Secondo un’inchiesta condotta dal Times of Israel, il Ministero responsabile per l’integrazione dei nuovi immigrati avrebbe usato storie inventate per le proprie campagne promozionali
Il Ministero per l’Assorbimento – il dicastero israeliano preposto all’accoglienza e all’integrazione degli olim, i nuovi cittadini israeliani – è finito sotto i riflettori dopo un’inchiesta condotta dal Times of Israel riguardo la presunta non veridicità delle storie che diffonde sui suoi canali social.
Il profilo Twitter del Ministero, riporta Judah Ari Gross, abbonda di foto in cui persone dal sorriso smagliante dichiarano come essersi trasferite in Israele, a scapito delle difficoltà iniziali, abbia portato loro successo e realizzazione. Ma queste foto, secondo TOI, sarebbero foto di repertorio e i nomi delle persone e le loro storie inventati di sana pianta. In un altro caso, invece di una foto di repertorio, il Ministero avrebbe usato quella di un utente Instagram, Lior Golbary; il quale ha dato il suo permesso, ma senza sapere che essa sarebbe stata utilizzata per costruire un’ennesima fake story di aliyah. Ai giornalisti di TOI, Golbary ha confermato di non essere affatto un oleh, un nuovo immigrato, ma un sabra, un israeliano nato e cresciuto nel Paese.
La pubblicazione dell’inchiesta ha suscitato numerose reazioni, comprese quelle dei veri nuovi cittadini su Twitter (“Dopo tutte le assurdità burocratiche ci hanno fatto passare, del resto, chi glielo fa fare di cercare dei veri olim per le loro campagne promozionali?”, twitta un utente) e di diversi esperti di comunicazione e pubbliche relazioni. Jason Pearlman, già portavoce del Presidente della Repubblica Reuven Rivlin e dell’ex Ministro della Diaspora Naftali Bennet, ha dichiarato: “Usare foto di repertorio per illustrare lezioni o incontri è un conto, ma in un momento in cui la credibilità di Israele sui social media è costantemente attaccata, inventare nomi e persone è semplicemente idiota”.
Dal canto suo, subito dopo l’inchiesta il Ministero ha rilasciato una dichiarazione secondo cui la responsabilità della creazione di fake news sarebbe da attribuire a un ente esterno al quale è stata affidata la gestione di alcuni canali social in lingua inglese. Le foto incriminate sono state rimosse ed è stata aperta un’indagine interna.