La vedremo nella serie “Elena di Avalor” in occasione del prossimo Hanukkah
Grande attesa per Hanukkah, scrive Irene Connelly su The Forward: la Walt Disney ha annunciato che nella nuova stagione di Elena di Avalor, la serie lanciata nel 2016 su Disney Junior, arriverà “la principessa di un regno ebraico-latino”.
La notizia ha entusiasmato la rete, a partire dall’attrice Jamie-Lynn Sigler che ha twittato con orgoglio di essere stata scelta per dare voce al personaggio. Il suo tweet è stato sommerso di risposte, come quello di questa mamma: “Niente entusiasma (e confonde, perché è così raro) di più i miei figli di quando gli ebrei hanno un po’ di spazio nelle trasmissioni per bambini”.
Altre reazioni invece, più critiche, hanno sottolineato che la principessa apparirà come “ospite d’onore” di una serie che ha già la sua protagonista, come se fosse un contentino, una “concessione” di Hanukkah visto che a Natale siamo tutti più buoni.
L’assenza di personaggi ebrei nel canone Disney è in effetti argomento di discussione da tempo. Alla radice del dibattito, ci sarebbero la vita e il pensiero di Walt Disney stesso, accusato da molti di essere un antisemita. Su questo argomento, è molto interessante leggere la ricostruzione di Saul Jay Singer su Jewish Press. Disney ebbe effettivamente legami con i nazisti: benché – contrariamente a quanto dice la leggenda – non abbia mai incontrato Hitler di persona, fu accolto con tutti gli onori quando andò in Germania e fu l’unico che nel 1938 non boicottò la visita di Leni Riefenstahl, attrice e regista del sistema di propaganda nazista, giunta a Hollywood per tastare il terreno riguardo possibili collaborazioni americano-tedesche nella cinematografia. In aggiunta, il disegno di diversi “cattivi” delle prime realizzazioni Disney sembra richiamare stereotipi antisemiti. Primo fra tutti il lupo cattivo del cortometraggio I tre porcellinidel 1933: si chiama Ezechiele (Zeka nella versione originale), ha il muso lungo, la barba, il cilindro, parla con un forte accento yiddish. Altri personaggi sospettati di incarnare stereotipi antisemiti sono la strega di Biancaneve e i sette nani (anno di uscita 1937), l’avido Mangiafuoco di Pinocchio (1940), lo stregone di Fantasia (1946).
I difensori di Walt Disney sostengono che egli fosse un “razzista culturale”: ovvero, gli stereotipi che riproduceva nei suoi lavori erano così comuni per l’epoca che non scandalizzavano nessuno e probabilmente non erano nemmeno consapevoli. D’altra parte, Disney fu anche un generoso donatore a favore di associazioni e fondazioni ebraiche (il Bnai Brith di Beverly Hills lo nominò uomo dell’anno nel 1955) e nei suoi studi d’animazione non si contavano gli ebrei. Come i fratelli Sherman, compositori della colonna sonora di Mary Poppins, che interpellati sulla questione raccontarono di un ottimo clima di lavoro e definirono “un’assurdita” le accuse di antisemitismo.
In tutti i casi, la vita di Walt Disney è una storia del passato. Oggi Disney significa le storie con cui siamo cresciuti, le canzoni che abbiamo stonato, le emozioni di rivedere l’ultimo cartone ancora ancora e ancora fino a ricordare a memoria anche le battute più insignificanti. In un’epoca in cui si moltiplicano gli appelli per un maggiore pluralismo nel mondo dello spettacolo, è lecito chiedersi: quando vedremo una principessa Disney ebrea in un film tutto suo? Intanto, non ci rimane che aspettare questa misteriosa amica ebrea della principessa Elena, che nella serie precedente ha sconfitto una strega ed è salita al trono. “Se è tosta come lei”, scrive Connelly, “non sarà un Hanukkah tranquillo a fare latkes. Spero che il principe azzurro sia un mensch e che le aiuti”.