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Che cos’è l’ebraismo? Risponde il cristianesimo protestante

Come viene percepita la religione ebraica nelle altre fedi monoteiste. Seconda puntata

Il secondo incontro, che ha tra gli scopi l’osservazione delle radici ebraiche nella quotidianità dei fedeli di altre religioni, è con il Cristianesimo di matrice protestante, rivolgendo in tal modo i passi verso l’osservazione dell’incontro e del dialogo nelle diversità.
E proprio l’incontro nelle diversità, in alcuni casi sfocia in una forma di dialogo a beneficio di entrambi e di coesione; in altri, invece, può generare la disumanizzazione dell’altra persona e incorrere in situazioni piuttosto drammatiche, come ad esempio i fenomeni di discriminazione, antisemitismo, offese dinanzi al fatto di professare pubblicamente il proprio culto nel vestiario o in altri comportamenti; oppure ancora, guardando alla storia, dando vita a quei fenomeni di ghettizzazione, dei quali conserviamo la memoria dal 1516, passando per il 1555, con i relativi ghetti di Venezia e Roma, ma che tuttora si verificano in forme differenti. In particolare, è il caso dei fenomeni di auto-ghettizzazione sociale, ovvero quando un esigente numero di persone si costituisce in qualità di comunità territoriale rieditando il panorama etnico di un condominio o di un quartiere, come nel caso di Via Paolo Sarpi a Milano, così come nel quartiere Esquilino di Roma.

Inoltre, «il fattore religioso», in una società laica (e ciò non vuol dire essere lontani dalla cultura religiosa di una popolazione), «non connota più né delimita le possibilità di relazionarsi tra le persone», non è più un simbolo fortemente visibile di riconoscimento, «tra di noi oggi potrebbe aggirarsi un prete senza che noi ne sappiamo nulla», dice P., cristiano luterano. «Non guardiamo più al simbolo, all’abito di una persona, quella di oggi – se pure in alcuni casi sembra il contrario – è una società che guarda al carattere delle persone». E ribatte: «noi supponiamo a prescindere che chiunque ci si ponga dinanzi possa essere o ateo o cattolico, non ci sono vie di mezzo. Già nel duello tra ateo o cristiano ci sarebbe un po’ più di apertura anche nei nostri confronti e immagino che di questo passo sarebbe ben più difficile anche solo precisare la distinzione tra ateo o religioso… Quindi, è vero che quella di oggi è una società che guarda al carattere, ma talvolta si dimentica di tutto il contorno, ad esempio: non riuscire a fare delle distinzioni inclusive circa l’esistenza di altre realtà religiose non solo lascerebbe al di fuori me, che sono cristiano luterano, ma anche l’Ebraismo e l’Islam. Mi spiego meglio: se tu conosci una persona di religione ebraica, mica gli offri una carbonara, però, continuando a pensare che tutti siano cattolici (o atei) non avresti nessun problema nel farlo».

 Quindi, per rispondere alla domanda Che cosa è l’Ebraismo? «Senza dubbio», continua P. «Posso dire che gli ebrei sono miei fratelli, proprio come sostiene il Papa dei cattolici, Francesco, perché senza di loro non sarei qui in quanto cristiano. Certo, qui uno potrebbe chiedermi: perché non sei ebreo, allora? E risponderei così: io credo nella Bibbia però, in aggiunta, per me è importante la figura di Gesù in quanto il Cristo, e questo è un fatto di fede. Una fede che non indica alcun tipo di qualità aggiuntiva o sottrattiva, semplicemente fede», conclude.

Il secondo incontro è stato con A., cristiano calvinista.
 «I nostri rapporti sociali, religiosi e soprattutto umani, fortunatamente, sono stati molto rivisitati e riformulati. Oggi bisogna riabilitare la storia. E questo recupero è importante perché ci insegna ad allontanarci dal compiere azioni contro gli uomini». 

E in che modo la storia aiuterebbe in questo senso?
 «Mostrandoci le conseguenze che causano simili azioni». 

Ora, ad esempio, si può pensare che le persone vissute 500 anni fa siano troppo differenti da come siamo noi oggi? «No, sono molto più simili a noi di quanto non crediamo», così, continua A., «dinanzi alle oscenità, alla fame, alle disgrazie e alle sofferenze a cui gli uomini di 500 anni fa partecipavano, questi reagivano proprio come noi potremmo reagire, disapprovazione inclusa. Noi oggi disapproviamo il fatto che fossero state perseguitate le comunità ebraiche a partire dal XVI. È stata una lotta spietata e a senso unico e questa ingiustizia è stata sottolineata anche attraverso alcune dichiarazioni uscite durante questi ultimi 40 anni dagli incontri tra gli esperti in ambito protestante che hanno trattato il tema del dialogo tra i cristiani e gli ebrei. Questo è stato fatto specialmente per evitare una rinascita, come è accaduta durante il periodo nazista, del pensiero antisemita tratto dal libro di Martin Lutero nei confronti della comunità ebraica».

Negli spazi di vita moderna, dove o in che modo è possibile dialogare tra queste religioni, entrare in contatto?


H. è un fedele battista che vive vicino a Roma, il quale, precisa che dal punto di vista teologico può essere più complesso potersi incontrare, però, la Bibbia resta il luogo fisico, storico e d’amore dove Dio rende unico e grande il proprio popolo. E con l’Ebraismo non solo viene condiviso il testo sacro, ma soprattutto la sofferenza, le gioie, i dolori e tutto il tempo trascorso a dedicare a Dio le proprie azioni, tutte. Ed ecco qui che, allora, viene mostrato un altro luogo d’incontro: quello nelle emozioni e nei sentimenti, specialmente oggi, dove la solidarietà, l’incontro e il senso di vicinato tra essere umani che  convivono ogni giorno a contatto con tante e religioni e innumerevoli vite differenti.

Questo secondo incontro ha seguito una direzione differente rispetto al primo, probabilmente perché la storia che lega queste comunità (luterana, calvinista e battista) con l’Ebraismo è tanto emblematica quanto strettamente correlata. Ciò, non solo attraverso uno stesso sedimento di storia sacra e teologica, come la Bibbia, ma anche nel cammino intrapreso durante l’ultimo secolo per l’emancipazione, perseguito dalle comunità valdese ed ebraica nell’anno 1848 nel Regno d’Italia, rendendosi in tal modo formalmente «tollerate», e al contemporaneo riconoscimento attraverso l’art. 8 come «confessione religiosa» costituzionalmente riconosciuta.

Damiano Pro
collaboratore

Damiano Pro, anno 1994, è uno storico delle religioni che si occupa di dialogo interreligioso, attraverso alcune reti istituzionali e tramite il  Centro Astalli, tra gli enti più vitali della materia.


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