Una grande retrospettiva al Jewish Museum di New York
A lei piace definirsi così: femminista, socialista, antimilitarista, lontana da ogni corrente o tendenza dell’arte contemporanea. Martha Rosler è stata consacrata tra gli artisti più dirompenti e dissacranti del secolo scorso. E quelle definizioni di appartenenza, in realtà, combaciano con il suo lavoro artistico, sono titoli programmatici, obiettivi da raggiungere. Perché le sue opere, tanto ironiche quanto tragiche, lievi quanto profonde, danno voce ai diritti violati, cancellati di chi è messo violentemente a tacere: donne, poveri, vittime di guerra, diversi.
Da sinistra, Semiotica della cucina (1975) e Photo – Op (2014)
Point n Shoot (20016) e accanto la copertina del catalogo della mostra Irrespective
Manipola le immagini, le taglia, le incolla, le trasforma fino a disegnare uno scenario altro, completamente destabilizzante per lo spettatore, ad alto impatto emotivo e decisamente immediato. Così, a guardarle si avverte contemporaneamente un senso di straniamento e di grande famigliarità, come una distonia che cattura l’attenzione all’interno di un repertorio fin troppo noto. Celebre la sua Semiotica della cucina del 1975 in cui l’artista stessa si mette nei panni della perfetta casalinga di un famoso programma di cucina dell’epoca, ma alla fine compone il ricettario delle frustrazioni della donna americana. Nel 2004 compone un aggiornamento della serie House Beautiful (la prima è degli anni 60)e lo scatto dal titolo Photo-Op racconta lo stile contemporaneo: grandi vetrate affacciate su una terribile guerra e interni di design abitati da corpi femminili. Ma gli unici ancora in vita sono quelli di due donne simil-Barbie, identiche e aliene. Infine, nel 2016, presenta il suo manifesto politico con Point n Shoot: su un’immagine di Donald Trump tratta da un video di un suo comizio elettorale sono impresse le parole pronunciate in quell’occasione: “Potrei stare fermo in mezzo alla Quinta strada e sparare a qualcuno senza perdere nessun elettore”, mentre sullo sfondo compaiono i nomi di tutti gli afroamericani uccisi dalla polizia negli ultimi anni.
Una bella retrospettiva a lei dedicata è in mostra al Jewish Museum di New York dal titolo Irrespective, che a tradurlo letteralmente in italiano sarebbe A prescindere. A prescindere, appunto, dalle donne, dai neri, dalle vittime… E anche all’inverso: a prescindere dai maschilisimi, dal potere, dalla supremazia, esistono le minoranze. Come dicono i curatori della mostra Darsie Alexander, Susan e Elihu Rose, quella di Rosler “è una chiamata alle armi”, un’arte che deve “insegnare, provocare, stimolare”, come ha sempre sostenuto l’artista.
Martha Rosler, Irrespective, The Jewish Meuseum, New York City, fino al 3 marzo 2019.