Secondo confronto elettorale, incentrato su servizi sociali, deputazione e giovani
Secondo confronto tra le liste candidate al Consiglio della Comunità ebraica di Roma, questa volta incentrato sui servizi sociali.
Ne parliamo con le sei liste in gara, in particolare con questi condidati:
Piero Bonfiglioli, candidato per la lista Per Israele
Daniela Pavoncello, candidata presidente per la lista Binah is Real
Benedetto Alessandro Sermoneta, candidato presidente per la lista Dor va dor
Giorgio Heller, candidato presidente per la lista Ebrei per Roma
Raffaele Pace, candidato per la lista Maghen David
Ilan David Barda, candidato presidente per la lista Menorah
Quali sono i reali bisogni della comunità romana?
Piero Bonfiglioli (Per Israele): Purtroppo come comunità siamo lo specchio della società in cui viviamo. Sono consigliere uscente e presidente della Deputazione Ebraica di Assistenza. Mai e poi mai avrei creduto che potessero esistere tra di noi delle situazioni così tristi, a volte anche tragiche e drammatiche. Persone che un tempo erano nostri benefattori, oggi, a causa della tremenda crisi economica e anche di provvedimenti governativi e comunali sbagliati, sono costretti ad essere assistiti e sostenuti dal nostro Ente. In questi quattro anni le persone seguite dalla Deputazione sono state 900, tantissime di queste ascoltate e incontrate direttamente da me. Circa 200 casi hanno potuto usufruire di contributi economici mensili oppure occasionali. Sono stati inoltre consegnati pacchi alimentari durante tutte le feste e per il sostentamento dello Shabbat. Sono stati seguiti più di 15 casi con problemi di dipendenza da alcool, gioco, droga e usura mentre ogni anno vengono aperti circa 30 casi nuovi. Collaboriamo con strutture pubbliche per le dipendenze da droga, con centri di salute mentale e con centri di neuropsichiatra infantile per la valutazione di bambini. Per la prima volta dall’esistenza della Deputazione Ebraica sono stati organizzati Centri estivi ed invernali frequentati da più di 50 bambini. Siamo anche intervenuti molto spesso nel pagamento di rette scolastiche per permettere la frequentazione della scuola a bambini appartenenti a famiglie disagiate.
Daniela Pavoncello (Binah is Real): Bisogna far uscire dallo stato di bisogno circa 300 famiglie che vivono sotto la soglia di povertà, assistite dalla deputazione. Questa è la prima emergenza. E per farlo occorre collaborare a stretto contatto con la Deputazione e gli organismi pubblici territoriali per creare una sinergia integrata, mettere a punto percorsi personalizzati che implicano l’utilizzo di strumenti sociali adeguati, come il reddito di cittadinanza, per esempio, e politiche attive per il lavoro, di cui mi occupo per professione, nella direzione dell’inclusione sociale. Ma soprattutto occorre lavorare in maniera preventiva affinché le persone non si trovino nello stato di bisogno. Importante è il lavoro precoce per facilitare l’inserimento nel mondo del lavoro dei giovani e consentire loro di uscire dalla marginalità. Bisogna che i ragazzi che non proseguono gli studi dopo le superiori possano frequentare corsi professionalizzanti in settori richiesti sul mercato. Tanti preferiscono fare l’Aliyah per poi tornare delusi e ancor più frustrati perché sono partiti senza le competenze adeguate a realizzarsi in Israele. Prevediamo di allestire una sede di co-working in Comunità utilizzando spazi esistenti e mezzi per facilitare l’inserimento nel mondo del lavoro di giovani professionisti che possano anche usufruire delle competenze di esperti a livello di volontariato-coaching, ovvero la creazione di spazi di start up di imprese nell’ambito delle attività previste dall’Accordo italo-israeliano di cooperazione industriale, scientifica e tecnologica per promuovere un programma di agevolazione della mobilità in Israele delle giovani start-up italiane. Si tratta di un modello educativo in cui credo fermamente. La ricollocazione professionale degli over 50 passa per due difficoltà enormi: l’obsolescenza della qualifica e l’assenza di opportunità. Penso andrebbe fatta un’analisi, una sorta di censimento delle persone da ricollocare e una dell’offerta. Mi piacerebbe creare una rete di imprese ebraiche che agevolino il ricollocamento.
