Lo scrittore israeliano compie oggi 85 anni. E l’Istituto Italiano di Cultura di Tel Aviv lo festeggia con la presentazione del suo tredicesimo romanzo “La figlia unica”
Definito dal New Yorker the “Israeli Faulkner”, oggi, 9 dicembre, uno dei più grandi scrittori israeliani contemporanei compie 85 anni e ieri, per festeggiarlo, l’Istituto Italiano di Cultura di Tel Aviv ha ospitato una serata in suo onore, con l’occasione di presentare il suo tredicesimo romanzo La figlia unica (Einaudi, trad. di Alessandra Shomroni), uscito in Italia il mese scorso.
Ad accoglierlo, oltre al pubblico entusiasta, il neo Ambasciatore Sergio Barbanti e la neo Direttrice dell’Istituto Maria Sica, che hanno entrambi salutato e omaggiato con grande affetto uno degli scrittori che, dagli anni Ottanta a oggi, ha meglio rappresentato Israele in Italia.
Lo stesso Yehoshua, prima ancora di entrare nei dettagli della sua ultima opera, ha dedicato la prima parte della serata inquadrando il suo lavoro all’interno della più vasta narrativa israeliana, sottolineando le grandi difficoltà da questa incontrate, nei primi anni dopo la fondazione dello Stato, nel varcare i confini dell’Europa e dell’Italia.
Come messo in luce dallo scrittore, torning point fu la Guerra dei Sei Giorni e l’inizio, da parte di molti suoi colleghi, di un movimento letterario critico nei confronti della nuova politica espansionista adottata dal Governo israeliano.
Fu questa nuova corrente letteraria, capitanata da David Grossmann con l’opera Vedi alla voce amore, a far approdare in Italia, a partire dagli anni Ottanta, i grandi nomi della new wave israeliana: da Moshe Shamir a Yaakov Shabtai, da Amoz Oz a Meir Shalev.
Filo conduttore tra questi autori, oltre al tema del sionismo, anche quello dell’identità che, nella cultura ebraica, è complessa per definizione. Come descrive lo stesso Yehoshua: “Se il tema principale della letteratura inglese è il conflitto tra classi sociali, in quella francese il rapporto uomo – donna, e in quella americana la conquista del territorio parallelamente a quella della libertà, il tema centrale della letteratura ebraica è l’identità. Il 50% degli ebrei fuori dallo Stato di Israele – continua lo scrittore, gerosolomitano da cinque generazioni – sono il prodotto di famiglie ‘miste’, con tutte le problematiche che ne conseguono”.
Proprio come la famiglia di Rachele Luzzatto, la ragazzina dodicenne protagonista del suo nuovo romanzo, ambientato nella Padova di fine secolo. Quando le offrono di impersonare la parte della Madonna in una recita scolastica, il padre glie lo vieta per via delle sue origini ebraiche. Si tratta di solo della prima di una lunga serie di conflitti interiori ed identitari, come quello della cerimonia di Bat Mitzvà, a cui sono invitati anche i parenti cattolici del lato materno.
Come spiega l’autore, pur trattandosi – nelle tematiche e nello stile – di un’opera decisamente israeliana ed ebraica, al tempo stesso, per scriverla, si è fortemente ispirato anche alla letteratura italiana, in particolare al capolavoro letterario Cuore, che in Israele ha avuto una grandissima eco e che per Yehoshua è stato un pilastro fondante al punto di averlo spinto a intraprendere la sua carriera letteraria. Un libro che lo ha talmente influenzato da aver cercato di ricreare nella classe della protagonista, Rachele, la stessa atmosfera della classe del piccolo Enrico di Edmondo De Amicis.
“I love Italy: la considero una seconda patria” ha dichiarato Yehoshua prima di concludere la serata. “Credo anche che – grazie al forte legame esistente tra i nostri Paesi, a partire dal cristianesimo, una delle tre grandi religioni di questo Paese – l’Italia, e in particolare il Vaticano, abbiano un enorme potenziale nel diventare partner fondamentali per la risoluzione del conflitto arabo-israeliano. A cominciare dalla questione di Gerusalemme, luogo santo delle tre religioni monoteiste. Andrebbe ribattezzata ‘Datican’ – conclude Yehoshua – che in ebraico, letteralmente, significa ‘la mia religione è qui’, poiché la Città Santa appartiene a tutti noi”.
Mazal tov Boolie!
Curatrice presso il Museo Eretz Israel, nasce a Milano nel 1981 e dal 2009 si trasferisce a Tel Aviv per un Dottorato in Antropologia a cui segue un Postdottorato e nel 2016 la nascita di Enrico: 50% italiano, 50% israeliano, come il suo compagno Udi. Collaboratrice dal 2019 per l’Avvenire, ha pubblicato nel 2015 il suo primo romanzo “Life on Mars” (Tiqqun) e nel 2017 “The Israeli Defence Forces’ Representation in Israeli Cinema” (Cambridge Scholars Publishing). Il suo ultimo libro è Tel Aviv – Mondo in tasca, una guida per i cinque sensi alla scoperta della città bianca, Laurana editore.