo che copre le storie degli ebrei nordafricani.
Misconosciuti dai più e perlopiù ignorati dalla storiografia che si occupa di Africa e Vicino Oriente, degli ebrei nordafricani si è cominciato a parlare in Italia negli ultimi 20 anni, grazie soprattutto al lavoro fatto dalle stesse comunità emigrate. Fortunatamente, le storie di queste persone che formavano una parte del tessuto sociale nordafricano, sono sempre più note; meno conosciuto è il loro destino dopo il processo di decolonizzazione e la loro espulsione dai vari paesi dove vivevano da secoli.

A partire dagli anni 40, con la nascita dello Stato di Israele, l’accesso all’indipendenza di diversi paesi nordafricani e l’instaurazione di nuovi regimi, dei profondi cambiamenti avvennero sia all’interno dei vari paesi nordafricani che all’interno delle stesse comunità ebraiche.
In Egitto, in seguito alla creazione dello stato di Israele, la comunità cosmopolita e molto diversificata degli ebrei egiziani, subì violenze e pressioni tali che dovette lasciare il paese. In due anni, tra il 1948 e il 1950, 20.000 ebrei, sugli 80.000 registrati dopo la seconda guerra mondiale, abbandonarono il Paese. Negli anni successivi, centinaia di ebrei furono arrestati e deportati, centinaia di aziende sequestrate, i conti bancari vennero bloccati. Il 23 luglio 1952, il generale Naguib prese il potere al posto del re Farouk. In un primo momento la situazione per gli ebrei migliorò e sembrò tornare la calma, nonostante alcune tensioni ancora presenti ma la situazione cambiò di nuovo con l’avvento al potere di Gamal Abd el-Nasser nell’aprile 1954. Da quel momento in poi, gli ebrei non ebbero più posto in Egitto. Le continue violazioni delle libertà e, successivamente, le tensioni legate alla crisi del Canale di Suez (29 ottobre – 7 novembre 1956) spinsero 50.000 ebrei ad andarsene prima dell’inizio del 1958; a questi se ne aggiungono altri 10.000 tra il 1958 e il 1961.  All’inizio degli anni ‘70 gli ebrei presenti in Egitto erano meno di 1.000.

I paesi in cui questi si recarono furono principalmente Israele, Francia, Stati Uniti, Italia, Svizzera e diversi paesi sudamericani.
Circa 11.000 membri della comunità ebraica, tra il 1956 e il 1966, si diressero verso la Francia, per rimanervi o come ponte verso altre destinazioni. Di questi, 7.000 erano francesi e 4.000 stranieri o apolidi. La scelta della Francia derivava sia dal fatto che molti avevano già una nazionalità francese sia per ragioni culturali o linguistiche o a causa di legami economici familiari su quel territorio. I rifugiati egiziani partivano senza nulla: 20 chili di bagaglio e tra le cinque e le venti sterline egiziane perché era vietato andarsene con più soldi. I più lungimiranti (o quelli che erano stati in grado) avevano acquistato merci o inviato denaro in Europa in anticipo; ma, il più delle volte, la maggior parte di loro si era ritrovata, dopo una vita soddisfacente, a esser povera e senza casa improvvisamente.
Arrivati dunque in Francia, questi rifugiati vennero presi in carico dal Cojasor (Comité juif d’action sociale et de reconstruction), un’ istituzione, fondata nel 1945 e ancora attiva, che ha come obiettivo l’aiuto sociale e, per ciò che ha riguardato i profughi dai paesi dell’Africa del Nord, il tentativo di contribuire al loro reinserimento nella nuova realtà che erano destinati ad abitare.
A partire dal 1956, su proposta del Cojasor e con l’ausilio del Service social d’aide aux émigrants (SSAE) e della Croce Rossa francese, lo stato francese istituì un “Fondo Comune per l’Insediamento dei Profughi d’Egitto” (grazie ai finanziamenti nazionali nonché ai fondi dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati e dell’American Jewish Joint Distribution Committee).