Benedetto Alessandro Sermoneta (Dor va dor): Bisogna ragionare su quello che vogliamo offrire agli assistiti. Attualmente la deputazione funge da portiere: cerca di parare i colpi, ma occorre anche attaccare. C’è una grossa crisi economica che colpisce un’ampia fascia degli iscritti. Dunque cosa fare per aiutare le famiglie e permettere ai figli di pensare a qualcosa di diverso per loro? Occorre aiutare a trovare lavoro chi non fa l’università con corsi di formazione specifici per collocarsi (e ricollocarsi) professionalmente. Parliamo tanto di Israele, ma cos’ha fatto quel paese? Ha sviluppato percorsi importanti nella digitalizzazione. Perché non ragionare in quella direzione e provare a dare ai giovani strumenti nuovi che si trasformino in opportunità?
Giorgio Heller (Ebrei per Roma): Oggi il tema sociale più importante è quello del lavoro, che va ad aggiungersi a quelli della disabilità e degli anziani. La nostra proposta è di istituire un ufficio specifico che si occupi dei fondi europei a supporto del sociale. Ci sono fondi della UE e fondi regionali a cui la comunità potrebbe accedere per attivare servizi sociali standard e progetti speciali. In più sono fondamentali corsi di formazione e reintegrazione nel mondo lavorativo.
Raffaele Pace (Maghen David): La situazione attuale della nostra Comunità rispecchia la crisi economica e finanziaria che vive il nostro paese. Abbiamo molte persone che hanno bisogno del nostro aiuto e la nostra Deputazione Ebraica di Assistenza svolge un lavoro che definirei eroico. È chiaro che per aiutare più persone, servono più risorse. Finanziarie e di personale per l’assistenza a disagiati, anziani e disabili. Dove reperire queste
risorse è una sfida che il prossimo Consiglio dovrà necessariamente raccogliere. È nostro preciso dovere non lasciare nessuno indietro, tanto più i nostri fratelli meno fortunati. Per questo dovremo cercare altre fonti di finanziamento, per esempio dai fondi europei, ed avviare una campagna di fund rasing innovativa che ci permetta di aiutare più persone possibili.
Ilan David Barda (Menorah): Attualmente i servizi vengono gestiti in parte dalla Comunità, in parte dalla Deputazione, e fanno già un lavoro eccezionale, soprattutto in questo momento di crisi economica in cui maggiori sono diventate le necessità. Sicuramente ci vuole uno studio, un approccio nuovo, andare a comprendere quali sono i bisogni reali e fornire un supporto di inserimento nel mondo del lavoro, riducendo la politica del sussidio, ma lavorando per una completa integrazione. Ci vorrebbe anche un maggiore coordinamento tra chi opera per il sociale nel privato della nostra comunità cercando di lavorare insieme.
L’Ospedale israelitico e la Casa di Riposo: cosa migliorare?
Piero Bonfiglioli (Per Israele): Abbiamo, come Deputazione, un ottimo rapporto con l’Ospedale israelitico e la Casa di Riposo, ma solo in termini sanitari e non economici.
Daniela Pavoncello (Binah is Real): La Casa di Riposo è stata trasformata alcuni anni fa in RSA, quindi ci può essere il problema di dove poter accogliere quegli anziani che sono autonomi, ma si trovano in solitudine. L’auspicio è che parta al più presto una collaborazione tra i vari enti, per avviare soluzioni innovative, come ad esempio il co-housing. Per quanto riguarda l’Ospedale, esso ha attraversato un momento di grande difficoltà, brillantemente risolto dalla precedente Giunta. Oggi è in fase di rilancio e restituisce un servizio pubblico molto apprezzato dalla cittadinanza. Spero si possa arrivare a una convenzione tra CER e Ospedale che possa favorire la diagnosi e cura delle patologie della fascia più debole della popolazione ebraica, in collaborazione con la Deputazione ebraica di assistenza.
Benedetto Alessandro Sermoneta (Dor va dor): Sono enti autonomi, la Comunità è socia di entrambe le istituzioni e negli ultimi anni è stato fatto un lavoro eccellente per rimettere in carreggiata l’Ospedale. Il compito della Comunità è quello di nominare le migliori risorse possibili, ma questo indipendentemente dall’esito delle elezioni. Trovo questo sistema delle liste odioso. Ho lavorato nella deputazione in un gruppo che si muoveva all’unisono a prescindere dalla lista. E questo è importante per noi: vogliamo rendere partecipi le persone, dunque tutti coloro che si sono candidati, tutti e 136 e non solo i 27 che saranno eletti. Abbiamo una lunga tradizione di aiuto e solidarietà e l’esempio della deputazione, che era nata nel ghetto, è eccellente. Ne sono fiero ed è quel quid umano che vorremmo recuperare. Mi piace citare Gaber: La libertà è partecipazione!
