Un ragionamento su pregiudizio, complottismo, destra radicale e letteratura mainstream a partire da un incontro sul tema che si è svolto a Firenze
È stato davvero interessante l’incontro con Stefano Gatti, che ha avuto luogo al festival Balagan Cafe a Firenze, il 13 luglio scorso. Gatti è un collaboratore dell’Osservatorio antisemitismo, un settore della fondazione CEDC fondato nel 1975, volto a raccogliere e codificare ogni tipo di azione o aggressione, fisica o verbale, dalla scritta ostile sui muri agli insulti in rete. L’intervento verteva sull’editoria con contenuti antisemitici ed è incredibile quanta se ne pubblichi in Italia allo stato attuale e quanto successo incontri. Prima di entrare nel cuore dell’argomento principale, Gatti ha ricordato come l’antisemitismo non sia un disprezzo casuale, ma un odio ideologicamente organizzato che ha dietro una legislazione e una cultura liberistica. Di come si sia costruito, sia stato modificato nel corso dei secoli e abbia assunto connotazioni diverse, dall’antigiudaismo del periodo classico alle teorie del complotto sette-ottocentesche fino ad arrivare a oggi. Se nell’antichità l’ebraismo viene demonizzato come religione, presto l’odio e il pregiudizio si trasferiscono agli ebrei come persone, al popolo stesso di Israele. Giovanni Crisostomo, vescovo di Costantinopoli, nella predica Contra Iudeos afferma letteralmente che nella sinagoga ci sono esseri infernali che vengono dipinti nelle chiese secondo una fisionomica precisa: naso adunco, bocca a salvadanaio, palpebra pesante.
Il grande cambiamento lo vediamo nel XIX secolo, in cui l’antisemitismo si trasforma in un’ideologia, nascono partiti e giornali. Passa cioè a essere una chiave di lettura del mondo e il dibattito da religioso si fa secolare. L’Ottocento è il periodo dei cambiamenti sociali e politici rapidi e incisivi – una caratteristica comune al divampare di nuove fiamme di odio e violenza; l’uscita degli ebrei dal ghetto preoccupa la società cristiana. Il punto nodale che comincia a farsi centro di un dibattito sempre più vasto è una teoria cospirativa della storia. Tutto ciò che viene spiegato dalla narrativa ufficiale è falso, perché la verità sta dietro le quinte. Esistono burattinai, grossi banchieri che muovono tutto, nascosti nell’ombra, presenze oscure: gli ebrei. Alla fine della seconda guerra mondiale l’antisemitismo, nonostante il genocidio, non si estingue affatto; ma il grande ritorno è all’inizio degli anni 2000, ancora un secolo di grandi mutamenti epocali che vede in rapida progressione l’avvento del terrorismo internazionale, l’attentato alle torri gemelle, le crisi economiche, la globalizzazione, fino ad arrivare alla pandemia e alla guerra contro l’Ucraina.
Tutto ciò trova un’accoppiata esplosiva nello sviluppo del web sociale che nasce nel 2004.
Il web sociale è l’internet interattivo che permette agli utenti di creare contenuti in rete. Non più quindi una televisione con molti canali, dove l’utente è solo fruitore passivo, ma uno spazio dove è possibile interagire, scaricare e condividere contenuti. Nel 2004 nasce Facebook: questo comporta una rivoluzione del sapere – prima affidato ai giornali. Ora non emerge più quello che è affidabile, ma ciò che è piccante, scabroso. Da un’informazione piramidale gerarchica si passa a un’informazione fatta e condivisa da tutti. Un notizia può essere falsa, razzista, ma se ha tanti click sale e cattura l’attenzione. Vende e si diffonde. Con internet ad esempio nascono siti razzisti antisemiti (già dalla seconda metà anni 90) e ciò che prima era proibito diventa lecito. Suss l’ebreo, lo storico film della propaganda antisemita nazista, un tempo introvabile – bè, ora lo puoi vedere. Ha migliaia di visualizzazioni un video in cui un sacerdote integralista dice che gli ebrei fanno le azzime con il sangue dei bambini cristiani. Ti incuriosisce? Ora lo puoi vedere! Tutto diventa lecito. Le policies dei social sono molto liberali. Anche la barriera linguistica è superata con i traduttori, tutto il mondo può connettersi e condividere i materiali più svariati e atroci, si possono auto-stampare libri grazie al web e far circolare idee che riscuotono immediato successo come le teorie della cospirazione. Scrittori affabulatori così possono argomentare che il covid sia nato dagli ebrei ashkenaziti – termine oggi assai di moda – Pfizer in primis, che si è arricchito con la pandemia vendendo i suoi vaccini.