Il Cojasor operò in diversi modi: a livello materiale, con prestiti o aiuti finanziari per installarsi in un nuovo paese e per piccoli acquisti essenziali (un letto, una scrivania, delle sedie) e aiutandoli a trovare un lavoro. Inoltre, si attivò anche in sede giudiziaria, sostenendo le loro richieste nei confronti dell’Egitto. Infine fu un riferimento, anche se non sempre ottimale, per avere un supporto psicologico.
Negli archivi del Cojasor, preziosa e pressocché inutilizzata fonte, troviamo innumerevoli storie riguardo alle 4300 famiglie che, dal 1956 al 1967, arrivarono a Marsiglia dall’Egitto: ebrei di nazionalità francese, italiana, greca, turca, tunisina, portoghese e ancora tanti apolidi.
Il problema principale era fornire un tetto per tutti e per questo tante famiglie finirono in alberghi di ogni tipo. Col tempo, una percentuale relativamente ampia di profughi dall’Egitto riuscì a vivere in nuove località stabilite nei grandi sobborghi di Parigi che allora stavano nascendo: Villiers-le-Bel, Épinay, Sarcelles, Orly, Créteil, Gennevilliers. È interessante notare, come risulta dagli archivi del Cojasor, che i prestiti che vennero erogati ebbero un alto tasso di restituzione: fu un processo lento ma gli ebrei egiziani resero, in generale, le cifre che gli erano state accordate per ricominciare la propria vita.

Circa il 14% di tutti gli ebrei in Egitto si è infine stabilito in Francia; nel complesso si può parlare di un insediamento positivo per questa comunità cosmopolita che seppe superare situazioni spesso difficili. Resta una amarezza di fondo dato che questa comunità si vide sradicata in pochi anni dal proprio paese mediterraneo.
Vi è inoltre una ulteriore riflessione da fare in merito a questa comunità: gli ebrei egiziani hanno sempre avuto poco spazio nell’immaginario del mondo ebraico nordafricano. Alcuni autori come Krämer e Laskier in passato, Beinin, De Aranjo e Miccoli, più recentemente, hanno aperto importanti strade di ricerca su questo mondo ebraico ormai scomparso.

L’articolo da cui è tratto questo sunto è “L’accueil des juifs égyptiens en France et le rôle du Cojasor (1950-1970)”, in The Maghreb Review, volume 46, N.4, 2021  

Bibliografia
Beinin, Joel, 1998, The Dispersion of Egyptian Jewry: Culture, Politics, and the Formation of a Modern Diaspora. Berkeley:  University of California Press
http://ark.cdlib.org/ark:/13030/ft2290045n/
De Aranjo, Alexandre, 2010. “L’Accueil des Réfugiés d’Égypte en France et leur réinstallation en Région Parisienne 1956-1960” in Colette Zytnicki éd., Terre d’exil, terre d’asile. Migrations juives en France aux XIXe et XXe siècles. Paris, Editions de l’Éclat, « Bibliothèque des fondations ».
De Aranjo, Alexandre et Rallières Jean-Michel, 2015. “Les Juifs d’Égypte”, Hommes & Migrations, 2015/4 (n°1312).
De Aranjo, Alexandre, 2014. “En France ou en Grande-Bretagne ? Les réfugiés juifs d’Égypte en 1956”, Archives Juives, Vol. 47, 132-145.
Laskier, Michael, 1992. The Jews of Egypt 1920-1970 : In the Midst of Zionism, Anti-Semitism and the Middle East Conflict. New York: New York University Press
Laskier, Michael, 1995. “Egyptian Jewry under the Nasser Regime 1956-1970”, Middle Eastern Studies, 31, 3, 573-619.
Miccoli, Dario, 2015. Histories of the Jews of Egypt: an Imagined Bourgeoisie, 1880s-1950s. London ; Routledge.
Saunut, Sophie, 2006. L’immigration des Juifs d’Égypte vers la France entre 1948 et 1970. Mémoire présenté sous la direction d’Anne Grynberg et d’André Kaspi, Université Paris I Panthéon Sorbonne, Années 2004-2006.

Filippo Petrucci
collaboratore
Giornalista e dottore di ricerca in storia dell’Africa. Si occupa di ebraismo in Africa del Nord in epoca contemporanea e moderna, della storia della comunità ebraica italiana in Tunisia, delle dinamiche storico-politiche nel Vicino Oriente e in Israele e di Storia dell’Africa del Nord. Collabora con l’Università di Cagliari e attualmente lavora per lo United States Holocaust Memorial Museum, istituto per il quale rintraccia e intervista gli ultimi testimoni della seconda guerra mondiale.
Vive e lavora a Cagliari, sua città natale.

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