Un racconto per la Giornata Europea della Cultura Ebraica
Playlist
L’autore suggerisce l’ascolto di Bin Crosby “Blue skies”, MCA Records
Chiesi a mio nonno cosa avesse avuto di bello nella vita a poche ore dalla sua morte, nella sua stanza per terminali oncologici.
Avevo colto uno sprazzo di lucidità, come se il nonno fosse riemerso da universi paralleli dove passato e presente si mescolavano fuori controllo. Lui a fatica, attaccato al respiratore, iniziò, quasi a caso, a raccontarmi della marcia nei territori russi dell’esercito italiano durante la seconda guerra mondiale. Scarpe di cartone che si scioglievano nella neve, progressivo assideramento e denutrizione non mi parevano il concetto più vicino al comune senso del bello.
Poi, come colto da un’illuminazione che sapeva di trascendente, il nonno parlo di Kiev, città in cui l’esercito pareva essersi sciolto e disperso nelle ultime fasi della campagna in Russia¹. Un po’ come Picard al capezzale di Data nell’ultimo episodio di Star Trek di Chabon, sentivo che in quella improvvisa presenza potesse esserci un significato nuovo e così cercai di fare il possibile per trattenere mio nonno in questo mondo, come per dare un senso compiuto e definitivo alla sua e mia esistenza. Il nonno era stato per me una presenza lontana e marginale, ma in quell’attimo un noi impensabile fino a quel momento stava emergendo per la prima volta.
Mio nonno proseguì il racconto di un inatteso anno vissuto a Kiev, presso una famiglia che lo aveva ospitato, facendolo dormire in un granaio di una piccola casa-tugurio isolata. Ogni parola usciva lentamente, a stento, ma potevo vedere qualcosa di nuovo sul volto, ed io ero sempre più attaccato a quella corda dei suoi ricordi, nel cercare di raggiungere un plateau. Come se si trovasse lì in quella famiglia, in quell’attimo di pace in mezzo ad una guerra, nel desiderio di una casa contrapposto al caos che lo circondava, lui arrivò a Tamara, con i suoi occhi azzurri e i capelli biondi. Parole esatte: non aveva mai visto una ragazza così nobile e così saggia nonostante la giovane età, accogliente e forte nello stesso tempo. Ed io sorrisi un po’ deluso, aspettandomi altro.
Ma di colpo mio nonno cambiò voce in un ritrovato stato di pace. I suoi occhi arrossati da un accenno di lacrime sembravano vedere davanti al suo letto la tavola del venerdì sera, la tovaglia di cotone bianca, i bicchieri in argento, il pane caldo. L’ordine in cui era apparecchiata era una perfezione che lo faceva stare semplicemente bene. Mentre fuori gli eserciti vagheggiavano, dentro a quelle mura l’inaspettata luce delle candele fatta di persone attorno ad un tavolo che brindavano in segreto ogni settimana, sembrava avvolgere ancora mio nonno e alleviare il dolore della malattia terminale. Quella famiglia era ancora immersa nel dolore di un devastante massacro² da cui si era salvata per miracolo dopo essersi nascosta da alcuni vicini³ eppure resisteva e cercava disperatamente la vita. Una piccola rete di protezione che aveva preso a modo suo anche mio nonno. E lui ora era là con loro, lo vedevo, dentro a quella bellissima rete.
Ma i miei pensieri, come in un timelapse iniziarono di colpo ad accelerare. E mi passò davanti mia madre, bionda con gli occhi azzurri mentre i suoi genitori avevano occhi scuri, folti capelli neri e ricci come la maggior parte degli avi. Ripensai al fatto che lei non fosse mai stata amata da mia nonna, al punto che negli ultimi bombardamenti in Italia la nonna si era pure dimenticata mia madre, di poco più di anno, fuori dal rifugio. Al contrario mio nonno l’aveva protetta per tutta la vita. Vidi la scena di mio nonno, dato per disperso con una bambina appena nata, girare per l’Europa in un confuso tentativo di rientrare a casa. Ero inebriato da queste visioni di un passato alternativo a quello a me noto. Forse universo parallelo, forse realtà.
Guardai mio nonno che ora era tornato a dormire. Fu l’ultima volta che lo vidi. Non seppi mai la verità di come erano andate le cose, ma di lui mi rimane quel sorriso di beatitudine che vidi affiorare sulle sua labbra sulle ultime scie degli oppiacei e della bellezza che finalmente aveva ritrovato, et in Arcadia ego.
Note storiche
1) Campagna italiana di Russia, agosto 1941, 20 gennaio 1943, coinvolse 725.000 soldati , di cui circa 77.000 morti o dispersi e 40.000 feriti e congedati.
2) Massacro di Babij Jar, 29-30 settembre 1931 in cui furono uccisi in due giorni 33.771 ebrei di Kiev dalle forze della Germania nazista e dai complici ucraini. Nei primi due giorni i sopravvissuti furono solo 29.
3) Nel 2020 2.659 ucraini hanno ricevuto il titolo di Giusti tra le nazioni. Con questo titolo Israele ha premiato la gente che ha salvato gli ebrei dalla distruzione da parte dei nazisti, rischiando la vita.