Anche la letteratura contribuisce al rafforzamento dell’immaginario. Ci sono case editrici antisemite da ormai sessant’anni anni. Si ristampano per esempio a man bassa I Protocolli dei Savi di Sion, l’opera che ispirò il nazionalsocialismo, di cui ogni anno escono edizioni apologetiche. L’Unione delle comunità ebraiche aveva in realtà fatto causa denunciando l’editore che però è stato assolto. La motivazione? Il testo secondo i giudici non se la prende con tutti gli ebrei ma soltanto con i sionisti. Il problema è che non si stampano solo opere di stampo neonazista come quelle inneggianti a Hitler, Goebbels o l’apologetica catto integralista del XIX secolo, volumi destinati ad un ambito in fondo circoscritto, alla destra radicale.
La letteratura complottista ad esempio ha un seguito ancora più ampio arrivando a sfornare best seller come Strage di Stato, libro sulla pandemia che porta la prefazione di un famoso magistrato (dietro stavolta non ci sono gli ebrei come forze oscure del male, c’è la mafia) che ha venduto 30.000 copie (di Pasquale Bacco e Angelo Giorgianni, prefazione di Nicola Gratteri, Lemma Press). O Eresia, scritto da un medico (di Massimo Citro Della Riva, ezioni Lindau): 30.000 copie. Questi scrittori giocano sempre sullo stesso messaggio, cioè di fornire una spiegazione alternativa rispetto ai giornaloni o alla cosiddetta televisione di regime. «I potenti vi vogliono far credere le cose, io sono uno che ha la mente aperta, non sono un ortodosso schiavo di queste costruzioni» ammicca lo scrittore cospirazionista, una specie di Giordano Bruno in lotta contro il potere ufficiale. È in catalogo con Mondadori Mauro Biglino che nel suo La Bibbia non è un libro sacro. Il grande inganno, diffonde l’idea che essa sia frutto di una potente e crudele civiltà extraterrestre proveniente dal pianeta Nibiru. Sempre nel catalogo Mondadori troviamo Marco Pizzuti, La biografia non autorizzata della Seconda guerra mondiale, in cui l’autore propone versioni alternative a quella che ci hanno raccontato “i potenti”: si può perfino scoprire che Hitler era un ebreo che ha scatenato il conflitto per i suoi interessi personali e per fondare lo Stato di Israele.
Viene un po’ la nausea per questo involgarimento generale che coinvolge un pubblico sempre più ampio, ormai deciso a rinunciare ai suoi neuroni.
E i messaggi antisemiti coinvolgono anche la letteratura mainstream: copertine che portano le immagini di piovre pronte a circondare la civiltà con i loro tentacoli, come nel libro di Pedro Banos, Così si controlla il mondo, Rizzoli 2020 (anche l’iconografia veicola contenuti); ma se pensiamo al giovane Beniamino Zannoni che ha vinto il Premio Campiello con I miei stupidi intenti, edito da Sellerio, libro nel quale un’astuta volpe usuraia dal nome ebraico Salomon non si tirava indietro se si dovevano uccidere nemici e spargere sangue o L’appuntamento della tedesca Katharina Volckmer, che è diventato Un Cazzo ebreo (neanche ebraico, proprio ebreo) per i tipi de La Nave di Teseo, denotano una mancanza di sensibilità al problema, un cinismo, una naturale predisposizione al pregiudizio anche nell’insospettabile mondo culturale, una manipolazione perfino più subdola e insinuante dei libri che inneggiano apertamente alla destra fascista o al complottismo.
Ma di queste case editrici, dice Gatti, noi del CDEC non ci occupiamo. Mi sa che ce ne dovremo occupare noi lettori.