Viaggio semiserio nella natura dell’uomo, tra variazioni musicali e letterarie, raccontato da Gioele Dix
Va in scena il 20 marzo lo spettacolo dal titolo 30 x 100. Viaggio semiserio tra Bach e Manganelli, di Gioele Dix con il pianista Ramin Bahrami. Ovvero, le 30 Variazioni Goldberg di Bach accompagnate dalla lettura di Centuria, il libro che raccoglie cento mini-romanzi fuminanti sull’esistenza umana, scritto da Giorgio Manganelli (edito da Adelphi). Ne abbiamo parlato con Gioele Dix.
Come è nato questo spettacolo?
“Dall’incontro tra me e Bahrami e dalla scoperta di una passione comune per Bach, anzi per le Variazioni Goldberg, una vera chicca dal punto di vista musicale, molto interessanti da quello matematico e un esercizio di bravura per chi le suona. Le conoscevo da ragazzino, le ascoltavo insieme a Dylan e ai Pink Floyd. Manganelli, poi, è un’altra mia passione. Uno scrittore che non ha avuto il riconoscimento che meritava, anche se era stimatissimo da Calvino, proprio peché ha una scrittura complessa, difficile. Centuria si compone di cento piccoli romanzi-fiume, di una pagina, tra ironia, saggezza e follia. La struttura di questo libro è in certo modo simile alle Variazioni: sono variazioni letterarie sull’esistenza umana”.
Perché proporre uno spettacolo di questo tipo, oggi?
“Questo spettacolo è un esperimento molto sofisticato, direi di nicchia per colpa dell’abbinamento di Bach e Manganelli, ma il risultato è molto godibile. Mi piace riportare il commento di una ragazza che uscendo dal teatro a Bologna, dove lo abbiamo già presentato, ha detto all’amica: “Non ho capito niente, ma mi è piaciuto molto!”. Forse in questa epoca superficiale e liquida è uno spettacolo contro tendenza, il cui valore è quello di proteggere la creatività. Bahrami esegue 30 variazioni e io leggo circa 15 brani di Manganelli, procedendo sia per associazioni sia per contrapposizioni, a volte giochiamo tra noi, ingaggiando alcune sfide, per esempio recitare o suonare a occhi chiusi. Insomma, è un gioco con materiale prezioso”.
Un gioco che si compone anche di un po’ di improvvisazione?
“Bahrami è molto simpatico, ha grande ironia e gli piace molto prendersi in giro. Così spesso mi provoca e io faccio altrettanto, magari anche con qualche lettura a sorpresa rispetto alla scaletta. Che è fatta di maglie larghe, tra le quali c’è spazio per la finzione e per un dialogo comico tra noi”.
C’è un elemento che richiama la cultura ebraica in questo spettacolo?
“Non ci ho mai pensato, ma in effetti uno c’è. Riguarda il tempo, tema dominante, insieme a quello dell’esistenza, in Centuria. In particolare, uno dei cento romanzi brevissimi racconta di un uomo che decide che un’ora della sua giornata deve trascorrere solo in quanto tempo. Non ce la fa: al 24esimo minuto si sbriciola, crolla miseramente nel suo tentativo. E questa ricerca di equilibrio lungo la nostra misura, il tempo, che non riusciamo però a cogliere, insieme alla consapevolezza di vivere in un moto perpetuo in cui lo sforzo di trovare un senso al nostro percorso è inutile, ma necessario, mi fa pensare al Qohelet”.
Lo spettacolo inaugura la stagione 2019 delle Serate Musicali Off al Teatro Dal Verme di Milano, il 20 marzo alle ore 21. L’11 aprile andrà in scena al Manzoni di Monza.
È nata a Milano nel 1973. Giornalista, autrice, spesso ghostwriter, lavora per il web e diverse testate cartacee.