Cultura
CDEC, primo bilancio dopo un anno di lavoro nella nuova sede milanese

Intervista al direttore del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea

«Il passaggio di sede, sia in termini di dislocazione fisica all’interno della città – dalla storica palazzina della tranquilla via Eupili, non lontano dall’Arco della pace, al via vai della stazione Centrale – sia nella disposizione dei luoghi (prima, in uno spazio più ristretto, tutto era necessariamente un’esperienza comune), ha comportato una trasformazione molto profonda del nostro modo di lavorare. Direi in bene».

Esordisce così al telefono Gadi Luzzatto Voghera, direttore del CDEC, Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea, cui abbiamo chiesto di tracciare un primo bilancio dell’anno trascorso in piazza Edmond J. Safra 1 a Milano, accanto al Memoriale della Shoah, e di raccontarci i principali cambiamenti percepiti finora.

La nuova sede è stata inaugurata ufficialmente il 15 giugno 2022. Ha comportato innanzitutto un deciso aumento di visibilità.
«Per molti anni – continua il direttore – il CDEC è stato essenzialmente un luogo di ricerca: studiosi e ricercatori lo conoscevano e vi si accostavano per motivi ben precisi. La visibilità non era nemmeno tra gli obiettivi. Con il tempo, abbiamo realizzato invece che chi si avvicina oggi al CDEC lo fa con uno spirito diverso. Spesso lo scopre per la prima volta; attiva il passaparola; inizia a frequentarne decisamente di più i vari siti web e la Digital Library».
Quest’ultima, che costituisce il portale di accesso e consultazione delle risorse dell’Archivio e della Biblioteca, nel corso del 2022 ha contato ben 107.510 visitatori.
Diretta conseguenza è il sensibile aumento delle richieste di consultazione, oggi assai diversificate.

Una vera rivoluzione ha interessato la Biblioteca, le cui collezioni sono ospitate ora in un unico grande spazio condiviso con l’Archivio, il che porta le due realtà a operare come un solo macro-dipartimento.
La Biblioteca è passata da 4 a 48 postazioni di studio, ed è ora aperta a tutti, dunque non solo a utenti direttamente interessati al luogo e a ciò che contiene.
Circondati da intere pareti di libri sugli ebrei in Italia e nel mondo – osservati sotto il profilo storico, culturale, filosofico, religioso, artistico – oltre che sulla storia d’Israele e sull’antisemitismo, gli utenti, spesso studenti, ne sono inevitabilmente sollecitati e in qualche modo interrogati. «Parliamo quindi di migliaia di persone», precisa Luzzatto Voghera: solo tra giugno e dicembre 2022, gli utenti in sede sono stati infatti 1196.
L’aumento del numero di utenti ha fatto crescere esponenzialmente il prestito dei libri.

Parallelamente, alla maggiore visibilità si è accompagnata anche una sensibile crescita delle richieste di partnership da parte di enti e fondazioni per la partecipazione a bandi, nazionali ed europei.
«Questo tipo di domanda, che implica, com’è intuibile, notevoli energie dedicate – spiega Luzzatto Voghera – ci costringe naturalmente a compiere delle scelte. Ma ci dà anche l’idea di quanto sia considerato centrale l’apporto del CDEC su temi quali la storia dell’ebraismo, la Resistenza, l’inclusione. Negli anni scorsi è stato svolto un ingente lavoro: oggi viene riconosciuto».

Chiediamo anche in quali modi si sia evoluta la collaborazione con il Memoriale della Shoah.
Il direttore premette che il Memoriale per sua natura ha avuto, da subito, una maggiore esposizione rispetto alla comunicazione e ricorda il legame che da sempre esiste tra i due istituti, in virtù del fatto che il CDEC è un ente fondatore del Memoriale.
Lungo quest’anno si sono quindi intensificati il coordinamento nell’organizzazione di eventi culturali e la gestione dell’attività didattica con una progettazione comune. Con riscontri positivi. A cominciar,e ad esempio, dal fatto che già da due anni il Memoriale della Shoah ha delegato al CDEC la formazione delle guide (tra gennaio e dicembre 2022, sono state 30 le guide formate per il Memoriale).

Infine, tra le principali novità degli ultimi mesi l’inizio della progettazione e organizzazione di mostre in collaborazione.
«È inoltre allo studio – conclude il direttore – la progettazione di una nuova mostra permanente, dotata di strumenti multimediali, sulla storia della deportazione. Una mostra che sostituisca la precedente, ormai “invecchiata” e per certi aspetti poco fruibile, che era collocata su alcuni pilastri della stazione e che è stata smantellata con gli ultimi lavori. Sarà un lavoro importante, necessario».

L’ultima domanda riguarda gli aggiornamenti in merito al metodo di archiviazione e ricerca di materiali. Tema molto vasto, per una fondazione che, aggiunge Luzzatto Voghera, da dieci anni è nel campo delle digital humanities e ha digitalizzato gran parte del proprio materiale, in parte consultabile open source.
Tra i vari fronti di lavoro in evoluzione, sottolinea quello di EHRI, l’European Holocaust Research Infrastructure: «Da tanto tempo il CDEC è all’interno di questa rete internazionale molto organizzata e diffusa, che sta diventando una infrastruttura permanente di ricerca. Siamo un terminale di tale rete, che – a dispetto del nome – non si occupa solo di Olocausto, ma in maniera più ampia dell’ebraismo del Novecento».
Tra gli enti partner del progetto, numerosi e prestigiosi istituti, tra cui Yad Vashem, NIOD (Institute for War, Holocaust and Genocide Studies), Mémorial de la Shoah di Parigi, USHMM (United States Holocaust Memorial Museum), Arolsen Archives e il King’s College di Londra.

 

 

 

Giulia Ceccutti
collaboratrice

Laureata in Lettere Moderne lavora come editor di saggistica.
Segue dal 2004 la realtà israelo-palestinese e dal 2014 coordina la comunicazione e le attività dell’Associazione Italiana Amici di Neve Shalom Wahat al Salam, che sostiene l’omonimo Villaggio (‘Oasi di pace’) in Israele.
Scrive articoli di approfondimento e recensioni di libri per Terrasanta.net.
E’ autrice della guida Grecia. Luoghi cristiani e itinerari paolini (Terra Santa Edizioni, 2019).


2 Commenti:

  1. Ho frequentato sia la vecchia sede sia la nuova per consultare e arricchire con nuova documentazione il fascicolo conservato in Archivio e dedicato a Isacco Cohen, deportato da Torino e assassinato a Auschwitz nel 1944. Ho trovato sempre gentile accoglienza e completa disponibilità. Ottimo servizio


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.