Il fattore Bibi e tutti gli scenari possibili dopo la seconde elezioni politiche in un anno: non era mai successo
I risultati definitivi arriveranno mercoledì mattina. Gli exit polls che verranno diffusi questa sera dopo le 22 potrebbero, come è già successo lo scorso aprile, essere imprecisi e comunque ancora troppo approssimativi.
I sondaggi più recenti sulle intenzioni di voto del 17 settembre oscillavano nell’attribuire al Likud e al Blue and White 31/32 seggi. Un’incollatura che rende difficile qualsiasi previsione.
C’è poi il “fattore Netanyahu”, il premier più longevo di sempre, che di fatto trasforma queste elezioni in una sorta di referendum sulla sua persona. Dal risultato elettorale dipende in ogni senso il futuro del premier, considerate le accuse di corruzione e frode che pendono su di lui.
GLI SCENARI POST VOTO
Fermo restando che resta sempre aperta un’ipotesi di governo di unità nazionale o di governo a rotazione, questi sono gli scenari possibili dopo il voto di oggi.
- Un governo di centro destra con Netanyahu premier senza l’appoggio della formazione politica di Avigdor Lieberman. Resta l’incognita Otzma Yehudit, il partito di estrema destra che potrebbe non raggiungere la soglia di ingresso nella Knesset del 3,25% facendo perdere così alla coalizione 2/3 seggi.
- Un governo di centro sinistra guidato da Benny Gantz. Anche in questo caso l’incognita è quella del risultato dei partiti minori, Labor Gesher e Democratic Union. Un grande successo dei Blue and White Party potrebbe spingerli al di sotto della soglia di sbarramento.
- Qualora dalle elezioni dovessero emergere numeri per una maggioranza e una coalizione, è sempre possibile un nuovo ricorso alle urne nei primi mesi del 2020.
- Per quanto remota esiste in teoria la chance di una maggioranza guidata dal Likud senza Netanyahu come premier. Nei giorni successivi al voto potrebbe succedere di tutto, anche quel che oggi sembra irreale.
61 è il numero di seggi che occorre ad un primo ministro per governare Israele, ed essendo chiaro che in un sistema proporzionale nessun singolo partito è in grado di ottenere una percentuale di voti che gli consenta di formare una maggioranza autonoma, diventa indispensabile formare una coalizione.
Lo scorso 9 aprile, quando ha votato il 67,9 % degli aventi diritto, i due partiti maggiori, Il Likud di Benjamin Netanyahu (il premier più longevo nella storia dello Stato) e il Blue and White di Benny Gantz hanno ottenuto entrambi 35 seggi. Durante le trattative successive al voto il no di Avigdor Lieberman(il suo partito Yisrael Beiteinu aveva ottenuto 5 seggi) non ha consentito a Netanyahu di formare una colazione con i numeri per governare.
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Negli ultimi giorni il premier Netanyahu aveva cercato far passare una legge secondo cui tutti i rappresentanti dei partiti avrebbero avuto accesso ai seggi con telecamere. L’obiettivo secondo il premier era prevenire brogli. Ma la proposta è stata bocciata da una commissione della Knesset.
“Tra qualche giorno Netanyahu rappresenterà il passato d’Israele”, ha dichiarato all’HuffPost Yair Lapid il numero due di Blue And White, il partito centrista dato per favorito da tutti i sondaggi . Che sempre nella stessa intervista ha poi aggiunto: “Netanyahu sta avvelenando il confronto democratico”.
In Israele, per eleggere i 120 rappresentanti della Knesset (la legislatura dura 4 anni), hanno diritto al voto i cittadini che hanno compiuto 18 anni. . Le liste che partecipano alla consultazione sono 31.
Molte hanno un consenso minimo e difficilmente riusciranno a superare la soglia di sbarramento del 3,25%. Alle ultime elezioni del 9 aprile il partito di Naftali Bennett ha ottenuto il 3,22% dei voti e nessun seggio alla Knesset.
In attesa dei risultati del voto, vi consigliamo la lettura di un articolo scritto per JoiMag dallo storico contemporaneista di relazioni internazionali e giornalista, Claudio Vercelli: Il ruolo del premier nella storia dello stato di Israele.