Buenos Aires, 1930 – Il grande processo è finito. Si interrompono le attività dello Zwi Migdal, l’organizzazione del più grande traffico di prostituzione dell’America Latina.
Raquel Liberman è stata una delle tante donne che ha sofferto per colpa dello Zwi Migdal, l’organizzazione ebraica che, dietro l’apparenza di organizzazione di mutuo soccorso, ha gestito dall’Argentina un fruttuoso giro di bordelli tra gli anni ‘60 dell’Ottocento e il 1930. I suoi membri illudevano giovani donne indigenti dell’Europa dell’Est che, credendo di partire per sposarsi, si avventuravano in Sud America, dove invece venivano sfruttate come prostitute.
Nora Glickman, docente di Letteratura Spagnola al Queens College New York, racconta in un libro come, in un’epoca in cui la prostituzione non era illegale in Argentina e in cui molti immigranti erano uomini senza legami familiari nel paese, l’affare dei bordelli fosse senz’altro redditizio. A giocare un ruolo fondamentale fu lo Zwi Migdal, fondato nel 1906 e così chiamato dal nome del suo fondatore, Luis Zwi Migdal.
Si ritiene che nel 1929 vi fossero 500 magnaccia nell’organizzazione Zwi Migdal, in grado di controllare 2000 bordelli e sfruttare 30.000 donne, riferisce lo scrittore Ernesto Goldar. Residente a Buenos Aires, ma con filiali in Brasile, Sudafrica, India, Cina e Polonia, l’organizzazione aveva un giro d’affari di circa 50 milioni di dollari l’anno, secondo le ricerche della giornalista canadese Isabel Vincent. Nel suo libro sull’organizzazione criminale, cita la descrizione di un contemporaneo dello Zwi Migdal che definisce la struttura come una “piovra, che si colloca in una posizione quasi inarrivabile”.
La storia di Raquel Liberman
Raquel Liberman aveva solo 22 anni quando sbarcò nel 1922 nel porto di Buenos Aires, secondo quanto riporta la sua biografia nel Jewish Womens’s Archive. La Liberman arrivò dalla Polonia con i due figli piccoli per raggiungere suo marito Yaacov Ferber, che si era trasferito in America Latina l’anno precedente. Solo un paio di mesi dopo, si ritrovò vedova, dopo che Ferber morì di tubercolosi.
Dovendo crescere dei figli e non conoscendo lo spagnolo, la Liberman pensò che l’unica speranza rimasta fosse far affidamento sui mercanti ebrei di Buenos Aires. Lasciato il villaggio di Tapaquè, dove viveva la famiglia del marito, ritornò nella capitale. Ma mentre pensava di poter lavorare come sarta, come faceva in Polonia, si ritrovò a fare la prostituta. Anni dopo, la sua attività incrociò la strada dello Zwi Migdal e del suo traffico.
A differenza di quanto accadde nel caso della Liberman, le operazioni dello Zwi Migdal iniziavano tendenzialmente in Europa. Magnaccia ebrei approcciavano giovani ragazze di famiglie modeste di città dell’Est e di aree rurali. Si presentavano come ricchi uomini d’affari e spiegavano alle famiglie delle ragazze che cercavano una sposa o una giovane donna che li seguisse nelle loro occupazioni domestiche, racconta la giornalista canadese Vincent. I genitori facevano partire le figlie pensando di dar loro un futuro migliore. In realtà le stavano mandando a prostituirsi.
Sophia Chamys viveva alla fine del XIX secolo in uno shtetl vicino a Varsavia quando conobbe, ancora tredicenne, Isaac Boorosky nella Piazza del Castello Reale. Le disse che stava cercando una ragazza che lo aiutasse nella casa della madre. Boorosky era in realtà un membro dello Zwi Migdal. I genitori di Sophia la lasciarono andare, sentendosi ancora più convinti riguardo alle scelte sul futuro della figlia quando Boorosky disse che voleva sposarla e organizzò precipitosamente un matrimonio informale, con la scusa che doveva partire per affari in Sud America con la nuova moglie.
Sophia Chamys morì a soli 18 anni, dopo aver passato gli ultimi cinque anni della sua vita a prostituirsi tra Buenos Aires, Rio de Janeiro e la Polonia, sotto il rigido controllo di Boorosky o di altri suoi “collaboratori”.
