Filantrope, scienziate, amanti del jazz. Esperte di politica e finanza, ma anche scrittrici. Natalie Livingstone raccoglie in un libro la storia al femminile della famiglia
Districarsi tra le vicende della famiglia Rothschild non è facile per nessun biografo. Si tratta di percorrere tre secoli di storia da una parte all’altra dell’Oceano, attraverso nomi che spesso si ripetono, legami tra cugini e un albero genealogico dalle ramificazioni spesso sorprendenti. La scrittrice inglese Natalie Livingstone ha alzato se possibile l’asticella. E in The Women of Rothschild ha affrontato la storia della dinastia concentrandosi sulla sua parte femminile.
Non più solo figlie, mogli, madri e nipoti, le donne dei Rothschild escono finalmente dall’ombra per diventare le principali narratrici di una epopea iniziata nel Settecento nel ghetto di Francoforte con quello che è considerato il capostipite della famiglia, Amschel Moses Rothschild. Accanto a lui, Gutle, che sarebbe rimasta a vivere nella vecchia casa nella Judengasse anche dopo la partenza nel 1798 di suo figlio Nathan per l’Inghilterra. Sarebbe poi stata la famiglia ormai dispersa per mezza Europa a venirle a fare visita per condividere le principali ricorrenze e feste, ritrovando con lei lo stile di vita semplice che la donna non avrebbe mai abbandonato.
Alla matriarca la Livingstone dedica doverosamente una parte del suo lavoro, pur non avendo di lei che appena sette lettere e pochi altri documenti. Sono proprio le fonti il problema principale che ha segnato l’impegno della biografa e che rendono se possibile ancora più interessante e prezioso il suo libro. Come ha raccontato in una intervista rilasciata a Time of Israel, il suo è stato un lavoro investigativo che l’ha portata a scavare negli archivi della famiglia Rothschild alla ricerca di quelle lettere e diari sopravvissuti alla discrezione dei loro stessi autori. Pare infatti che molti dei membri della famiglia avessero ordinato di bruciare i documenti dopo la loro morte. Gli Archivi Rothschild di Londra hanno comunque rivelato tesori preziosi, per quanto nascosti tra gli scritti prettamente economici dei rappresentanti maschili della dinastia. Tra questi, quelli di Charlotte, moglie di Lionel, primo deputato ebreo praticante eletto nel Parlamento inglese.
La donna, nata nel 1819 e morta nel 1884, scrisse dei Rothschild definendoli degli “inveterati scribacchini”. In effetti, di lei sono rimasti numerosi diari e lettere che testimoniano la sua passione per la scrittura e raccontano dell’epoca in cui viveva, del cui clima sociale e politico Charlotte racconta senza risparmiarsi. Secondo la biografa, la donna aveva un notevole talento letterario, permeato di senso dell’umorismo e di profondità. E lo scrivere le serviva anche come catarsi, aiutandola a superare drammi come la morte della figlia Evelina morta di parto nel 1866 a 27 anni. Sarebbe inoltre per merito suo se il marito riuscì a sedersi al Parlamento. Vero cervello politico occulto, avrebbe scritto gran parte dei manifesti e degli articoli pubblicati sul Times e ovviamente mai ufficialmente attribuiti a lei.
Tra le scoperte più sorprendenti fatte dalla Livingstone vi è poi il ruolo fondamentale avuto dalle Rothschild nella nascita dello Stato sionista. Presso il Waddesdon Archive di Windmill Hill nel Buckinghamshire la scrittrice ha trovato una serie di carteggi che svelano i retroscena di quella lettera, passata alla storia come la Dichiarazione di Balfour, in cui il ministro degli esteri inglese si rivolgeva a Lord Walter Rothschild affermando il sostegno della Gran Bretagna a una patria ebraica in Palestina. Nell’intervista citata la scrittrice afferma: “In realtà furono le donne della famiglia a fare molto di più per realizzare la dichiarazione di Walter, che era uno zoologo, non un sionista”.
Tra le artefici della dichiarazione figurerebbe la moglie di Charles Rothschild, Rozsika, nata Edle von Wertheimstein e nuora di Walter. Ex campionessa di tennis, pare che quando la donna incontrò con la cugina Dolly Rothschild il giovane chimico Chaim Weizmann, il futuro primo presidente israeliano fosse piuttosto rude. Affascinata da quest’uomo da lei definito “fanatico e idealista”, Rozsika si mise d’impegno con Dolly per sgrezzarne i modi piuttosto grevi e poco adatti a conquistare i salotti e i contesti politici londinesi.
Tra le altre donne narrate nel libro, tutte appartenenti al ramo inglese della dinastia, vi è poi Hannah Barent Cohen, sposa di Nathan Rothschild e suocera di Charlotte, alla quale passerà il testimone dell’impegno politico. Pare che la donna avesse un prodigioso acume finanziario, tanto da consigliare il marito quando si trattava di acquistare e vendere titoli di Stato. Prova della sua posizione è il fatto che sul letto di morte il marito avrebbe dato indicazione ai figli di non prendere alcuna decisione senza averne primo parlato con la madre.
Tra le donne il cui lavoro non fu riconosciuto all’epoca figurano anche Louisa Rothschild e sua sorella Charlotte Montefiore. Le due fondarono, finanziarono e promossero il periodico The Cheap Jewish Library, Dedicated to the Working Classes in cui si raccoglievano gli scritti di brillanti autrici ebree tra cui la stessa Charlotte e la poetessa Grace Aguilar. All’operazione editoriale partecipò anche il rabbino David Aaron de Sola, che passo però come l’unico artefice del tutto.
Uscendo, anche se di poco, dal campo della filantropia e della politica, le donne della dinastia si distinsero anche in quelli della ricerca scientifica e della promozione delle arti. Se ne spartirono l’impegno le sorelle Miriam e Pannonica, figlie di Rozsika e di Charles. La prima ereditò dal padre e dallo zio Walter la passione per gli insetti e nella sua lunga vita (nata nel 1908 morirà nel 2005) produsse uno straordinario corpus di opere. Dichiaratamente la preferita della Livingstone, seconda la quale meriterebbe una biografia separata, Miriam non fu solo una brillante scienziata autodidatta (era una vera autorità sul tema delle pulci), ma anche una pioniera delle più attuali tematiche ambientaliste. Sensibile al benessere degli animali, era vegetariana e si rifiutava di vestire capi in pelle. Inoltre, fu promotrice di interventi sociali come la distribuzione gratuita di latte nelle scuole e sostenitrice dei diritti civili, contribuendo nel 1957 al Rapporto Wolfeden che portò alla depenalizzazione dell’omosessualità in Gran Bretagna (in privato e tra adulti consenzienti).
Non fu da meno, anche se in ambiti decisamente diversi, la sorella Pannonica (dal nome di una rara falena, per l’amore del padre per le farfalle), per tutti Nica. Passata alla storia come la “baronessa del jazz”, viene ricordata per dettagli scabrosi come la morte di Charlie Parker, avvenuta nella sua suite all’Hotel Stanhope o le notti passate in galera a causa di qualche grammo di marijuana trovato nella macchina con la quale aveva accompagnato l’amico Thelonious Monk a una serata a New Castle. Oltre a Monk, che le dedicherà lo standard Pannonica, Nica sosterrà numerosi altri protagonisti della scena jazz, tanto che si contano almeno una quindicina di artisti che le hanno dedicato una propria opera.
Natalie Livingstone, The Women of Rothschild, St. Martin’s Press, circa 30 euro