Dal 27 al 30 giugno, 240 musicisti e coristi da tutta Europa animeranno la settima edizione dell’evento
Da giovedì 27 a domenica 30 giugno Ferrara ospita la settima edizione del Festival dei Cori Ebraici Europei, organizzato dal Coro Ha-Kol di Roma e dalla European Association of Jewish Choirs (EUAJC), su invito del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah e del Teatro Comunale ‘Claudio Abbado’.
Oltre ai 20 coristi di Ha-Kol, nel capoluogo estense si esibiranno i 40 del Wiener Judischer Chor, i 35 di Les Polyphonies Hebraiques de Strasbourg, i 23 dell’Ensemble Choral Copernic di Parigi, i 46 di The Zemel Choir di Londra e i 14 musicisti della Shtrudl – Band di Leopoli, mentre l’Accademia Corale ‘Vittore Veneziani‘ di Ferrara partecipa al concerto di gala del 30 giugno
Il 27 e il 28 giugno al MEIS (ingresso gratuito) e il 30 giugno al Comunale (ingresso gratuito con posto assegnato, i biglietti- invito possono essere ritirati presso la biglietteria del Teatro sino a esaurimento della disponibilità fino al 21 giugno e la sera del concerto a partire dalle 19.00), andranno scena 240, tra musicisti e coristi provenienti da cinque Paesi europei. Il repertorio sarà composto da musiche liturgiche e della vita quotidiana ebraica e da canti delle tradizioni sefardita e askenazita, insieme ad arrangiamenti e a composizioni contemporanei.
Come ricorda Richard Di Castro, Presidente del Coro Ha-Kol, Iil Festival è nato un po’ per caso nel 2012, quando fummo invitati a partecipare a un incontro con altre formazioni a Londra. Da quell’esperienza abbiamo colto le potenzialità di un simile evento, che è diventato itinerante e giunge quest’anno alla settima edizione”.
“Ogni città ci ha spalancato le braccia, mettendo a disposizione sedi bellissime, dalla sinagoga londinese di Marble Arch al Teatro Argentina a Roma, fino alla Cappella dell’Accademia di Stato a San Pietroburgo. Per un coro amatoriale è un onore entrare in questi santuari della musica”.
Come recita il comunicato stampa dell’evento, “Gli ebrei hanno sempre cantato, suonato e composto musica, anche nei momenti più tragici della loro storia. Questa manifestazione è un’occasione di scambio tra tradizioni musicali diverse, che consente ai gruppi coinvolti di conoscersi, capire, interagire con il tessuto cittadino che li accoglie. La musica, insomma, come ponte di dialogo. Nel 2014, ad esempio, al concerto di gala al Parco della Musica di Roma, il gruppo ucraino e quello russo di San Pietroburgo si esibirono sullo stesso palco, nonostante il conflitto in atto tra i rispettivi Paesi”
La musica costruisce ponti ma al tempo stesso rende vivi luoghi e culture: “Lo scorso anno il Festival si è tenuto a Leopoli, dove hanno vissuto fino a duecentomila ebrei e che ha avuto molte sinagoghe. Alla fine della guerra, dopo la liberazione da parte dei sovietici, di ebrei ne erano rimasti appena ottocento e di sinagoghe una sola, ma la tradizione ebraica era ancora viva. Grazie al Festival”, conclude Di Castro, dopo cinquant’anni quella sinagoga è tornata a riempirsi di gente e di musica, e il rabbino askenazita, vestito a festa, non poteva credere ai propri occhi. È stato molto commovente”.
Giornalista, autore, critico musicale. Dopo numerose esperienze