La vera storia dei concerti del cantautore durante la guerra del Kippur. Un tour leggendario di cui non esistono registrazioni audio e video. Solo il racconto di chi c’era…
Il canto del fuoco è un libro prezioso ed emozionante perché racconta una parte poco nota della storia di Leonard Cohen: il tour del 1973 in Sinai. Lo spunto per il libro, edito da Giuntina e realizzato da Matti Friedman, sono un diario e alcune lettere di Leonard Cohen ritrovati in un archivio canadese. In quegli scritti Cohen raccontava il periodo trascorso in Israele durante la Guerra del Kippur, nel 1973. Quell’anno si era trasferito in Grecia in preda a una crisi esistenziale che stava mettendo a rischio la sua carriera artistica.
Improvvisamente, appena scoppiata la guerra, Cohen prese la decisione di prendere un aereo e volare a Tel Aviv. Qui si unì a un gruppo di artisti israeliani in partenza per il Sinai, dove con la loro musica e le loro canzoni speravano di sollevare il morale dei soldati israeliani impegnati nel conflitto. Iniziò così una serie di concerti tenuti nel deserto, in piena zona di guerra, in basi militari minacciate dal fuoco nemico o in accampamenti di fortuna, davanti a ragazzi appena tornati dalla battaglia. Quei giorni di grande concitazione e di profonde riflessioni infusero in Cohen un ritrovato amore per la vita e una nuova vivacità creativa che lo porterà a scrivere alcune delle sue canzoni più famose.
Nel libro, Matti Friedman ricostruisce la genesi e le tappe di questo incredibile tour, offrendoci la possibilità non solo di scoprire una dimensione più intima e complessa di Cohen, ma anche di rivivere la cronaca della guerra del 1973 da un punto di vista totalmente inedito.
Quella che Il canto del fuoco racconta è la straordinaria interazione tra un artista e la storia, l’incontro tra la musica e una guerra. Di quelle esibizioni di Cohen non resta traccia se non il ricordo di chi c’era. Nessuna registrazione, nessun frammento video, solo la memoria. Di Cohen, per esempio, che introducendo Suzanne ai soldati seduti davanti a lui disse: “Questa è una canzone da ascoltare a casa con qualcosa da bere e la donna che ami. Vi auguro di trovarvi presto in questa situazione”.
Nel corso degli anni molti si sono chiesti quale fosse il senso di quei concerti in una zona di guerra. Friedman spiega bene a questo proposito che Cohen provava una forte attrazione per questi ragazzi. impegnati sul campo di battaglia. E aggiunge che “la maggior parte degli artisti che si identificavano con la sinistra non sarebbero mai andati a suonare durante una guerra perché sarebbe sembrata una sorta di approvazione. Si deve avere piuttosto sensibilità d’animo per scorgere, oltre agli schieramenti politici, l’umanità dei soldati…”
Giornalista, autore, critico musicale. Dopo numerose esperienze