Giorgio Heller (Ebrei per Roma): Ospedale e Casa di Riposo hanno una gestione separata con una propria autonomia, dove la Comunità è una compagna di viaggio vigile e attenta.
Raffaele Pace (Maghen David): Ospedale israelitico e Casa di Riposo sono due enti sui quali la Comunità ha
dovere di controllo e di nomina di una parte dei consiglieri. Sono due orgogli della nostra Comunità, con una storia quasi centenaria alle spalle e con ampi margini di miglioramento. L’Ospedale sta uscendo da un periodo particolare nel quale è stato anche coinvolto in indagini giudiziarie e un commissariamento. Ora le cose sono tornate alla normalità e l’Ospedale israelitico si conferma come una delle strutture modello della Regione Lazio. La Casa di Riposo è stata spostata da qualche anno in una nuova struttura ed è diventata una RSA (Residenza Sanitaria Assistita). Anche in questo caso ci sono progetti di rilancio e ammodernamento delle strutture che la Comunità, insieme al consiglio della Casa di Riposo, segue da vicino.
Ilan David Barda (Menorah): Per quanto riguarda la Casa di Riposo, di cui sono presidente, è una RSA e
attualmente ospita 20 assistiti. L’ingresso non è limitato alle persone di religione ebraica ed eroga servizi di basso mantenimento, ovvero non ci sono persone che necessitano di una copertura h24. Inoltre c’è anche un centro diurno che svolge un lavoro più ad ampio raggio nella vita dei nostri anziani. Da poco abbiamo cominciato anche un progetto che vede protagonisti anziani e bambini, con una serie di attività pratiche come la cura dell’orto e la cucina, o prettamente culturali. Ulteriore elemento è quello della creazione di un centro clinico avanzato dove si svolgeranno attività ambulatoriali, in collaborazione con l’ospedale israelitico. Lasciate alle spalle le problematiche di cronaca note a tutti, sicuramente ora l’ospedale rappresenta un grande vanto della Comunità.
Il sociale è un servizio su cui puntare? Il budget che ha a disposizione è adeguato?
Piero Bonfiglioli (Per Israele): Il sostegno economico alla Deputazione è prevalentemente dato dai benefattori, dal 5 x 1000 e da alcuni affitti derivati da lasciti dei nostri sostenitori. Chiaramente essendo aumentata la richiesta di aiuto, occorre incrementare anche la raccolta fondi per un settore decisivo per il benessere della Comunità.
Daniela Pavoncello (Binah is Real): Questo, insieme ai giovani e alla scuola sono i settori su cui puntiamo. “Tutti, nessuno escluso” è il nostro slogan. Ma è molto di più, perché significa che ognuno è una risorsa per la Comunità e come minoranza non ci possiamo permettere che qualcuno resti indietro. Questo slogan è in realtà una scelta politica, perché vogliamo che ognuno sia un cittadino responsabile, attivo e partecipe. Molti vivono ai margini, ma in ognuno c’è un punto accessibile al bene. Al bene comune: la Comunità deve essere “educante”, permettendo a tutti di portare il proprio contenuto per crescere.
Benedetto Alessandro Sermoneta (Dor va dor): Certamente, al di là dei tecnicismi, puntiamo all’inclusività. La lista Dor va dor nasce per portare in Comunità un’idea che è quella di dare un’identità forte al suo operato, con una visione almeno a tre anni. E il primo tratto “forte” è quello del volontariato e dell’aiuto spontaneo tra noi.
Giorgio Heller (Ebrei per Roma): Il sociale è un’emergenza. E la Comunità deve rispondere con maggior prontezza. La mia è una critica costruttiva, naturalmente, in vista di un maggior dinamismo che auspico.
Raffaele Pace (Maghen David): I due Enti sono assolutamente autosufficienti. I bilanci sono in pareggio e sono previsti nuovi investimenti strumentali e di ammodernamento delle strutture. Per il resto credo di aver già risposto: nuove risorse sono assolutamente necessarie.
Ilan David Barda (Menorah): Per quanto riguarda la Casa di Riposo è in corso una definizione di rapporto di
lavoro con una società che si occupa di cercare e trovare i vari bandi europei o nazionali, questo non ha un costo poiché è previsto un bonus per la società qualora si vincano i bandi. Sicuramente le risorse si possono trovare ma più all’esterno che all’interno della Comunità. La Casa di Riposo quest’anno chiude in attivo dopo molto tempo e questo attivo verrà reimmesso nella comunità, da destinare a progetti che vedano protagonisti gli anziani.