Storie intorno al palazzo di Erode il Grande
L’Herodion è un posto davvero sorprendente. Era il palazzo-fortezza di Erode il Grande, uno dei tanti fatti costruire dal sovrano, ma l’unico a portare il suo nome. Si trova in Israele, in territorio B, a soli 12 chilometri da Gerusalemme, sopra una collina a forma di tronco di cono, un altopiano geologicamente particolare, da cui si vede il Mar Morto. C’è ancora tanto da fare dal punto di vista archeologico da quelle parti, ma la storia di quanto è invece visibile merita un viaggio. Anche solo da leggere.
I protagonisti della storia di questo sito sono in realtà due: Erode il Grande ed Ehud Netzer, l’archeologo che ha dedicato tutta la vita a questi scavi.
Erode fa costruire l’Herodion per magnificare, come già in altri edifici, la sua megalomania, ma questo è davvero particolare: forse per la conformazione geologica del territorio e forse per il panorama mozzafiato intorno a lui. Certamente lo sfarzo non mancava: il palazzo-fortezza con le terme, il triclinio, gli affreschi in stile pompeiano o la gigantesca piscina circondata da giardini in una zona dove l’acqua è un bene raro, nei pressi di un secondo palazzo reale nella città bassa – c’era tutto il necessario per mostrare che il suo titolo di “Grande” fosse rispecchiato in ogni dettaglio di quella dimora. Ma cosa spinse Erode a scegliere proprio questo luogo?
Nel 40 a.C. Erode combattè contro i Parti che avevano cercato di prendere il governo dai romani. Non solo riuscì a mettersi in salvo con la sua famiglia, ma dopo aver vinto la decisiva battaglia, Erode partì per Roma per essere proclamato re. Secondo lo storico Giuseppe Flavio proprio il posto in cui si svolse quella decisiva battaglia sarà scelto dal re come luogo di autocommemorazione. Come luogo, cioè, dove fomdare l’Herodion.
In cima al colle si trova il palazzo-fortezza. Aveva una cerchia difensiva costituita da una doppia cinta muraria con un diametro esterno di 62 metri e delle aperture che permettevano la circolazione dell’aria all’interno del palazzo. Intorno al muro si elevavano quattro torri: la più larga, quella orientale, era forse una sorta di “penthouse”: un punto di osservazione panoramico sul deserto e verso il Mar Morto o semplicemente un posto per godersi un po’ di brezza. Le stanze, il triclino e le terme (dove è ancora oggi conservata interamente la cupola più antica del Paese!) erano tutte decorate con affreschi e stucchi secondo lo stile romano di moda in quel periodo.
Diverse cisterne garantivano un’ampia provvista d’acqua al palazzo e da queste si snodano cunicoli sotterranei che furono successivamente utilizzati come luogo di rifugio dai ribelli durante la prima e la seconda rivolta contro i Romani. Gli scavi archeologici hanno poi fatto emergere un piccolo e totalmente inatteso teatro che poteva ospitare 300-400 persone con una loggia regale per accogliere gli ospiti più importanti, riccamente decorato con stucchi e dipinti paretali con finestre che danno l’illusione di aprirsi su un panorama pastorale. Pare che i motivi artistici voluti dal re fossero frutto di una scelta politica ben ponderata per esaltare la vittoria romana dopo la battaglia di Azio nel 31 a.C. ed il successivo regno augusteo. Di sicuro apprezzò molto quei dipinti (e l’antecedente decisone di Erode di adornare il suo palazzo con quei motivi) Marco Agrippa, ospite all’Herodion nel 15 a.C. Questi dipinti, inoltre, sono gli unici ritrovati fino ad oggi del periodo erodiano dove compaiono figure umane. Quanto al teatro, fu interrarto per volere del re, probabilmente quando decise di trasformarlo nel proprio mausoleo. La sua morte avvenne nel 4 a.C. e lo storico Flavio Giuseppe racconta dettagliatamente la processione funebre che partì da Gerico per arrivare all’Herodion, ma tralasciò il dettaglio più importante: quale fosse il luogo esatto della sua tomba.
E qui entra in scena l’archeologo. Se già dagli anni ’60 generazioni di archeologi cercarono di rintracciare la tomba del re, è stato soprattutto Ehud Netzer a dedicarsi al suo ritrovamento, concentrando per anni gli scavi nella città bassa. Finalmente nel 2007 il nostro archeologo dopo aver ritrovato le scale monumentali di cui parlava Flavio Giuseppe capisce di essere in prossimità del luogo di sepoltura. E infatti, sul colle trova un fine sarcofago in marmo rosa, purtroppo frantumato dai ribelli, il podio di 10X10 metri, e un edificio di tre piani, alto 25 metri! La scoperta ha un’eco pazzesca in tutto il mondo e si decide di allestire una mostra dedicata ad Erode, la più grande mai fatta in ambito archeologico in Israele, che comprenderà reperti archeologici da esporre al Museo d’Israele di Gerusalemme.
Per far questo viene addirittura rinforzato il pavimento del museo perché possa sostenere il peso di quelle incredibili strutture architettoniche. Ma il progetto ha purtroppo avuto un triste esito: proprio durante il giro di perlustrazione nel sito con i curatori del Museo, dopo aver concluso i dettagli della futura ambiziosa mostra, Ehud Netzer si appoggia alla balaustra davanti alla tomba di Erode il Grande, questa cede e lui cade all’indietro battendo la testa in maniera fatale. Dopo aver raggiunto il culmine della sua carriera di archeologo, Netzer morì così su quella tomba, a cui aveva dedicato anni di studi e di ricerche.
Giordana Moscati Mascetti è guida turistica autorizzata dal ministero del turismo.