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Pakistan, testimonianze di storia ebraica

Viaggio lungo la storia ebraica del Paese

In Pakistan, un numero tra 700 e 800 ebrei vive nel paese: se la cifra può sembrare alta, date la colpa a un fenomeno chiamato bias cognitivo. 700 anime possono sembrare molte, ma in un paese di 200 milioni non è che lo 0,0000035%. Un secondo bias è credere ciecamente alle fonti che riteniamo ufficiali. Sebbene il numero provenga da censimenti del governo, molte fonti accertano che la comunità del Pakistan ammonti a circa 200 membri, tra cui il giornalista Liel Leibovitz che accusò il Database Nazionale del Pakistan di numerose falsificazioni.
La storia degli ebrei in questo paese a maggioranza musulmana è in ogni caso ricca di spunti. Ha inizio nel XIX secolo a seguito di una rivolta nel Mashhad, che portò i primi ebrei a stabilirsi a Rawalpindi, nel Punjab, attualmente in India e al confine con il Pakistan. La maggior parte di loro erano ebrei Bene Israel, una comunità nata da un naufragio alle coste del Konkan, di cui abbiamo parlato su joimag in un articolo su Mumbai. A Rawalpindi nel quartiere Babu Mohallah costruirono la loro prima sinagoga.
Nel censimento del 1901 riportato da Edward Hamilton Aitken i numeri della comunità si aggiravano sui 482 membri. La maggior parte degli ebrei pakistani viveva a Karachi. Nel 1947 si stimava fossero 1500, o 0,3% della popolazione di Karachi. Nel libro Malika-e-Mashriq (Regina dell’Est, 1947), la scrittrice Mehmooda Rizwiya cita e conferma la presenza ebraica a Karachi, così come Gul Hasan Kalmatti in un saggio intitolato Karachi ke Yahudi, gli ebrei di Karachi.
La comunità si componeva di diverse associazioni: la Young Man’s Jewish Association del 1903 per incoraggiare i membri a partecipare ad attività sportive, nonché religiose e sociali; il Karachi Bene Israel Relief Fund, fondi di sostegno agli ebrei nel territorio; nonché il sindacato ebraico del 1918 per fornire alloggi a prezzi convenienti ai membri della comunità in difficoltà economiche.
A seguito dell’indipendenza dal Regno Unito e con la separazione dall’India nel 1947, circa 1300 ebrei rimasero a Karachi. L’anno seguente, con la proclamazione dello stato d’Israele, ondate di antisemitismo forzarono gli ebrei pakistani a fuggire in India, Regno Unito e Israele. Nel 1968, i numeri totali degli ebrei pakistani si abbassarono a 250 membri. L’ultima sinagoga di Karachi fu demolita nel 1988 per costruire un centro commerciale. Le strade intitolate in ricordo di ebrei cambiarono nome, in uno sforzo di demolire il passato britannico dalla memoria collettiva del Pakistan.
Un uomo di nome Fishel Benkhald divenne famoso sui giornali locali e internazionali per aver dichiarato di essere l’ultimo ebreo rimasto a Karachi, in quanto figlio di madre ebrea e padre musulmano. Deriso dai fratelli e chiamato un bugiardo, ha dichiarato inoltre in molte interviste di aver subito diversi soprusi, quali ad esempio lo sfratto dal proprietario di casa una volta scoperte le sue origini.
Eppure, il governo pakistano nel 2017 ha permesso a Fishel Benkhal di cambiare la religione di appartenenza scritta sui suoi documenti ufficiali e di visitare Israele. Fu quindi il primo pakistano a visitare il paese dal 1987, in quanto Israele e Pakistan non condividono relazioni diplomatiche. In Israele, gli ebrei pakistani emigrati negli anni ’60 si trovano soprattutto a Ramla.

Seppur ciò che rimane al momento della comunità non è che il cimitero a sud di Karachi, con circa 300 tombe risalenti al XIX e XX secolo, sono diverse le testimonianze a ricordo della comunità.
Un’intera autobiografia segue la vita di Isaac Solson, dal titolo A Jewish Cricketer from Pakistan. Il libro segue Solson dall’infanzia nei quartieri della comunità ebraica di Karachi al trasferimento in Israele e negli Stati Uniti con il filtro del cricket.
Ma anche Hazel Kahan: originaria di Lahore, racconta in un’intervista a SBS Urdu: “Sono nata a Lahore nel 1937, e la mia famiglia ha lasciato il Pakistan negli anni ‘70. Quando i miei genitori sono scomparsi, non avevo più nessuno con cui ricordare Lahore. Così sono tornata [nel 2011] per vedere se la mia casa era ancora lì”.
Il suo viaggio si concluse con un invito a cena dalla nuova famiglia che abitava nella sua vecchia casa. Aggiunge: “È stato fantastico ricevere un benvenuto di questo genere”. Spiega inoltre: “Furono i musulmani ad aiutare i miei genitori a stabilirsi a Lahore [dall’Europa, come rifugiati]. Tutti sapevano che eravamo ebrei, ci dicevano: voi siete il popolo del libro, e anche noi. Poi divenne una questione legata a Israele, i miei genitori in quanto ebrei vennero accusati di essere spie e lasciarono il paese”. “È difficile dire che il Pakistan non sia stato crudele. Tuttavia, ci diede rifugio. Era un luogo dove eravamo al sicuro e protetti. Lahore era un centro culturale cosmopolita e la religione non era una caratteristica rilevante”.

Eppure, un report del 2011  di un osservatorio sui diritti delle minoranze ha classificato il Pakistan come il sesto paese più pericoloso per le minoranze, incluse quelle musulmane. Per molti ebrei pakistani, ricordare la propria infanzia pacifica rimarrà uno sforzo nostalgico.

Micol Sonnino
collaboratrice

Micol-con-la-emme Sonnino, da pronunciare tutto d’un fiato, nasce a Roma nel 1997. Studia tutto ciò che riguarda l’Asia dell’Est all’Università di Bologna e vive tra Italia, Austria e Giappone per una magistrale in sviluppo sostenibile, con focus su sviluppo urbano e rurale. Le piace cucinare con la nonna e mangiare carciofi di stagione.


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