ENE, l’Ebreo Non Ebraico, ci propone le sue note a margine, scritte in corso di lettura. Sono istantanee, sono figurine: forse ad album completato apparirà una recensione
Basterà leggerne poche, di queste EneNote, e chiunque capirà che NON sono un biblista, un rabbino, un religioso, un ortodosso, un critico, un professore… Ma è meglio dichiararlo, per assumere la responsabilità di quel che ho scritto da buon lettore e basta, da dilettante – anche se preferisco la voce francese: amateur, sostantivo maschile, “Persona che coltiva un interesse per diletto”.
Quasi al termine della seconda lettura del capitolo su Freud e il ‘suo’ Mosè, sono avvolto e trafitto dalla presenza – questa volta tattile e pervasiva, dopo le millemila altre volte, nelle quali era stata altrettanto pungente e rivelatrice, ma spaziale e vaporosa – del primario senso e significato pratico ( dunque vero ‘insegnamento’ ) del/dal vivere: l’adattamento. Non la versione, che seppellisce e rimuove, ma la nuova pelle della stessa cosa – il cui ricordo è presente anche se la nuova forma è tutt’altra da quelle che l’hanno preceduta. Meglio: è la stessa, protetta dalla nuova forma che la maschera.