Ebraismo e omosessualità, piccola esplorazione di una galassia multiforme
Dopo la giornata mondiale LGTBQ+ il mondo sta assistendo a un’ondata di gay pride dai primi di giugno, con il World Gay Pride a New York, per festeggiare un ritorno al luogo dove tutto è cominciato, lungo vari appuntamenti per tutto il mese. Il 14 giugno è la giornata conclusiva del gay pride a Tel Aviv, con una festa sul lungomare per migliaia di persone.
Se il mondo ebraico si caratterizza per la sua grande diversità, e il mondo LGBTQ+ pure, immaginiamo cosa succede quando li mettiamo insieme! La galassia dell’ebraismo LGBTQ+ è un mosaico di storie, esperienze, rivendicazioni. Vi presentiamo quattro esempi.
Magen David Keshet Italia
Magen David Keshet Italia (MDKI), fondata nel 2015, è la prima organizzazione indipendente ebraica LGBT italiana, affiliata al World Congress of LGBT Jews – Keshet Ga’avah – il network mondiale che collega le più importanti realtà LGBT ebraiche attive in Nord e Sud America, Europa e Israele – e alla Coalizione Italiana Libertà e Diritti Civili (CILD). Ha sede a Roma e si propone di “promuovere all’interno delle Comunità Ebraiche, e non solo, la piena uguaglianza delle persone LGBT in coerenza con il principio ebraico di Tikkun Olam, cioè di riparare il mondo, correggendo per quanto umanamente possibile le ingiustizie”. A marzo dello scorso anno, MDKI ha ospitato il convegno Minorities Alone Strong Together, al quale hanno partecipato rappresentanti delle realtà ebraiche LGBTQ+ da tutto il mondo.
Beit Dror
La visione di Israele come Paese gay friendly non deve far dimenticare che l’esperienza del coming out può essere molto diversa a seconda del contesto familiare e sociale in cui si vive, soprattutto se ci troviamo fuori da Tel Aviv. Israele terra di contrasti: un Gay Pride tra i più famosi al mondo, ma anche diversi giovanissimi che, rifiutati dal loro ambiente, hanno un alto rischio di sviluppare tendenze suicide o dipendenze da sostanze stupefacenti. Nasce così nel 2002 Beit Dror, il primo centro d’emergenza per l’aiuto ai minorenni allontanati o rifiutati dalle famiglie a causa dell’orientamento sessuale. Si trova a Tel Aviv e ospita fino a nove adolescenti (tra i 14 e i 18) per un massimo di sei mesi. Durante questo periodo, gli ospiti ricevono vitto, alloggio, supporto psicologico e orientamento. Il centro è affiliato al Ministero del Lavoro e del Welfare e al Comune di Tel Aviv-Jaffa.
Sephardic-Mizrahi Q Network
Un movimento dal basso, frutto dell’iniziativa del trentenne Ruben Shimonov, nato a Bukhara (Uzbekistan) e oggi studente alla New York University. Importantissimo, perché risponde all’esigenza di riempire un vuoto, di dare voce a “una minoranza nella minoranza“: sì, perché anche nelle realtà arcobaleno dell’ebraismo, tende a prevalere la componente ashkenazita. “Negli ambienti queer ebraici, non si vedono persone come noi”, spiega Shimonov a Rachel Delia Benaim in un’intervista per The Forward, riferendosi agli ebrei sefarditi e mizrahim. “I leader più in vista dell’universo ebraico LGBTQ+ sono ashkenaziti. Anche se naturalmente ci sentiamo i benvenuti, spesso agli eventi ci sentiamo target di “esotificazione” […]. Ci rifiutiamo di sacrificare una parte di noi stessi a favore dell’altra. Noi siamo così, o tutto o niente”. Il gruppo è formato da giovani tra i 20 e i 30 anni, organizza cene di Shabbat, feste, incontri basati sulla condivisione e il divertimento. Per motivi di sicurezza, le comunicazioni si svolgono attraverso un gruppo Facebook segreto.
Raimbow Jews
Raimbow Jews è un progetto sperimentale di narrazione orale lanciato nel 2012, finalizzato a raccontare la storia dell’ebraismo LGBTQ+ del Regno Unito dagli anni Cinquanta a oggi. Il materiale raccolto (foto, scritti, registrazioni, testimonianze…) viene condiviso online, utilizzato a scopi educativi o inserito in depliant e altre risorse informative. Nel 2014, Raimbow Jews ha lanciato una mostra itinerante che esplorasse la diversità interna all’ebraismo LGBTQ+ britannico: via libera allora alle esperienze di “lesbiche ultraortodosse, rabbini bisessuali, sopravvissuti gay della Shoah e attivisti trasgender”. Ognuno con la sua storia unica di persona, parte della comunità ebraica, di quella LGBTQ+, ma soprattutto, dell’intera società.
Laureata a Milano in Lingue e Culture per la Comunicazione e la Cooperazione Internazionale, ha studiato Peace & Conflict Studies presso l’International School dell’Università di Haifa, dove ha vissuto per un paio d’anni ed è stata attiva in diverse realtà locali di volontariato sui temi della mediazione, dell’educazione e dello sviluppo. Appassionata di natura, libri, musica, cucina.