Quando Raquel Liberman aveva iniziatoa prostituirsi a Buenos AIres, godeva di uno status più elevato rispetto a quello di Sophia Chamys. La Liberman doveva dare solo una percentuale dei suoi guadagni al suo protettore Jaime Cissinger in cambio di protezione, racconta Glickman. Nel 1927, quando la Liberman riuscì a guadagnare abbastanza soldi per comprarsi la libertà, aprì un negozio di antiquariato nella centralissima Avenida Callao, una delle lunghe strade che ancora oggi attraversano verticalmente Buenos Aires.
Un po’ dopo, Liberman sposò José Salomon Korn nella sinagoga di Avenida Cordoba. La giovane coppia non sapeva all’epoca che quel palazzo era la sede principale dello Zwi Migdal e che Korn era uno dei suoi protettori. Anche il suo matrimonio era in realtà una farsa.
Poco dopo essere diventata la signora Korn, Liberman fu obbligata dal marito a tornare a lavorare di nuovo in un bordello. Korn, oltre a lei, sfruttava molte altre donne. La Liberman chiese aiuto a un altro imprenditore ebreo che conosceva, Simon Brutkievich, non sapendo che Brutkievich era in realtà il presidente dello Zwi Migdal. Alla Liberman non rimase altra scelta: doveva cercare aiuto da un’altra parte.
All’epoca, la resistenza della comunità ebraica locale contro lo Zwi Migdal era organizzata in associazioni, intente a stabilire una distanza tra loro e i magnaccia “impuri” che praticavano un commercio che minacciava il sistema morale ebraico. Glickman ricorda che tra di loro c’erano la Soprimitis e la Ezrat Nashim. La prima associazione forniva agli immigranti ebrei in argentina consigli su come combattere questo traffico impuro, mentre l’altra operava nel porto di Buenos Aires e informavano le giovani donne che viaggiavano da sole sul rischio di essere avvicinate dai magnaccia.
Il verdetto finale
Ma nessuna di queste associazione poteva aiutare Liberman meglio delle autorità. La notte di Capodanno del 1929 la donna si presentò a Julio Algasaray, vice commissario della polizia di Buenos Aires, per raccontargli la sua storia e diventare un’informatrice. Da anni Algasaray aspettava che qualcuno venisse da lui a testimoniare raccogliendo informazioni e prove sull’organizzazione criminale. Tutto era finalmente pronto perché iniziasse un processo.
434 membri dello Zwi Migdal furono chiamati a deporre davanti al giudice Rodrigue Ocampo. Solo 108 furono condannati, ma questo processo fu un punto di non ritorno per lo Zwi Migdal. Da quel giorno, infatti, i bordelli iniziarono a chiudere e i magnaccia a essere espulsi e incarcerati.
La battaglia legale contro lo Zwi Migdal, che aveva corrotto molti funzionari pubblici, sembrò ad Algasaray il confronto tra “un Lillipuziano ed Ercole”.
Diversi magnaccia dello Zwi Migdal riuscirono a rifugiarsi in paesi limitrofi come Uruguay e Brasile, sfuggendo a qualsiasi forma di punizione.
Per quanto riguarda la Liberman, ebbe poco tempo per rallegrarsi. Neanche lei riuscì a tornare in Polonia come avrebbe voluto. Il suo certificato di morte rivela infatti che attorno alle 13 del 7 aprile 1935 morì di cancro alla tiroide nell’ospedale Argerich di Buenos Aires. Lo Zwi MIgdal aveva trasformato l’Argentina, terra in cui aveva sognato di vivere felice e contenta con il primo marito, in un incubo di prostituzione e sfruttamento.
È opportuno ed giusto che i crimini perpetrati da ebrei siano rivelati e possibilmente puniti da ebrei che ne sono a conoscenza. Questo intacca ed erode la convinzione diffusa che essi costituiscano una specie di mafia internazionale solidale anche negli affari più loschi.
Ne avevo letto la prima volta sulla rivista Corto Maltese, che pubblicava a puntate a puntate la storia di Hugo Pratt Y todo a la media luz, ambientata appunto in Argentina!
avevo letto (visto) in Corto Maltese, ma non pensavo fosse vero. Ovviamente sfruttate sempre le donne. Comunque una storia che si ripete ai nostri giorni con le emigrate dall’Est. Complimenti all’autrice.