Identità e Dna
Il Magazine Forward, nella sua rubrica Bintel, riporta la lettera di una lettrice che, in seguito a un test del Dna, scopre che il marito non è ebreo. Il test non ha rilevato nessun elemento ashkenazita, che invece avrebbe dovuto corrispondere alla storia della sua famiglia. L’autrice della lettera dunque va in crisi di identità: chi è mio marito? Chi è mia suocera, che per oltre 40 anni ha mentito? Chi ho sposato io? Allora non siamo più ebrei? Insomma, l’esito di questo test pone una riflessione importante che riguarda la domanda su cosa significa essere ebrei. Riportiamo stralci della risposta della curatrice della rubrica, Shira Telushkin. E lasciamo aperta una domanda: si può essere ebrei anche per scelta o solo per nascita?
Dico che suo marito – cresciuto ebreo, che ha scelto di essere ebreo, inserito nell’esperienza culturale dell’essere ebreo – è tanto ebreo ora quanto lo era l’anno in cui l’ha conosciuto. Il nostro DNA è una piccola parte della nostra storia. I suoi sentimenti sul fatto che suo padre è ebreo (e sua madre è terribile) non hanno motivo di cambiare. I valori e i ricordi che ha ereditato da suo padre significano molto di più del suo DNA.
(…) Questi test possono essere imprecisi o mostrare una storia incompleta. Il padre di suo marito potrebbe essere stato un ashkenazista, o potrebbe essere stato sefardita, romaniota, adottato, o aver avuto dei convertiti nella sua discendenza – tutto ciò potrebbe significare che il suo DNA non sia stato necessariamente letto come ebraico dell’Europa orientale.
(…) Come ha sottolineato la rabbina Lisa Rubin alla Sinagoga Centrale, “L’identità ebraica può venire da uno dei due genitori per nascita (secondo il movimento della Riforma), ma può anche venire dalla scelta di vivere in un certo modo e di accettare un certo patto”. Per molti ebrei nati ebrei, quel legame con il DNA è un pilastro del loro senso di identità ebraica, anche se ci sono altri modi per farlo.
(…) La mia sensazione è che parte della confusione derivi dal fatto che questa verità immutabile su suo marito – qualcosa a cui non doveva pensare – sia stata improvvisamente presentata come una scelta. Ora può scegliere di non essere più ebreo? E questo lo presenta sotto una luce diversa?
Tuttavia, sto pensando a come recuperare la stabilità della scelta di suo marito. E la sua! Se entrambi sentite che questo ha davvero spostato il terreno su cui ha costruito la sua identità ebraica, potreste voler trovare una sorta di rituale o di cerimonia di conversione dove egli possa scegliere formalmente di allineare il suo destino con il popolo di suo padre.
E voglio dire che tutto questo si colloca nel contesto della pratica del giudaismo riformatore che voi frequentate. Indagherei di più, se potete, e poi chiederei se i vostri sentimenti potrebbero spingervi a reinvestire in qualche modo nella vostra identità ebraica – non perché ne avete bisogno, ma perché lo volete.