Due appuntamenti, al cinema e in tv, per rivivere il mito dell’attrice che inventò il wifi
La sera di martedì 27 agosto, in Sala Darsena, la 76esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia sarà inaugurata, in prima mondiale, da una proiezione speciale: il film Exstase del regista ceco Gustav Machatý, per l’occasione restaurato digitalmente in 4k. Un tuffo nel passato, o ancora meglio un grande ritorno, poiché Exstase a Venezia è di casa: correva l’anno 1934 e il film andava in scena in occasione della seconda edizione del festival. Uno scandalo: la protagonista femminile si mostra nel primo nudo integrale della storia del cinema. Una sconosciuta diciottenne viennese, di nome Hedwig Kiesler, detta Hedy. Pare, così ansiosa di buttarsi nel mondo del cinema, che quel copione l’ha firmato senza leggerlo. Per poi protestare con il regista, ma inutilmente, perché ovviamente valgono gli obblighi contrattuali.
E poi Hedy ci tiene davvero a fare l’attrice. Per il suo sogno ha lasciato la facoltà di ingegneria, che stava frequentando con risultati brillanti. Attrice famosa lo diventa davvero, con il nome d’arte di Hedy Lamarr: una delle dive più belle del suo tempo. Ma nessun film è tanto appassionante quanto la sua vita. Il debutto nel grande cinema con la prima scena di nudo della storia è solo l’inizio; ciò che è veramente interessante da raccontare è che è grazie a Hedy Lamarr se in questo momento possiamo collegare al wifi il nostro smartphone. Ma andiamo con ordine.
Poco dopo l’uscita di Exstase, Hedy sposa l’industriale Fritz Mandl, venditore d’armi, filofascista, amico personale di Benito Mussolini (curiosità: di origini ebraiche, dal lato paterno): così geloso della splendida moglie, che tenta di far sparire Exstase dalla circolazione acquistandone quante più copie possibili. Non passa molto tempo che Hedy si stanca della vita da reclusa a cui il marito la costringe. Che poi, se anche volesse riprendere a fare l’attrice, non potrebbe: l’Austria vieta nel 1936 di scritturare ebrei per l’industria del cinema. Hedy tenta la fuga due volte: male la prima, buona la seconda. Pare che sia sparita nel bel mezzo di una cena, portandosi via tutti i suoi gioielli. Ripara in Svizzera, poi a Londra e infine salpa su un transatlantico verso gli Stati Uniti. È l’America che le dà il nome di Hedy Lamarr e le apre le porte di Hollywood.
Ma nel tempo libero Hedy è un’instancabile mente brillante: rispolvera gli studi di ingegneria e le nozioni di tecnologia militare che ha imparato dall’ex marito; si diletta di aerodinamica, sottomarini, onde radio. Nel frattempo, con l’attacco di Pearl Harbor, anche gli Stati Uniti sono entrati in guerra. È il 1942 quando insieme al pianista George Antheil, anch’egli inventore a tempo perso, col quale ha stretto una forte amicizia, deposita il brevetto 2.292.387: un sistema di guida a distanza per siluri, che utilizza la tecnica FHSS, ovvero frequency-hopping spread spectrum, la tecnologia a rapida variazione di frequenza sulla quale si fonda il nostro wifi. Un sistema a 88 frequenze, come i tasti del pianoforte. La Marina statunitense, presso la quale i due si rivolgono per presentare la loro idea e contribuire così alla guerra contro il nazismo, si gira dall’altra parte: chi mai, in tempo di guerra, prenderebbe sul serio l’invenzione di un’attrice e di un pianista?
Hedy continua la sua carriera di attrice, ma del suo talento di scienziata nessuno si cura. Solo nel 1997, per lei e per Antheil, arriva un riconoscimento, il Pioneer Award della Electronic Frontier Foundation di San Francisco. La diva scienziata muore tre anni dopo, nel 2000. Bisogna aspettare il 2014 perché il suo nome sia inserito nella National Inventors Hall of Frame.
E dobbiamo pazientare ancora un po’ per goderci sullo schermo il bellissimo film della sua vita: una miniserie della regista Sarah Treem, che andrà in onda su Showtime. L’annuncio è stato dato a inizio mese: non si sa ancora nulla (titolo, data della prima puntata…), solo che nei panni di Hedy ci sarà Gal Gadot: a ogni epoca la sua Wonder Woman. Noi aspettiamo di saperne di più e soprattutto di vederla. Mentre finiamo di leggere queste righe, appoggiamo la tazza del caffè e, siccome non ha senso sprecare la connessione dati del cellulare quando non strettamente necessario, diamo una voce al barista per chiedere la password del wifi.