Il Parlamento francese ha adottato la definizione di antisemitismo messa a punto dall’IHRA, International Holocaust Remembrance Alliance
La Francia si aggiunge ai Paesi che hanno adottato la definizione di antisemitismo messa a punto dall’IHRA, International Holocaust Remembrance Alliance. “La definizione”, si legge nel comunicato, “permette di tratteggiare con maggior precisione cosa sia l’antisemitismo contemporaneo. Diventa un importante strumento per combatterlo nelle sue forme attuali e rinnovate e comprende anche le manifestazioni di odio contro lo stato di Israele se considerato come collettività ebraica”.
L’adozione di questa definizione sottolineerebbe, secondo Israel Katz, ministro degli esteri israeliano, un fatto importante: considerare l’antisionismo come una faccia dell’antisemitismo.
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La necessità di arrivare a una definizione precisa di cosa sia l’antisemitismo è partita dalle istituzioni Ue, che si sono accorte della necessità di inquadrare il fenomeno per poterlo combattere adeguatamente. Perché definire l’antisemitismo significa dargli confini precisi, almeno formalmente, entro cui magistrati, forze dell’ordine e singoli cittadini possono denunciare e perseguire atti di questo tipo. Naturalmente l’antisemitismo assume caratteristiche diverse e particolari a seconda dei luoghi in cui si manifesta, così si è cercato di mettere a punto uno strumento flessibile e funzionale ai vari contesti.
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Ecco perché la definizione di base, su cui poi si è lavorato, messa a punto dall’IHRA, è estremamente sintetica: «L’antisemitismo è una certa percezione degli ebrei, che può esprimersi sotto forma di odio contro di essi». Era il 2016 quando venivano scritte queste parole e nel giugno 2018 è stata approvata dal Parlamento Europeo la versione definitiva, comprensiva di molti esempi “tipici” di come l’antisemitismo si possa manifestare. E forse sono proprio questi gli elementi più interessanti perché parlano la lingua del presente, facendo luce in particolare, sull’antisionismo. Che ha una portata politica non indifferente all’interno della società, creando una triangolazione pericolosa tra ebrei – il loro rapporto con lo stato di Israele – quello con il Paese diasporico in cui vive.