Alcune lettere donate alla Biblioteca Nazionale d’Israele rivelano un aspetto poco noto dello scrittore
“A prima vista, la breve lettera scritta da un uomo a una donna in un ebraico incerto, datata circa un secolo fa, non è meritevole di grande attenzione. Dopo aver decodificato gli errori di grammatica e ortografia in una sintassi alquanto disgraziata, l’affascinante messaggio con cui rimaniamo è che il mittente farà tardi all’incontro perché ha un appuntamento dal dottore. Ciò che trasforma il biglietto da un pezzo di carta di nullo interesse a un prezioso (e di valore) documento storico è il fatto che è stato scritto da Anshel – meglio noto come Franz – Kafka, uno dei più grandi scrittori del ventesimo secolo”.
Comincia così l’articolo di Ofer Aderet su Haaretz che ci introduce a un affascinante viaggio attraverso una passione dell’autore de La metamorfosi e Il processo poco conosciuta per la lingua ebraica. Il merito della scoperta va alla Biblioteca Nazionale di Israele che finalmente, dopo anni di trattative con le figlie di Esther Hoffe – moglie di Max Brod, biografo e miglior amico di Kafka, al quale quest’ultimo aveva affidato i suoi scritti – è riuscita a entrare in possesso di una raccolta di preziose lettere. Sono indirizzate alla sua insegnante di ebraico, Puah Ben Tovim Menczel: una sabra (cioè nata nell’attuale Israele), alla quale Kafka si era rivolto per migliorare il proprio ebraico. La sua intenzione, a quanto pare, era infatti quella di andare oltre i rudimenti scontati per la società ebraica e mitteleuropea alla quale apparteneva, per imparare a parlare – diremmo oggi – come un vero israeliano. Kafka non escludeva la possibilità di emigrare in Palestina, ma proprio nel corso dell’anno in cui aveva iniziato le lezioni di ebraico si ammalò di tubercolosi. Studiò comunque con grande passione e le testimonianze ritrovate dichiarano che raggiunse un livello davvero notevole. Il poeta e scrittore Jiri Moderchai Langer scrisse di questo episodio: “Una volta eravamo in tram e parlavamo [in ebraico] degli aerei che sorvolano Praga. Alcuni cechi, evidentemente trovando gradevole il suono delle parole, ci chiesero che lingua fosse quella. Quando rispondemmo che era ebraico si riempirono di meraviglia…era incredibile che fosse possibile usare l’ebraico per parlare di aeroplani! E Kafka era tutto fiero e orgoglioso!”.
La storica Anat Perry, scandagliando gli archivi, ha trovato diverse tracce che suggeriscono che gli scritti inediti di Kafka in ebraico potrebbero essere molti di più. Da qualche parte potrebbe essere nascosto, addirittura, un testo letterario. Forse non lo sapremo mai, o forse arriverà il giorno in cui il tesoro, se esiste, sarà riportato alla luce.