Breve rassegna stampa estera
Israele blocca l’ingresso a due deputate americane, Ilhan Omar e Rashida Tlaib. Avevano in programma un viaggio congressuale tra Israele e West Bank in questa settimana.
Omar e Tlaib sono le prime due donne musulmane elette al congresso e le sole rappresentanti della campagna BDS, Boycott, divestment and sanctions contro Israele. Per la legge israeliana, il ministro degli interni può bloccare l’ingresso ai sostenitori del BDS, con l’eccezione dei casi in cui questa decisione potesse compromettere relazioni internazionali con lo stato. Ma il presidente Trump ha sostenuto le posizioni del governo israeliano: “Sarebbe stato un gesto di debolezza se Israele avesse accolto Omar e Tlaib” ha scritto su Twitter “Perché odiano Israele e tutti gli ebrei e non c’è nulla che possa cambiare la loro visione”.
Shoshanna Keats Jaskoll in un editoriale su The Forward commenta le scelte di Israele, il suo paese. “è una decisione folle”, scrive, “Benché io capisca il desiderio di chiudere le porte a chi è stato estremamente negativo verso Israele, a chi ha fatto commenti antisemiti e a chi promuove e difende il movimento di boicottaggio contro il mio Paese, penso che questa sia una mossa sbagliata. Non fa che nutrire la loro narrazione che prevede un Israele intollerante, che nasconde qualcosa e bigotto”. Quindi l’autrice riprende quanto ha twittato Trump per rispondere in maniera decisa: “Personalmente, penso dovrebbero entrare, con tutti i partecipanti al convegno e incontrare, come era previsto nei loro piani, gruppi palestinesi a West Bank e Guraselemme. E se volessero davvero capire il conflitto e cercare una soluzione di pace, potrebbero visitare il porto di Tel Aviv di sera, dove musulmani e ebrei condividono queste calde notti estive. Potrebbero conoscere le organizzazioni che a Gerusalemme Est lavorano con la popolazione araba locale, potrebbero recarsi a Haifa dove la popolazione studentesca è composta per il 41% da arabi e mi piacerebbe molto che prendessero parte a un incontro dei gruppii che lavorano per il dialogo interreligioso in appuntamenti bisettimanali con ebrei israeliani e l’autorità palestinese per i giovani. Ma tutto questo, grazie al mio ministro dell’interno, non accadrà mai”. Sulla stessa testata giornalistica Emma Golberg firma un altro articolo dal titolo Ecco come finisce la democrazia in Israele, in cui riporta una serie di fatti che culminano in quello attuale per mostrare un percorso verso la fine dell’idea democratica.
Il Jerusalem Post riporta alcuni commenti di democratici americani postati su twitter tra cui quelli di Kamala Harris (“Non credo che nessuna nazione possa negare l’accesso a membri eletti del Congresso. È un affronto agli Stati Uniti”) e Alxandria Ocasio-Cortez (“La decisione discriminatoria di Netanyhau danneggia la diplomazia internazionale. Visitare Israele e la Palestina sono le esperienze chiave lungo un sentiero per la pace. E purtroppo non posso progettare acuna visita in Israele finché non verranno ammessi in quello stato tutti i membri del Congresso”).
Il New York Times commenta così: “Fa venire il mal di pancia pensare che il presidente americano faccia pressione a Israele affinché neghi l’accesso a due membri del Cogresso degli Stati Uniti. Ci sono poche manifestazioni del decoro che il presidente Trump non abbia ancora calpestato da quando è alla Casa Bianca. Ma mettere a rischio, in modo cinico, la relazione speciale dell’America con Israele solo per titillare i bigotti della sua base, appoggiarsi così bruscamente a un leader straniero per punire i suoi avversari politici, è un nuovo territorio anche per lui”. E qual è il motivo di un simile comportamento? La risposta si trova n una disamina di quelle sono le reali paure dei due presidenti, in risposta al titolo dell’articolo: Di cosa hanno paura Trump e Netanyahu?