Non più un film, ma una serie in otto puntate proposta su Disney+ a partire dal 6 marzo. Tra i “protagonisti”, Sigmund Freud, Marco Polo e Galileo
Uscito nell’ormai lontano 1981, La pazza storia del mondo galoppava nel tempo dalle caverne alla Rivoluzione Francese facendosi beffe della Storia, dei suoi grandi uomini e del politicamente corretto. Prima dei titoli di coda regalava ai suoi spettatori anche dei brevi sketch, intitolati Hitler on Ice, A Viking Funeral e Jews in Space, proposti come i teaser di un presunto sequel. Ovviamente, come per il resto del film scritto, diretto e interpretato da Mel Brooks, si trattava anche qui di una parodia, e lo stesso titolo originale, The History of the World – Part I, aveva intenti squisitamente canzonatori.
Il pubblico però prende spesso le cose sul serio, fin troppo, e ha bisogno di farsi spiegare le battute. Così negli ultimi quarantadue anni c’è sempre stato qualcuno interessato a sapere quando sarebbe arrivata, la tanto attesa seconda parte. Manco a dirlo, Mel Brooks non ci pensava proprio a produrla, o almeno così ha spiegato in una delle sue più recenti interviste, rilasciata qualche giorno fa a Curt Schleier per Forward : “Ho messo una Part I alla fine del titolo del film originale per scherzo, ma è stata presa sul serio!”. Ora però le cose sono cambiate, e la parodia è diventata realtà. Come in milioni di altre cose accadute negli ultimi tre anni, anche qui il Covid ci avrebbe messo lo zampino. Spiega Brooks: “Stavo diventando un po’ matto quando eravamo tutti agli arresti domiciliari a causa della pandemia. Così ho pensato: “Che bel modo di tornare a far ridere la gente, The History of the World – Part II“. Detto fatto, forte di “42 anni di ispirazione accumulata (…) e un sacco di errori storici che devono essere comicamente corretti”, il 96enne Mel può oggi annunciare l’uscita della sua ultima fatica. Non più un film, per quanto composto anche in origine da una serie di capitoli più o meno indipendenti, ma una serie in otto puntate proposta negli Stati Uniti su Hulu (da noi su Disney+) a partire dal 6 marzo, due episodi al giorno.
Dai trailer che circolano da un po’ di mesi sulla rete e dai titoli pubblicati sul sito della piattaforma di streaming si intuisce che anche questa volta la macchina del tempo ha fatto gli straordinari. E che i personaggi tirati in ballo sono davvero tra i più disparati. Tra le vecchie conoscenze tornano Noè e l’immancabile Gesù, mostrato ora in versione innamorata ora in veste pop, mentre con i Fab 13 si esibisce in concerto o cerca di registrare l’ultimo sermone. Ma ci sono anche new entry come Sigmund Freud e l’aviatrice Amelia Earhart, Marco Polo e Galileo, qui alle prese con TikTok. Alcuni spezzoni sembrano fare riferimento ai finti teaser citati, come l’immagine in cui gli attori nonché produttori della serie Wanda Sykes, Ike Barinholtz e Nick Kroll si trasformano in cronisti davanti a una pista di pattinaggio. Altre immagini mostrano invece Barinholtz nei panni di Trotsky mentre mostra un manifesto di propaganda con un’onda rossa cavalcata da surfisti proletari. Sempre la Sykes ricompare nei panni di Shirley Chisholm, la prima donna nera eletta al Congresso e, a giudicare dai titoli dei diversi capitoli, sarà protagonista di un buon numero di episodi. In un altro fotogramma si vede invece di nuovo Kroll, questa volta tra i rivoluzionari russi mentre spinge il carrello di un catering chiamato “Putz Mates”.
Produttore esecutivo, sceneggiatore e regista anche di questo secondo surreale viaggio nella Storia, l’instancabile Brooks dice che sì, qualcosa è comunque cambiato rispetto ai suoi primi lavori: “Non avremmo mai potuto immaginare un tempo in cui gli scrittori avrebbero collaborato attraverso una cosa chiamata Zoom invece di discutere, gridare l’uno sull’altro e saltare su e giù in una piccola stanza insieme. Ora ci parliamo attraverso le macchine, il che funziona bene, ma forse non è così emotivamente soddisfacente come urlarsi addosso”.
Per quanto riguarda i progetti futuri, infine, Mel non si sottrae allo scherzo quando gli si chiede se abbia in mente altri sequel… Magari un Blazing Saddles II? Ma più che su una seconda parte di Mezzogiorno e mezzo di fuoco, come è stato tradotto da noi, l’autore si dichiara più interessato a una sua trasposizione per il teatro. Un po’ com’era accaduto per il film The Producers, in italiano Per favore, non toccate le vecchiette, sua prima regia del 1968 da lui stesso adattato per Broadway nel 2001. Nel caso di Blazing Saddles, però, avrebbe ancora qualche perplessità: “Il problema più grande sarebbero i cavalli. Ho sentito dire che non hanno rispetto per il palcoscenico”.
Camilla Marini è nata a Gemona del Friuli (UD) nel 1973, vive a Milano dove lavora da vent’anni come giornalista freelance, scrivendo prevalentemente di cucina, alimentazione e viaggi. Nel 2016 ha pubblicato la guida Parigi (Oltre Edizioni), dove racconta la città attraverso la vita di otto donne che ne hanno segnato la storia.